Dopo un anno dalla scomparsa del regista Francesco Macedonio, nella serata di venerdì 15 maggio, La Contrada ha voluto ricordarlo attraverso fotografie, video, racconti, canzoni e tante emozioni. A condurre questo omaggio sono stati Andrea Germani e Zita Fusco. La serata è stata organizzata con il sostegno della Fondazione Kathleen Foreman Casali e curata da Mario Mirasola.
Fremito, emozione. Si apre il sipario.
A introdurre la “Serata d’onore per Cesco” è stata l’attrice Marzia Postogna, cantando alcune canzoni predilette da Macedonio, tra le quali “Sempre”: “Anche tu così presente, così solo nella mia mente, tu che sempre mi amerai, tu che giuri e giuro anch’io, anche tu amore mio, così certo e così bello…”Il pubblico in sala l’ha accompagnata.
L’atmosfera ha da subito assunto un sapore familiare, nostalgico, pieno di ricordi; ricordi su Cesco portati in scena e condivisi con le persone presenti, da chi ha avuto il piacere di lavorare con questo grande regista o semplicemente di conoscerlo. Adriano Giraldi l’ha ricordato leggendo un pezzo tratto da “Io, Anton Cechov” di Grisancich – ultima regia di Macedonio; mentre, Maurizio Zacchigna gli ha dedicato una canzone da lui scritta.
Macedonio sembrava essere presente, seduto lì, in platea, in mezzo ai suoi amici; attento a ciò che stava accadendo, con quella curiosità e con quell’amore per il teatro che ha sempre avuto. È stato lui a dare un ruolo professionale al Teatro che parla di questa città, alla drammaturgia in dialetto triestino, iniziando con lo spettacolo “A casa tra un poco” di Grisancich e Damiani; ed è sempre stato lui a dedicare una parte del suo tempo al teatro dei ragazzi. Ma la sua carriera professionale va anche oltre: molti sono stati gli spettacoli di prosa da lui diretti, non solo a livello regionale, bensì anche nazionale, che hanno visto come interpreti attori importanti e noti.
“Gorizia 1916” – testo di Vittorio Franceschi – è stata la prima regia di Macedonio per il Teatro Stabile del FVG (1967), e l’attrice goriziana Maia Monzani ha regalato al pubblico una lettura di un pezzo, tratto proprio da questo spettacolo.
Marco Sgrosso ha ricordato che nella pièce “Il Sottotenente Gustl”, Macedonio aveva prestato molta attenzione alle luci: voleva che la scena fosse avvolta da una luce azzurrina – ma di un azzurro specifico.
Durante la serata, sono stati in molti a ricordare Macedonio: Giorgio Amodeo con alcune letture, Carlo Moser suonando al piano, Michela Vitali cantando, Frank Krosec leggendo un pezzo tratto da “Triestiner” di Massimiliano Forza, dove il personaggio del regista è ispirato proprio a Macedonio. Giuseppe Battiston, accompagnato alla chitarra e vocalmente da Piero Sidoti, ha cantato alcuni brani tratti dal suo spettacolo “Il Precario e il Professore”, regalando così un piccolo omaggio a Macedonio, anche se non ha avuto modo di lavorare con lui, ma solo di conoscerlo.
Gloria Sapio e Maurizio Repetto hanno ripercorso il loro incontro con Cesco e le loro chiacchierate su Vallinfreda, località laziale dove, nel lontano 1951, Macedonio insegnò alle elementari – prima di diventare il bravo e famoso regista che noi tutti conosciamo, è stato un insegnate, o meglio ancora – come ha sottolineato Dario Penne – era un uomo pieno di curiosità e fantasia. Un Maestro di vita.
Anche chi non ha potuto presenziare, ha voluto ricordare questo grande regista, o con un video messaggio, o con una lettera. Tra questi Isa Barzizza: ha rammentato che Macedonio è stato il regista che l’ha fatta piangere: era un perfezionista, tutto doveva essere come voleva lui, ma alla fine si sono capiti e sono diventati amici. Riccardo Peroni ha ricordato l’esperienza operistica con i “Rusteghi” diretta da Macedonio; Omero Antonutti e Antonio Salines.
