80 anni di radio a Trieste: la mostra a Villa Prinz

NadiaPastorcichIl primo annuncio dell’URI (Unione Radiofonica Italiana), avvenuto il 6 ottobre del 1924, ha aperto l’inaugurazione della mostra 80 anni di radio a Trieste, svoltasi il 18 settembre, negli spazi di Villa Prinz.
L’esposizione raccoglie una ventina di radio prodotte tra gli anni ’20 e ’40 del Novecento, alcuni manifesti dell’epoca e tante altre chicche da assaporare. Gli oggetti esposti sono di proprietà di Gianni Maugeri, Lucio Riccobon, della Sede Regionale della Rai di Trieste e dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel FVG.

“È motivo di grossa soddisfazione non solo per me, ma per tutto il Consiglio circoscrizionale di essere riusciti ad allestire una mostra di questa valenza” – sono queste le parole del Presidente della III Circoscrizione Piero Ambroset, che hanno inaugurato l’esposizione. La parola è poi passata all’Assessore alla Cultura Paolo Tassinari che ha portato i saluti dell’amministrazione e quelli del Sindaco Roberto Cosolini. “Vorrei fare i miei complimenti per questa capacità organizzativa alla Circoscrizione, al suo Presidente e a tutti coloro che hanno lavorato e sono riusciti a mettere insieme una mostra completata da tante attività. Vorrei ringraziare gli enti che hanno collaborato e i collezionisti che hanno messo a disposizione i materiali” – ha concluso l’Assessore.

Tra un intervento e l’altro il numeroso pubblico ha potuto fare un tuffo nel passato, grazie alla proiezione di un video sulla storia della radio di Trieste; una storia davvero particolare, che solo una città come questa poteva avere.
Il 15 gennaio del 1928 l’URI (Unione Radiofonica Italiana) diventa EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche). La radiofonia in Italia si diffonde rapidamente e dopo le prime stazioni radio di Roma, Milano e Napoli nascono quelle di Genova, Firenze, Palermo, Torino, Bolzano e Trieste. Trieste ha la peculiarità di essere la seconda stazione per potenza di impianti: è da qui che il regime ha intenzione di diffondere la sua voce oltre il confine. L’emittente triestina viene inaugurata il 28 ottobre 1931 – anche se le prove di trasmissione iniziano il 30 luglio – in occasione dell’anniversario della Marcia su Roma. A leggere il messaggio inaugurale agli ascoltatori è l’annunciatrice Jolanda Sivizzi Rottini; mentre, nel pomeriggio, Costanzo Ciano inaugura gli impianti radio. A concludere questo importante evento è il concerto dell’Orchestra EIAR diretta dal Maestro Daniele Amfitheatrof. Radio Rai conquista da subito il suo pubblico con programmi musicali, trasmissioni, tra le quali la ben nota “El Campanon” – a cura di Carpinteri e Faraguna – e la rubrica per i ragazzi con Mario Granbassi, noto come Mastro Remo, che approda nella rete nazionale.

Nel luglio del 1945, settant’anni fa, le strutture di Radio Trieste passano alla Rai e nel ’64, con l’intervento dell’allora Primo Ministro Aldo Moro, si inaugura l’attuale sede di Via Fabio Severo – ha raccontato Cristiano Degano, il Capo Struttura dei programmi in lingua italiana della Rai del FVG.
In questi giorni si stanno festeggiando i 70 anni della Radio Slovena con alcune manifestazioni, e per questo motivo il Direttore della sede Rai del FVG, Guido Corso, non ha potuto presenziare all’inaugurazione.
Va inoltre ricordato che la sede Rai del FVG è una sede particolare in confronto alle altre: ha un centro di produzione con quattro aree editoriali, le redazioni italiana e slovena e le strutture di programmazione italiana e slovena. Al di là delle trasmissioni dedicate alle minoranze (slovena a friulana) è l’unica delle sedi regionali con una programmazione specifica in lingua italiana, affidata alla struttura di programmazione.

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A dare un’impronta storica all’inaugurazione è stato Roberto Spazzali – Direttore dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel FVG – che ha illustrato il ruolo della radio da vari punti di vista: storico, sociale, culturale e politico. Anche l’Irsml ha contribuito all’allestimento di questa mostra, dando ai visitatori – come ha sottolineato lo storico Spazzali – la possibilità di vedere dei documenti del nostro archivio, che hanno a che fare con la storia della radiofonia. Sono materiali interessanti legati agli anni più difficili, quelli della Seconda Guerra Mondiale.

