Gianfranco Oradini, velista pieno di interessi e passioni, ci racconta dei sui progetti ecosostenibili, dell’incontro con la Principessa Elettra Marconi e dei suoi rapporti con la famiglia degli Asburgo.
In che occasione ha conosciuto la Principessa Elettra Marconi?
La Principessa Marconi l’ho conosciuta due anni fa, in ottobre, quando c’era la Barcolana. In quell’occasione ero stato invitato da Igor Simcic, alla presentazione dell’equipaggio all’Hotel Savoia. Tra gli ospiti c’era anche Markus d’Asburgo con la moglie Hildegard.
Durante le proiezioni di alcuni filmati, a luci abbassate, è entrata quella che poi io ho immaginato essere la Principessa Marconi – non la conoscevo. Si è avvicinata a me, per riuscire a vedere meglio: tutti erano in piedi e davanti c’erano delle persone molto alte. Io ero vicino ad un tavolo e alle mie spalle avevo l’Arciduca Markus con sua moglie; la Principessa Marconi si è infilata tra me e lui. Dopo un paio di minuti che mi chiedevo se fosse lei la Principessa Marconi, ho deciso di chiederglielo. Alla mia domanda, lei si è girata con un bel sorriso e mi ha risposto di sì. Allora le ho presentato il pronipote dell’Imperatore Francesco Giuseppe, l’Arciduca Markus d’Asburgo. Tra loro è nata una simpatia immediata; poi le ho presentato anche Igor Simcic.
E dopo com’è andata a finire?
Siamo rimasti insieme per tutta la serata. Poi lei ha espresso il desiderio di essere con noi il giorno dopo, per vedere la Barcolana. La barca dove saremmo dovuti salire, per guardare la regata, era piena, ma alla fine lo spazio per la Principessa è stato trovato; perciò, anche il giorno seguente, siamo stati insieme. C’era bonaccia; forse è stata una delle Barcolane più lente della storia. La Principessa Elettra mi ha raccontato qualcosa sulla sua famiglia e della tristezza che ha provato quando suo papà è morto: il giorno in cui è morto suo papà, è coinciso con il settimo compleanno di Elettra. Da allora, a causa di questa concomitanza di data, lei non ha più voluto festeggiare il suo compleanno.
C’era una barca che portava il nome “Elettra”…
C’era la barca “Elettra” che – anche questa è un’altra coincidenza – era stata voluta, e quindi poi costruita, per un’Arciduca d’Asburgo. La nave si chiamava “Rovenska”; era lunga circa 70m, costruita tutta in metallo. Al termine della Grande Guerra, questa barca è finita in Inghilterra.
Dopo essere stata proprietà di alcuni inglesi, è stata messa all’asta. In quel periodo, Guglielmo Marconi era andato a fare degli esperimenti in Inghilterra – patria della madre. Quando è venuto a conoscenza dell’esistenza di questa barca, l’ha acquistata e poi l’ha portata, via mare, a Napoli, dove è stata trasformata nella famosa “Elettra” con tutte le attrezzature necessarie per fare i suoi esperimenti.
Gli esperimenti di Marconi sono stati significativi e determinanti per l’evoluzione della comunicazione e non solo.
Sì, dobbiamo dire grazie ai suoi esperimenti (onde medie, onde corte); inoltre va ricordato che è stato lui l’inventore del mayday, tanto che, se ci sono stati dei superstiti del Titanic, è stato grazie al messaggio che hanno potuto mandare, per essere salvati; messaggio spedito grazie agli esperimenti di Marconi, il quale è stato ricevuto come un eroe, a New York, dai superstiti.
Purtroppo la barca “Elettra” non esiste più…
Questa barca, durante la Seconda Guerra Mondiale, è stata sequestrata dai tedeschi che l’hanno usata, vicino a Trieste, per controllare la costa. Poi è stata bombardata ed è affondata davanti alle coste della Jugoslavia, oggi Croazia. Successivamente è stata recuperata; volevano rimetterla a posto, ma il lavoro era troppo costoso.
A Trieste è stata tagliata in alcuni pezzi; il pezzo più grande, la prua, dove si vede proprio il buco fatto dalla bomba, è all’AREA Science Park; anche al Museo del Mare di Trieste c’è qualcosa. Altri pezzi sono sparsi in giro per l’Italia. La Principessa avrebbe voluto salvare questa nave, ma questo non è stato possibile.
Come prosegue il suo progetto delle energie alternative?
Sta procedendo bene. Il mio desiderio sarebbe quello di dare il nome Elettra a questo mio lavoro, perché riguarda la produzione di energia elettrica, e perciò mi piacerebbe dedicarlo alla Principessa e averla anche come madrina.
Non sarebbe male!
