Il progetto “Roman Polanski: My Inspirations”, concepito dal regista franco-polacco per l’apertura della Fondazione Prada, è attualmente in corso, fino al 25 luglio, ogni venerdì e sabato, al Cinema della Fondazione.
È costituito da un documentario inedito di Laurent Bouzereau (1962) che proiettato all’inizio di ogni serata introduce la rassegna cinematografica composta dalle opere del regista e dalle sue fonti di ispirazione: capolavori quali Quarto potere di Orson Welles, Grandi speranze di David Lean, Fuggiasco di Carol Reed, Amleto di Laurence Olivier, Ladri di biciclette di Vittorio de Sica, 8 ½ di Federico Fellini.
Dal palcoscenico del théâtre Récamier, dove è stato girato il suo ultimo film Venere in pelliccia (2013), Roman Polanski affronta il ricordo di quel periodo “non distratto”, l’adolescenza e la giovinezza, in cui, ancora sopraffatto dall’atmosfera che l’illusione filmica può creare, determinate opere si sono fissate irrimediabilmente nella sua sensibilità, segnando il suo modo di fare cinema. Tutti i film visti in quel periodo, racconta il regista, sono legati all’esperienza di essere stato preso, per la prima volta e come protagonista, per una produzione che si svolgeva nello stesso teatro da cui ora fa il punto sul ruolo fondamentale di quel giacimento di idee, di tecniche e di suggestioni.
Non solo perché molte volte la riproposizione quasi letterale di certe scene testimonia un’ispirazione conscia, un’ esplicita citazione (la scena in cui il protagonista de L’inquilino del terzo piano distrugge l’appartamento, ad esempio, ricalca quella in cui Kane sfoga la sua rabbia per l’abbandono da parte della moglie sfasciando ogni oggetto della sua stanza da letto) ma anche per via di sottili legami tra immagini in un necromantico dialogo fra registi, come suggerisce il montaggio di Andy Cohen. L’inquadratura in cui il carrello chiude dall’alto sul retro della testa dell’Amleto di Olivier per poi dissolversi in fasci di macchie spettrali non può che rappresentare, suggerisce Polanski, il cervello del principe di Danimarca: intuizioni di questo genere sono quelle che motivano certe nebbiose sequenze espressionistiche di Rosemary’s baby, o di Repulsione.
Perché Polanski fa cinema? Oltre a far comprendere meglio i motivi della sua opera, la rassegna sembra lasciare una risposta anche a un interrogativo più generale: spesso è l’ispirazione che nasce da altrui libertà narrative a sciogliere il blocco creativo di certi registi, intrappolati nel traffico aspettando senza sapere cosa, come Guido/Fellini, nel Cul-de-Sac del dubbio iperbolico sul proprio ruolo d’artista di cui è lo straniamento, del sogno o della pellicola, a rappresentare la via d’uscita.
Informazioni e prenotazioni: Fondazione Prada, Largo Isarco 2, Milano, T +39 02 56 66 26 13,
http://www.fondazioneprada.org/projects/roman-polanski-my-ispirations/
Doriana Licusati