Ma com’è nata l’idea di realizzare la mostra “80 anni di radio a Trieste”? L’ha spiegato Gianni Maugeri: l’idea è nata da una chiacchierata con Piero Ambroset; pian piano siamo riusciti a coinvolgere tutti gli enti e a fare questa mostra. La cosa bella, per me, è poter rendere pubblica una ricerca di quasi vent’anni, nel settore collezionistico della radio d’epoca, che condivido con l’amico Lucio Riccobon.
La mostra – ha evidenziato Maugeri – è suddivisa in due parti: la prima è dedicata al periodo storico che va dal 1924 – data della nascita della Radio in Italia – fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale; e la seconda che va dal 1940 in poi.

Livio Cecchelin e Piero AmbrosetLivio Cecchelin ha raccontato al pubblico un simpatico aneddoto legato alla Balilla carrozzata Garavini di suo padre Angelo Cecchelin: “Mio padre ha ordinato l’auto; era già pronta quando c’è stata una richiesta da Casa Savoia. Il Duca d’Aosta, che stava partendo per l’Africa, non aveva il tempo di aspettare la macchina e Casa Savoia ha pregato a Cecchelin di cedere la sua auto al Duca D’Aosta – morto poco dopo in Africa. Di nuovo grande entusiasmo da parte di Cecchelin per l’attesa della nuova auto. Mi ricordo il profumo della macchina…del cuoio e della benzina dell’epoca.
Cecchelin, mio papà, si è messo a guidare, ma non era tagliato – pochi lo erano. C’erano tre macchine al giorno, eppure c’erano incidenti. Io sono uscito con lui due-tre volte. Le strade in discesa, a quel tempo, non avevano le protezioni laterali: c’era il vuoto di sotto. Mio papà ha fatto una frenata e una ruota è andata nel vuoto. Ha preso la macchina e l’ha restituita – era solo quando ciò gli è accaduto – perché la paura è stata troppo grande. Da quella volta, non ha voluto più guidare. Questa è la storia della famosa macchina misteriosa. Una è andata al Duca d’Aosta, e quell’altra ha avuto poca vita”.

La serata, iniziata alle 18, è poi proseguita con l’esibizione di alcune coppie di ballerini della Scuola di Ballo Arianna, che si sono lasciate trasportare dalle note swing dei dischi 78 giri, fatti suonare dal Dj Yeronimus Kaplan (nome d’arte di Domenico Redavid).

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L’obiettivo di questa mostra è quello di coniugare l’aspetto storico-culturale con quello ludico, infatti, dopo i balli dal sapore swing, ci saranno altri appuntamenti: il primo si terrà martedì 22 settembre alle ore 20, sempre in Villa Prinz; in quell’occasione l’attore Adriano Giraldi arriverà a bordo di una Balilla cabriolet carrozzata Garavini, simile a quella appartenuta ad Angelo Cecchelin. Giraldi interpreterà il famoso comico triestino e si calerà nei panni di altri Lelio Luttazziprotagonisti delle trasmissioni radiofoniche dialettali.
Un altro interessante appuntamento si svolgerà giovedì 24 settembre e sarà dedicato alle scuole con interventi di Roberto Spazzali e Lucio Riccobon.

A concludere, sabato 26 settembre alle 20, la serie di appuntamenti, sarà l’intervista del giornalista Francesco Cardella ad Andro Merkù e Mario Mirasola, che racconteranno le loro esperienze lavorative nella conduzione di programmi radiofonici e televisivi. La manifestazione proseguirà fino alle 22 con alcuni omaggi, uno dei quali dedicato a Lelio Luttazzi, in particolar modo al periodo della trasmissione di grande successo “Hit Parade” da lui condotta.

Per chi lo scorso anno si fosse perso la mostra “Che storia, la Rai!” – organizzata in occasione dei 90 anni della radio e 60 della televisione – o per chi volesse rivivere la magica atmosfera dal sapore vintage, allora non può non visitare questa interessante esposizione, che resterà aperta fino al 27 settembre con il seguente orario: da lunedì a venerdì dalle 18 alle 20, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 20.

Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata
Foto di Nadia Pastorcich

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