Già. Per il momento ho ottimi rapporti con la Principessa. Lo scorso anno, in primavera, mi ha chiamato – è stata una bellissima sorpresa – per invitarmi a fare una crociera in Grecia, su una bellissima barca, uno Swan 80 piedi – gli Swan sono le regine del mare, costruite in Filanda con gli interni tutti in legno; insomma barche veramente ben fatte. In questa crociera eravamo solo in tre: io, la Principessa Elettra Marconi e un’altra Principessa di origine spagnola, che ha sposato il Principe Carlo Massimo di Roma, di nome Elisa.
Abbiamo trascorso undici giorni insieme, partendo da Santorini; inoltre abbiamo dormito sempre in barca, in dieci isole diverse. Infine siamo arrivati ad Atene dove abbiamo preso l’aereo di ritorno. La crociera è stata molto bella perché ho potuto capire l’importanza che può avere l’energia fatta in qualsiasi posto, sfruttando il vento – questo sarebbe un po’ il mio progetto. Ho così avuto modo pure di studiare la Grecia: sono circa 6000 isole e solo 250 circa hanno la corrente. Ogni tanto, al mattino, mentre nuotavamo, sentivamo dei rumori in lontananza: erano dei generatori in riva al mare, con vicini dei serbatoi; per alimentarli bisogna che delle navi portino il gasolio. Una serie di passaggi per arrivare a dare la corrente a posti dove proprio non ci sono altre possibilità.
Il suo progetto sfrutta il vento, quindi si potrebbe definire ecosostenibile…
Sì, esatto. Lì in Grecia il vento non manca. Abbiamo anche avuto due giorni di meltemi, un vento molto forte, generalmente sui 30 nodi e anche di più che, scendendo verso Santorini, aumenta, e di conseguenza aumenta anche l’onda. Alcune volte le persone rimangono bloccate nei porti; pure noi una sera siamo rimasti in un porto, abbastanza riparato, perché il vento era davvero forte.
Il mio progetto prevede la possibilità di modulare le superfici delle vele e quindi produrre, sia con il vento leggero, usando superfici grandi, che riducendo le superfici, per continuare anche con il vento forte. È previsto poi l’accumulo dell’energia attraverso batterie. Con l’energia possiamo avere la comunicazione satellitare, la luce, fare da mangiare, potabilizzare l’acqua sia di mare che quella dolce.
Ha in mente altri progetti?
Ora sto preparando un progetto che prevede un grandissimo trimarano, che dovrebbe essere lungo 24 metri e largo 20, con tre scafi, sul quale poi ci sarà una grandissima cabina, dove si può dormire, mangiare, incontrare gli ospiti. Sopra verrà messo il sistema che prevede due possibilità: una è che con le vele montate in parallelo si può navigare; l’altra è che, dando la simmetria al sistema, si produce energia.
La Principessa Marconi è a conoscenza di questa sua idea?
Sì, ne ho parlato con la Principessa e l’idea le è piaciuta molto. Questa barca sarà la più tecnologica che si potrà fare, al momento. Andremo a dimostrare che si può andare a vivere in qualsiasi posto di mare. Quando presenteremo il progetto, mostreremo una serie di esperimenti. Abbiamo anche delle apparecchiature che ci permettono di controllare se l’acqua è inquinata o meno. Questo progetto verrà seguito dal professor Ravagnan, che è stato professor alla Ca’ Foscari di Venezia; poi ci sarà anche il professor Prati di Bologna che – sempre attraverso l’energia che noi accumuliamo – farà vedere una serie di esperimenti legati al controllo del territorio. Invece, assieme all’ingegnere Vincenzo Bianco, farò un’altra serie di dimostrazioni del mio sistema, per l’accumulo e la potabilità dell’acqua.
Lei è il segretario dello Yacht Club di Portopiccolo…
Sì. A Portopiccolo c’è lo Yacht Club, che è stato fondato lo scorso anno. Il Presidente è Claudio De Eccher, un grande costruttore – la sua azienda è annoverata tra le prime 100 aziende del mondo, per le costruzioni. È un’azienda di alto livello, made in Italy.
Con lui ho parlato della possibilità di fare un Green Mobility Show, anche perché Portopiccolo è nata molto green. Noi vogliamo dimostrare che tutta la mobilità interna, per le consegne nei negozi, per il trasporto rifiuti o per qualsiasi altra cosa, può essere fatta elettricamente.
Inoltre desideriamo far vedere che sia le barche a vela, che quelle a motore, quando entrano ed escono da un porto, possono farlo con mobilità elettrica: ci sono delle nuove applicazioni che si montano sull’asse del motore, lasciando la barca così com’è – chiaramente non su tutte le barche si può fare. Ci piacerebbe mostrare come percorrere 100-200m di un porto, per entrare e uscire, mantenendo il silenzio, non inquinando, con velocità molto ridotta – ci sono delle leggi che indicano con quanti nodi si deve entrare ed uscire da un porto. Quindi, chi può, con una spesa non eccessiva – le barche di una certa dimensione hanno tutte le batterie – può essere “green”.
Cosa mi dice degli Asburgo?
