Postumanesimo: l’uomo potrebbe mai diventare cyborg?

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Il XXI secolo rappresenta un periodo temporale saturo in ogni suo aspetto, in particolare sugli stimoli costanti che arrivano in ambito lavorativo, culturale e antropologico. 
In ambito sociale e scientifico, l’argomento di punta su cui ci si interroga è l’impatto che le nuove tecnologie, in particolare l’avvento e la continua evoluzione delle intelligenze artificiali, hanno sull’uomo e sull’ambiente circostante. Sull’argomento sono molte le correnti di pensiero che affrontano le diatribe e i problemi sia etici sia scientifici che si pongono: una di queste è la visione postumanista.
Il Postumanesimo è un neologismo nato per definire un insieme di realtà che analizzano molteplici aree del sapere come la filosofia, la scienza, l’informatica e le neo biotecnologie, viste come veicolo di trasformazione umana, sia in ambito psichico sia fisico.

Il mutamento della natura umana è il fondamento della corrente, il quale nascerebbe dal progresso informatico e scientifico, in grado di creare una vera e propria forma di ibrido. Un dibattito ontologico ed epistemologico che vede la natura soggiacere all’avanzamento informatico, arrivando ad un individuo dotato di capacità fisiche e cognitive che si pongono al di là dell’uomo della natura. Non mancano riflessioni etiche sull’argomento, come ad’esempio la questione dell’invecchiamento, che verrebbe sconfitto, oppure la parziale estinzione delle malattie colpenti l’uomo. In questo modo l’individuo perderebbe la propria unicità e autenticità congiungendosi ad una visione prettamente funzionale e tecnologica, che non rappresenterà più ausilio all’uomo, bensì parte stessa di esso. A riguardo viene a crearsi un vero e proprio spartiacque, tra chi vede il progresso e la mutazione umana come qualcosa di necessario e chi lo rifugge come possibilità insana e degradante. 

La tecnologia che diverrebbe parte integrante dell’organismo muterebbe qualsiasi rapporto con l’esterno, in particolare a livello sensoriale: infatti ai classici 5 sensi verrebbero affiancati da una mediazione tecnologica, che costituirebbe una nuova visione e comprensione del mondo. Altro problema di natura morale è la grande trasformazione che l’uomo riceverebbe sia esteriormente che interiormente: si discute infatti se eticamente, a seguito di una trasformazione simile, sarebbe ancora legittimo valutare un individuo quale uomo, oppure sarebbe più corretto dargli l’accezione di cyborg, dunque una connotazione prettamente tecnica. Questa visione apre le porte ad una serie di nuove questioni filosofiche che interessano la sfera scientifica, tecnologica e, in particolare, umana.

Correnti di pensiero quali il Postumanesimo vengono percepite dall’esterno come teorie che si pongono quasi sul confine del complottismo ma il massivo progresso tecnologico e scientifico, che mostra giorno dopo giorno novità impensabili e imprevedibili, in un epoca veloce quale quella attuale dovrebbe offrire molteplici spunti di pensiero su quali sia il limite etico, nel caso si ritenga necessario porlo, che le nuove tecnologie non dovrebbero varcare.

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