Non potevano nemmeno mancare i tributi degli allievi di Macedonio – come Massimiliano Borghesi, Enza De Rosa, Lorenzo Zuffi – i quali hanno letto delle poesie e dei brani, di alcuni degli autori prediletti da Cesco – come Saba, Giotti, Grisancich. Ma oltre il teatro, forte era anche il suo amore per il cinema, per Fellini, per Amarcord. A danzare sulle note di Nino Rota, è stata Sara Zanni.
Ma torniamo al teatro, nel 1976, assieme a Orazio Bobbio, Ariella Reggio e Lidia Braico, Macedonio ha fondato il Teatro Popolare La Contrada. Da quel momento, nelle vesti di direttore artistico, Cesco ha messo in scena tantissimi spettacoli sia in lingua italiana che in dialetto triestino; tra gli autori dei testi troviamo Carpinteri e Faraguna, Roberto Damiani e Claudio Grisancich, quest’ultimo, in occasione di questa serata, ha letto “La gran cometa” di Macedonio. Altri due grandi amici, con i quali ha collaborato, sono stati Ariella Reggio e Livio Cecchelin.
Ed è stata proprio Ariella a fare un’entrata trionfale dalla platea, cantando la canzone “Bambola Rosa”, accompagnata al piano da Livio Cecchelin.
Dall’intervista “Ariella Reggio: Trieste e il teatro”: mi sono trovata benissimo con il regista Francesco Macedonio, è stato il mio maestro in assoluto.
Dall’intervista “Livio Cecchelin: una vita tra le note”: Prima di tutto Macedonio era un grande regista. Non eravamo abituati ad avere grandi registi stabili: i buoni registi venivano e se ne andavano dopo qualche spettacolo; invece lui, Macedonio faceva il maestro elementare e poi lavorava anche alla Contrada, dov’è rimasto per venticinque anni. Ha fatto dei bei lavori. […] Io sono stato il suo collaboratore musicale per tutto questo tempo; lavoravo anche a casa: rifacevo le musiche come voleva lui, le cambiavo. Era uno che faceva lavorare molto, e questo era bello.
Dopo l’entrata di Ariella Reggio, ad unirsi in musica a lei e a Cecchelin, sono state altre tre attrici: Marzia Postogna, Maria Grazia Plos e Laura Antonini.
Per tutta la serata, Maria Grazia Plos ha sfoggiato il suo “abito da cameriera”, e solo alla fine ha svelato il perché di questa sua mise: a 23 anni il suo primo spettacolo con la regia di Macedonio è stato “Due paia di calze di seta di Vienna”, dove interpretava la cameriera furlana; ma a distanza di trent’anni, anche l’ultimo spettacolo che ha fatto con Macedonio, è stato lo stesso, interpretando il medesimo ruolo.
Molto simpatica anche la rievocazione dell’intervista doppia, in triestino, fatta da Gianmaria Martini a Tullio Kezich e Francesco Macedonio, e riproposta, durante la serata, da Martini nella parte di Macedonio, Germani in quella di Kezich e Zita Fusco nel ruolo di intervistatrice (ruolo che fu di Martini).
Verso la fine della serata, il presentatore Andrea Germani, nonché allievo di Macedonio, ha ricreato un momento molto intenso, profondo, recitando un pezzo tratto dallo spettacolo “Essere o non essere Amleto” – un’originale rivisitazione dell’Amleto di Shakespeare, adattata e diretta da Macedonio.
Prima di salutare il pubblico, è stato ricordato, con un video, anche un altro grande personaggio dell’ambiente teatrale triestino: Orazio Bobbio. Infine, è stato presentato, dalla Presidente de La Contrada Livia Amabilino, il libro “Francesco Macedonio-Racconti di Idria” a cura di Walter Chiereghin, che verrà successivamente presentato all’interno della manifestazione “èStoria”.
Una serata straordinaria piena di grandi momenti, affettuosi ricordi e indiscutibile professionalità.
Nadia Pastorcich © centoParole Magazine –riproduzione riservata.