Sabato mattina: appuntamento in un locale di Trieste alle 9.30 con gli Spritz for Five, che arrivano (in anticipo!) uno alla volta, assonnati, ma senza che la stanchezza comprometta la loro simpatia e disponibilità. Ci sediamo tutti attorno a un tavolo a sorseggiare cioccolata, caffè o tè e inizia la nostra chiacchierata sull’esperienza di questo gruppo vocale triestino che ha da poco lasciato il loft milanese del talent show “X Factor”.
Vi rivedete in quello che è stato detto di voi nel precedente articolo di Centoparole Magazine?
Marco «Sì, Veronica ha ragione… è vero che mi vesto malissimo!».
Nicola «Non è facile rivedersi nelle descrizioni che fanno di te; spesso sono esageratamente positive, infatti non mi ritengo un fuoriclasse».
Siete d’accordo con ciò che la stampa e i social network hanno scritto su di voi?
Rocco «Noi non ci autodefiniamo “nerd”: la frase è stata tagliata in malo modo. Lo siamo un po’ solo dal punto di vista prettamente musicale».
Nicola «Ci è dispiaciuto che Rocco venisse fuori come quello antipatico. La frase pronunciata ai Bootcamp riguardo a “Cecco e Cipo” è stata montata male, era fuori dal contesto; e poi ci era stato chiesto di commentare assolutamente gli altri concorrenti, meglio se con parole provocatorie».
Pensate che se siete stati eliminati sia colpa del vostro giudice, Morgan?
Giulio «Se Morgan si fosse comportato in modo diverso, le cose ovviamente sarebbero andate diversamente. Non dico che saremmo arrivati in finale, però forse non saremmo usciti alla quarta puntata. Anche perché, ricordando le selezioni, è stato detto più volte che lui sarebbe stato determinato a portarci in finale. Detto questo, non è neanche giusto insultarlo perché è stato lui a sceglierci e a farci fare questo percorso; se adesso la gente sa chi siamo è merito suo. Quindi: è stata una bella esperienza, ma peccato. Avremmo voluto esprimerci in maniera più autentica, per quello che siamo».
Com’è stato lavorare con lui? Siete cresciuti molto grazie a questa esperienza?
Marco «Quello che pensiamo noi è che Morgan volesse farci fare una sperimentazione per farci crescere, in modo che, quando saremmo tornati al nostro genere puro, saremmo stati migliori. Ora infatti possiamo fare quello che facevamo prima, ma con elementi in più».
Giulio «Con Morgan non mi sono mai sentito guardato dall’alto in basso, nonostante ci fossero state tutte le ragioni per farlo, vista la sua grandissima esperienza. Quando lui entrava e stava con noi mi divertivo tantissimo e se penso a quello che facevo nella casa, provo nostalgia. Lui rende la conoscenza facile, è stato formativo.
Una cosa che mi è venuta da dire ai ragazzi che ci hanno ascoltato a Udine e a Trieste, è che, paradossalmente, mi sono sentito più agitato davanti a loro che sul palco di X Factor, perché secondo me lì c’è molto più distacco: hai delle luci fortissime addosso, e anche se sai che c’è tanta gente non la vedi più di tanto; poi sei concentrato sulle tantissime cose a cui pensi. Inoltre, le persone all’X Factor Arena non sono venute solo ed esclusivamente per noi, invece al Punto Enel sì, quindi in qualche modo ci tieni di più a far bella figura, anche perché la prossimità fisica delle persone si sente molto di più».
Nicola «Un po’ sento la mancanza di quel palco, perché mi sentivo veramente a casa. X Factor è stato un percorso di grande crescita. Siamo stati quaranta giorni tutti e cinque sotto lo stesso tetto e siamo riusciti a sopravvivere, con le difficoltà di cinque caratteri completamente diversi».
Come vi siete trovati con gli altri concorrenti?
Marco «Essere in diciannove sotto lo stesso tetto non è facile, ma ci siamo sentiti come una grande famiglia perché ognuno aveva un suo ruolo: il papà, la mamma, la sorellina. A volte ci hanno stupiti di più della loro bravura quando eravamo tra noi che sul palco. Ilaria, ad esempio, ha alcuni inediti stupendi. C’è qualcosa di lei che la gente non conosce».
