Lo sperimentalismo di Norman Foster

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L’architettura è generata dai bisogni dell’uomo, che sono bisogni dello spirito oltre che materiali”, questa la filosofia e i valori che ispirano il lavoro di Norman Foster nato a Manchester nel 1935.

Foster è considerato uno dei più rappresentativi esponenti dell’architettura High-Tech che concepisce la costruzione come opera d’arte tecnicamente organizzata.

In gioventù studia architettura ed urbanistica alla Manchester University, laureandosi nel 1961. Nello stesso anno in cui si laurea, vince una borsa di studio della Henry Fellowship che gli consente di conseguire un Master in Architettura presso la Yale University. Al loro ritorno in Inghilterra nel ‘63 Foster e Rogers avviano con Su Rogers e Wendy Foster uno studio con il nome di Team 4. Insieme progettano alcuni edifici residenziali e industriali, tra cui la Reliance Controls Factory a Swindon.

Nel ’67, Norman e Wendy Foster costituiscono lo studio Foster Associates, oggi Foster and Partners, con circa 500 dipendenti, con sede a Londra ed uffici a Berlino, Francoforte, Parigi, Hong Kong, Singapore, Tokyo.

Tra le sue opere più importanti vanno citate: la sede centrale della Willis Faber Dumas a Ipswich (1971-75); il Sainsbury Centre for the Visual Arts a Norwich, nel Norfolk (1974-78); il centro di distribuzione Renault a Swindon, nel Wiltshire (1980-83); il terminal della nuova stazione di Londra, Stansted Airport (1981-91); la Sackler Gallery della Royal Academy a Londra; la Torre de Collserola a Barcellona; il Carrè d’Art a Nimes; il progetto per la sede centrale della Commerzbank Headquarters a Francoforte. L’opera più conosciuta e significativa di Foster è la sede della Hong Kong and Shanghai Bank nel cuore del quartiere finanziario di Hong Kong (1979-86), ritenuta un vero e proprio capolavoro architettonico.

Il grattacelo che misura più di 180 metri di altezza è una delle strutture più tecnologicamente avanzate in asia e insieme uno degli edifici più costosi che siano stati realizzati.

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Fin dagli inizi, trent’anni fa, lo Studio ha improntato la propria attività alla ricerca della qualità, nella convinzione che la qualità di ciò che ci circonda abbia un’influenza diretta sulla qualità della nostra vita sia sul posto di lavoro, sia nelle nostre case, sia negli spazi pubblici.

“L’attenzione alla dimensione sociale deriva dalla consapevolezza che l’architettura è generata dai bisogni dell’uomo, che sono bisogni dello spirito oltre che materiali. Questa filosofia e questi valori, che ispirano ogni nostro lavoro, non mutano a seconda della scala e delle dimensioni dei progetti. Il che spiega perché, per noi, nessun dettaglio è di poca importanza e perché prodighiamo la stessa cura anche al disegno di un mobile, di una maniglia, di un rubinetto. Sono tutti elementi, infatti, che contribuiscono a creare l’ambiente con cui veniamo in contatto ogni giorno della nostra vita: la qualità del design, della funzionalità, della fabbricazione di ognuno di essi ha rilevanza fondamentale”.

Difatti Foster come già anticipato, viene considerato uno dei più rappresentativi esponenti dell’architettura High-Tech proprio perché concepisce la costruzione come opera d’arte tecnicamente organizzata.

Nei suoi primi progetti è evidente come vi sia una maggior attenzione sugli aspetti puramente tecnologici e strutturali e solo successivamente le linee delle sue costruzioni sia andate “addolcendosi”.

Il fulcro vero e proprio su cui ruota la ricerca di questo architetto e’ il ruolo della geometria, dal momento che il linguaggio architettonico contemporaneo fa ricorso a complessi sistemi formali, non e’ possibile immaginare né documentare ma e’ necessario indagarne le matrici geometrico/configurative.
Bisogna considerare come la conoscenza di un’architettura possa andare oltre la sua immagine e osservare come in questi edifici sia stato affrontare il tema della flessibilita’ ed estensibilita’ degli spazi.
Possiamo dire che le architetture di Foster adottano la tecnica come strumento di narrazione della costruzione, la flessibilita’ come espressione di un progetto sempre aperto. E’ un continuo rinnovarsi, sperimentare, adottare nuove soluzioni in contesti sempre diversi tra loro.

Valeria Morterra © centoParole Magazine – riproduzione riservata

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