Pungente ironia. Disegni incisivi. Colori accesi. Riflessiva provocazione. L’evento “I like war” è stato questo e molto di più. Nell’Auditorium del Museo Revoltella di Trieste, sabato 19 marzo, alle ore 18.00, un numerosissimo pubblico è entrato nel mondo di Ugo Pierri. A dare il saluto e a presentare l’artista triestino è stato l’assessore alla cultura Paolo Tassinari.
Un video in bianco e nero mostra Ugo Pierri con un elmetto in testa, attento ad osservare con il suo binocolo tranci di storia: una soggettiva fa vedere alcune persone partire su di un treno, senza sapere se e quando ritorneranno.
Pierri con la sua ironia, la sua tempra, e la sua grande capacità espressiva, sembra proprio un attore uscito dai film muti di una volta. Il video continua con Pierri che, comodamente seduto, mangia dal suo elmetto gli spaghetti – una scena che in modo evidente rimanda a quella di Alberto Sordi in “Un americano a Roma”. Nonostante la voce fuori campo racconti delle atrocità della guerra, Pierri continua a colmare il suo appetito – metafora dei potenti, che non sono mai sazi del potere. Complice la moglie che aggiunge nell’elmetto altro cibo.
Un continuo punzecchiare le persone a riflettere sulle contraddizioni delle guerre, sulla causa di esse, ma soprattutto sulle moltissime vittime che ne derivano; un fluire di citazioni, di riferimenti: da Joseph Goebbels – “Siamo entrati in guerra per aiutare la giustizia a trionfare” – a Roth, a Schnitzler, al principio di Clausewitz –“La guerra è la politica con altri mezzi”.
Questo “spettacolo” è un alternarsi di immagini in movimento e canzoni eseguite con abilità e intensità da Dida Fon e Stefano Schiraldi, che si sono accompagnati con la chitarra.
Da ricordare “Masters of War” (Padroni della guerra) di Bob Dylan: “Voi che non avete fatto nulla se non costruire per distruggere […] voi vi nascondete nei vostri palazzi, mentre il sangue dei giovani scorre dai loro corpi e viene sepolto nel fango”.
Ma anche Trilussa con “La ninna nanna de la guerra”: “Ninna nanna, tu nun senti li sospiri e li lamenti de la gente che se scanna per un matto che commanna; che se scanna e che s’ammazza a vantaggio de la razza o a vantaggio d’una fede per un Dio che nun se vede, ma che serve da riparo ar Sovrano macellaro […] Fa la ninna, cocco bello, finché dura sto macello”.
Infine un pezzo alquanto inusuale: “Cristo amava la guerra. Viva l’Italia e Sant’Antonio”.
L’inconfondibile voce di Ariella Reggio, nel video proiettato in sala, ha raccontato l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando e della sua consorte a Sarajevo, con le parole riportate dal Conte Franz von Harrach: “Sentii Sua Altezza esclamare: ‘Sophie, Sophie non morire. Resta in vita per i nostri figli!’”.
La morte dell’arciduca, l’arresto di Gavrilo Princip, sembrano interessare due signori che con le loro chiacchiere rendono partecipe anche il cameriere di un Caffè.
Ed ecco che i disegni di Pierri prendono vita in una sorta di “teatrino”. Entra in scena anche un invalido di guerra che oltre alla pensione, riceve dallo Stato una licenza per vendere caramelle e cose varie. I due borghesi sembrano sostenere l’invalido, deridendo, invece, il suonatore ambulante che vive di sola musica. Alla fine, l’invalido si schiera dalla parte del suonatore, capendo che i colpevoli delle atrocità delle guerre sono le persone come i due borghesi (Questo pezzo è stato ripreso dallo spettacolo “Krieg macht frei” dello stesso Pierri, andato in scena la scorsa estate al Museo Ferroviario di Trieste Campo Marzio).
Al termine della proiezione dei video (di Indri – Sepin –Vilevich dell’ITIS film), la direttrice del Museo Revoltella Bianca Cuderi e Ugo Pierri hanno ringraziato i presenti concludendo così questa prima parte. La parola è poi passata a Luigi Nacci che ha letto alcuni versi di Pierri, ad introduzione della mostra.
Esposte una ventina di opere di Ugo Pierri che mostrano e ridicolizzano la guerra con tutte le sue sfaccettature; il colore rosso, che invade gli acquerelli dell’artista, è il sangue dei morti in guerra. Ci sono soldati uccisi dalla morte; potenti che si accordano con la morte per eliminare i poveri uomini; tutto ciò sta a indicare che la guerra è essa stessa la morte.
Anche questa volta Ugo Pierri, con l’aiuto di alcuni collaboratori, è riuscito a tracciare un profilo della guerra un po’ insolito, ma terribilmente vero, in un appuntamento indimenticabile, che rientra nel ciclo Incontri su “Due fronti, una città”, organizzato dal Comune di Trieste.
Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.
Foto di Nadia Pastorcich