Vivere a Villaco/Villach. (Prima parte)

Di Giulio Campos

Mi sono trasferito in Austria da alcuni anni, a Villaco, e molti mi chiedono come sia la vita li, considerato che la voglia di evadere è sempre grande -dovunque e in ogni luogo- e che la cittadina è a pochi chilometri dal confine.
Prima di tutto, il fattore vicinanza non è trascurabile. Villaco si raggiunge da Trieste in poco più di due ore, sia passando per Udine che facendo il giro per Lubiana. Quest’ultimo, per chi si debba trasferire, è senza dubbio conveniente, economicamente: il bollino autostradale costa 110 euro e consente percorrenza illimitata. In pratica, con un’andata e ritorno usando l’autostrada italiana siamo già quasi a un terzo della cifra annuale slovena e se si utilizza anche la vignetta austriaca si va anche oltre un terzo. Personalmente, non uso il tunnel delle Caravanche, molto caro e troppo spesso oggetto di ingorghi e rallentamenti. Al prezzo del tunnel va aggiunto quello del bollino autostradale austriaco, rendendo questa soluzione davvero poco conveniente. Uso invece il Wurzenpass/Korenjsko Sedlo, chiuso solo in occasione delle maggiori nevicate, uscendo all’ultima uscita disponibile in Slovenia, per Kranjska Gora. La strada è molto piacevole e pittoresca, dalla parte slovena, piuttosto ripida e non ottima sul versante austriaco ma col vantaggio di portare direttamente a Hart, alle porte di Villaco.
I più maturi ricorderanno Villaco come una cittadina piuttosto povera, sonnacchiosa, assai danneggiata dai pesanti bombardamenti della Guerra Mondiale. Molto è cambiato da allora: la città si è considerevolmente sviluppata, in estensione e popolazione. Da molti decenni Villaco è guidata da una giunta di centrosinistra e in particolare da Helmut Manzenreiter, sindaco per oltre trent’anni, ritiratosi quattro anni or sono e oggi sostituito dal delfino Günther Albel. La Carinzia è un Land (*) tradizionalmente molto conservatore politicamente, feudo elettorale dai partiti di destra anche estrema: il Land è stato ripetutamente accusato (a torto o a ragione) addirittura di nostalgie naziste nemmeno troppo celate, a volte. Ciò non può sorprendere più di tanto chi si intenda un poco di politica: è fatto comune che, nelle aree periferiche nazionalmente miste e la cui appartenenza alla nazione è stata oggetto di contestazioni, il sentimento nazionale si estremizzi così come le posizioni politiche. La Carinzia ha storicamente avuto, specie nella zona orientale e specie sulla sponda sud della Drava, una popolazione anche slovena, tutelata oggi da un apposito bilinguismo. Klagenfurt -la capitale del Land Carinzia- è stata per secoli il punto di riferimento culturale del popolo sloveno, in un certo senso più di Lubiana, anche se ciò può spiacere a orecchie moderne di qua e di la del confine delle Caravanche. I libri per esempio, nel passato venivano stampati soprattutto in sloveno a Klagenfurt/Celovec e in piuttosto in tedesco a Lubiana/Laibach (il vecchio impero, per chi lo ha studiato un poco, era un po’ più complesso di quanto la semplificazione geografica scaturita dalla prima guerra mondiale faccia supporre un contemporaneo o di quanto il nazionalismo moderno ami ricordare). Conseguentemente a queste ed altre ragioni storiche, culturali ed a semplici mire espansionistiche, la Carinzia meridionale è stata reclamata dalla Jugoslavia (prima Regno dei Serbi, Croati e Sloveni) al termine di entrambi i conflitti mondiali, entrambe le volte riuscendo a rimanere all’interno del contesto federale austriaco.
Per un abitante del Friuli Venezia Giulia tutto questo suona molto familiare e non è affatto difficile immaginare e capire le dinamiche nazionalistiche alla base della collocazione generalmente molto a destra dell’elettorato, specie se unite ad un ambiente generalmente rurale, noto per essere tradizionalista e conservatore.
Villaco fa un po’ eccezione dicevamo, votando invece centrosinistra da decenni. Ho voluto sottolineare questa nota politica in quanto in sè piuttosto rappresentativa del curioso spirito cittadino, della sua particolarità rispetto al resto della Carinzia e allo stesso tempo della similitudine. Anche Villaco ha una popolazione, specie nel circondario, piuttosto rurale, molto attaccata alle tradizioni, al dialetto, alla terra. E’ una comunità, specialmente economica, un po’ chiusa, con le dinamiche di una piccola città, il che spiega bene l’emergere di figure istituzionali, economiche e professionali che acquisiscono e mantengono a lungo grande rilevanza e potere.
Eppure allo stesso tempo Villaco è un posto di confine e molto entusiasta di esserlo. Si sente, a torto o a ragione, la ‘porta dell’Italia’, la cittadina forse più ‘mediterranea’ dell’Austria e perciò del Germanesimo in generale. La crescita di un contesto fiorente di industria leggera internazionale, lo snodo ferroviario importante per il commercio hanno attirato una popolazione piuttosto eterogenea per gli standard austriaci (Villaco è la più grande città non capitale di Land in Austria e quella con il maggior numero di residenti non nati in Austria.). Va sottolineato che questi stranieri sono in maggioranza europei, in particolare dalle nazioni confinanti, dunque tedeschi, italiani e ex Jugoslavi, croati soprattutto. La realtà locale gode cioè di un’immigrazione altrettanto economica ma notevolmente diversa di quella che a volte risulta problematica altrove e la ben nota apertura di Villaco verso gli stranieri, in particolar modo italiani ma non solo, regala un clima senz’altro più cosmopolita delle altre realtà medie e medio-piccole della Repubblica Austriaca.
Inutile nascondere che una parte consistente della presenza italiana a Villaco è frutto dell’emigrazione di molte aziende, in particolare dal Nordest e ancor più dal FVG, che si sono stabilite qui in cerca di una tassazione migliore (fenomeno a lungo favorito dalla Camera di Commercio della Carinzia) e dai molti italiani che in passato aprivano conti correnti presso le banche locali che ebbero un vero boom, in una situazione più o meno legale, sostanzialmente sanata e superata dalle recenti norme europee che rendono oggi praticamente impossibile ‘nascondere’ denaro agli occhi del Paese di residenza fiscale all’interno dell’UE . La presenza italiana qui è anche e ovviamente frutto della vicinanza geografica: la televisione e la radio italiane sono ricevute facilmente, Tarvisio è raggiungibile in pochi minuti di autostrada e i suoi supermercati rappresentano un’ottima occasione per rifornirsi comodamente di generi alimentari a minor prezzo rispetto all’Austria (frutta e verdura, formaggi, pollo…) e di acquistare riviste italiane o ogni altro articolo cui un cittadino italiano è abituato.
La conoscenza dell’italiano è diffusa: è possibile rivolgersi ad avvocati, commercialisti, medici e altre figure professionali che parlano un eccellente italiano, rendendo in pratica la vita poco diversa da quella di chi si trasferisca nel Sud Tirolo/Alto Adige. Ciò non toglie che la conoscenza del tedesco è di enorme aiuto e francamente non consiglierei di imbarcarsi in un’avventura all’estero senza almeno i rudimenti di quella lingua e senza l’intenzione di impararla rapidamente, nè riterrei giusto ed accettabile il non farlo.

FINE PRIMA PARTE

(*) L’Austria è una Repubblica federale, divisa in 9 Laender

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