Quest’anno ci sono tante ricorrenze: il 21 novembre ci sono i 100 anni dalla morte dell’Imperatore Francesco Giuseppe; il 13 maggio si sono festeggiati i 299 anni dalla nascita di Maria Teresa d’Austria – sotto la finestra del Consolato Greco, c’è l’unica targa in marmo, scritta in sette lingue, che ricorda l’imperatrice Maria Teresa d’Austria; mentre di recente, il 19 giugno, si sono celebrati i 149 anni dalla morte di Massimiliano d’Asburgo in Messico.
Quando il parco di Miramare sarà sistemato, inviteremo alcune persone, che hanno avuto un ruolo nella storia, a mettere anche loro – come ha fatto Markus d’Asburgo all’inaugurazione del Giardino della Pace nel parco di Miramare – una pianta per la pace.
Per il prossimo anno abbiamo intenzione di fare un grande evento in ricordo dei 300 anni dalla nascita di Maria Teresa d’Austria, che ha fatto tanto per Trieste. Per di più, il Porto Franco è stato istituito proprio nel 1717 – data di nascita di Maria Teresa – da suo papà, Carlo VI d’Asburgo.
Sarebbe bello riuscire a fare qualcosa per questa importante donna: lei è quella che ha fatto grande Trieste, che ha dato vita al Borgo Teresiano.
In occasione di questa significativa ricorrenza, ci piacerebbe che Trieste, per una settimana, tornasse imperiale; vorremmo invitare anche alcuni membri delle famiglie reali e organizzare un ballo delle debuttanti.
Markus d’Asburgo è mai venuto a Portopiccolo?
Un anno fa, il 15 marzo, a Fogliano Redipuglia, è stato inaugurato, in presenza di Markus d’Asburgo, il cippo che commemora Carlo I d’Asburgo Lorena. Il monumento si trova dietro alla chiesa di Santa Elisabetta. In quell’occasione è stata fatta anche una messa. Subito dopo ho invitato Markus d’Asburgo ad andare a vedere Portopiccolo, dove ha consegnato la bandiera austro-ungarica al nostro Presidente Claudio De Eccher. Insomma, abbiamo avuto un riconoscimento imperiale (sorride).
Come ha conosciuto la Principessa Irmingard di Baviera?
Nel 1969, durante una vacanza in Baviera di un mese, ho avuto il piacere di conoscere Leopoldo di Baviera, con il quale condivido la passione della vela, e talvolta ho partecipato a regate internazionali sulla sua barca.
Naturalmente ho conosciuto i suoi genitori.
La mamma ha scritto un libro che riguardava i suoi primi 27 anni, fino a che si è sposata. Leggendo il libro, e conoscendo successivamente Elettra Marconi, ho scoperto che tutte e due erano state battezzate da Pacelli – futuro Papa Pio XII – e quindi per la mia curiosità, e seguendo un filo conduttore di date e nomi, sono nati gli spunti per un articolo, che coinvolge famiglie Reali imperiali, Papi, inventori, l’apparizione di Fatima, avvenuta 200 anni dopo la nascita di Maria Teresa (13 maggio 1717), ovvero nel 1917.
Un sogno nel cassetto?
Che la Barcolana si tinga di blu, come al Garda abbiamo la Centomiglia, dove partecipa spesso Leopoldo di Baviera, che conosco bene, mi piacerebbe portare anche a Trieste alcuni reali.
Il sogno di quest’anno è quello di invitare Costantino di Grecia e Harald di Norvegia.
Curioso è che il bisnonno di Costantino di Grecia, quello di Harald di Norvegia e quello di Carlo Alessandro della Torre e Tasso era Cristiano IX di Danimarca.
Nel ’72 sia Costantino di Grecia – medaglia d’oro nel Sessanta a Roma con i Dragoni – che Harald di Norvegia – ha partecipato a tre Olimpiadi: Tokyo, Città del Messico e Monaco di Baviera – sono stati miei avversari a Copenaghen al Campionato d’Europa. Ed entrambi sono diventati Presidenti Onorari Mondiali della Vela.
Lanciare questo invito a loro, che sono stati dei grandi velisti, in maniera che vengano almeno una volta a partecipare – eventualmente alla Barcolana classic – o a vedere questa nostra regata, sarebbe bellissimo.
Ringrazio Gianfranco Oradini per la piacevole chiacchierata. Da questa conversazione sono nati gli spunti per l’articolo: “Guglielmo Marconi, la nave Elettra, Papa Pio XII e Irmingard di Baviera: un intreccio di storie”, che vuole approfondire quanto detto sulla nave Elettra e sul simpatico e curioso fil rouge che lega la storia di questa imbarcazione con la famiglia degli Asburgo e non solo. L’articolo uscirà nei prossimi giorni.
Qui un’altra intervista a Gianfranco Oradini dove si racconta: “Gianfranco Oradini: la vela e gli Asburgo”
Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.