Giulio «È anche vero, secondo me, che nel loft di X Factor si comincia a vivere in una dimensione molto artificiale, dal punto di vista della limitatezza sociale. Per quanto mi riguarda, io ero partito abbastanza scoraggiato riguardo agli altri partecipanti, ma invece ho rivalutato molte persone. Alcuni che credevi totalmente incompatibili, poi risultano non così male. Ho visto alcune persone cambiare radicalmente dall’idea che mi ero fatto all’inizio».
Nicola «La visione che possono avere gli spettatori a casa può essere distorta. Ad esempio Madh poteva sembrare quello snob e già affermato, ma in realtà ha un’umiltà e bontà d’animo invidiabile. Tutti sul palco sono lì per dare il meglio di sé, e lui è davvero in grado di farlo».
Come sono gli altri giudici?
Nicola «Abbiamo avuto un ottimo rapporto con Victoria Cabello, anche perché è stata quella che si è aperta un po’ di più con tutti i concorrenti, indipendentemente dalla categoria. Al di là del fatto che ci portava il gelato la domenica, avevamo con lei questo rapporto umano che con il nostro giudice non potevamo avere, ed è stato veramente bello».
Marco «Fedez non ti viene a cercare personalmente, ma quando hai occasione di parlarci è simpatico e sembra di chiacchierare con un compagno di scuola. D’altronde è un coetaneo».
Nicola «Mika, essendo all’interno del programma la star internazionale, è più distaccato, anche se magari non lo fa apposta. Comunque, quando hai modo di parlarci è bello, non è uno che ‘se la tira’».
Chi pensate possa vincere?
Nicola «È difficile dirlo, perché quest’anno il cast è veramente vario e ognuno eccelle nel proprio, quindi chiunque può vincere. Penso che sia tutto nelle mani del pubblico, perché lo stile e il genere che piacciono di più avranno la meglio. Chiara (XF6) fin dall’inizio era molto avanti rispetto a tutti ed era ovvio che avrebbe vinto lei, quest’anno invece ci sono tante possibilità aperte».
Quanto pensate sia difficile sfondare, soprattutto nel vostro genere?
Rocco «Molto, e ce lo hanno detto fin da subito, infatti quello che stiamo cercando di fare ora è svecchiare la musica a cappella per renderla appetibile ad una maggior parte di pubblico».
Marco «Quando eravamo al Mediolanum Forum di Assago, nel backstage del concerto di Cesare Cremonini, lui ci ha detto che il cammino per arrivare al palcoscenico deve essere a gradini piccoli, perché se uno cade, cade poco in basso e può tranquillamente rialzarsi; se si salgono gradoni enormi, invece è finita. X Factor forse ha questo problema: dà tantissima visibilità immediata e poi spesso succede che si venga presto dimenticati. Neanche per il vincitore X Factor è il punto di arrivo, ma è un inizio. Appena finito, bisogna ripartire non dico da zero, ma quasi. Come dice Eugenio Finardi, ‘il successo è un participio passato’: non bisogna inseguirlo, ma seguire la propria musica e poi, se vuole, arriverà».
Cosa pensate di fare ora?
Nicola «Studiare tecnica vocale e finire gli arrangiamenti, dato che abbiamo alcuni brani molto brevi, a causa del format; bisogna allungarli. Dobbiamo anche iniziare a registrare qualcosa. E poi, ovviamente, fare concerti».
Prima di X Factor, il gruppo composto da Rocco Pascale, Nicola Pisano, Marco Obersnel, Piero Gherbaz e Giulio Bottecchia aveva circa 1400 “mi piace” sulla pagina di Facebook, ora è arrivato a 17000. Gli Spritz for Five si sono dimostrati molto coscienti dei punti di forza e debolezza che hanno avuto in passato e avranno in futuro. Come si evolverà la loro carriera? Manterranno la loro fama? Li vedremo spesso a cantare in giro per la regione e l’Italia? Rispondendo in musica: lo scopriremo solo vivendo.
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