“Sissi a Miramar”, è questo il nome dello spettacolo che sta andando in scena in questi giorni al Teatro Bobbio di Trieste. Ma di cosa si tratta?
Tutto è iniziato qualche anno fa, alla radio della Rai di Trieste, con Alessandro Fullin – artista triestino – che si è inventato un divertente ed esilarante racconto, che vede come protagoniste l’Imperatrice Sissi e sua cognata, Carlotta del Belgio. Testo radiofonico curato da Mario Mirasola e Paola Spinelli.
Tale sceneggiato radiofonico con due triestini – Alessandro Fullin, nel ruolo di Carlotta e Emanuela Grimalda nel ruolo di Ottilia, la serva – ha preso sempre più vita, trasformandosi addirittura in un libro – scritto in dialetto triestino – che è stato pubblicato dalla locale casa editrice MGS Press, lo scorso anno.
La storia che racconta Fullin non è quella che si è vista nei film con Romy Schneider, nelle vesti dell’Imperatrice d’Austria e Ungheria: Sissi e Carlotta sembrano due triestine doc, sia nel loro modo di comportarsi che di parlare: entrambe parlano il triestino. E non potevano nemmeno mancare i luoghi comuni di Trieste.
Sissi parla al dottor Mayer:
“Noi, a Corte, tuti parlemo in triestin. Imparemo de pici da le balie. Tute triestine, la sa? Oh Dio, una iera bisiaca, ma sorvolemo su quela ingannatrice…Comunque, fato sta che mi parlavo triestin prima ancora che tedesco…Anche con l’Imperator, co semo tra de noi in intimità – la me credi? –sempre in dialeto parlemo.”
Il personaggio di Carlotta del Belgio – come quello di Sissi – tracciato da Fullin, è completamente diverso da quello che tutti si possono immaginare: Carlotta passa il suo tempo a dipingere, fa la settimana enigmistica, cura le piante del suo giardino, fa finta di essere pazza per far contenti i turisti, ed è attenta a far economia: i costi per il mantenimento del Castello sono elevati.
Il libro “Sissi a Miramar” inizia con l’assassinio dell’Imperatrice che, in questo caso, non muore: è la sua dama di compagnia ad essere uccisa e confusa con Sissi. E cosa può fare un’imperatrice viva che è stata spacciata per morta? Rifugiarsi nel posto dove nessuno mai penserebbe di cercarla: il Castello di Miramare.
Carlotta: “Ma Sissi…El “Piccolo” diceva che i te ga copà…A Ginevra…Una settimana fa…Un anarchico.”
Sissi: “Un anarchico? Ma qual anarchico…un mona! Che el ga scambià la mia dama de compagnia per mi. Xe ela che la xe morta.”
Carlotta:”Chi? La Gisela?”
Sissi: “Eh sì.”
Fullin ci racconta, in modo frizzante, brioso, conservando quell’ironia tipicamente triestina, le giornate di Sissi e Carlotta e il grande amore sbocciato a Miramare tra l’Imperatrice austro-ungarica e il giovane e rivoluzionario Guglielmo Oberdan. Anche Ottilia – la serva di Carlotta del Belgio – gioca un ruolo importante all’interno della storia: è un punto di sutura tra i vari personaggi, un legame fondamentale per la digesi del racconto.
Lo scorso 16 novembre è stata fatta una lettura di “Sissi a Miramar”, al Teatro Bobbio, con Alessandro Fullin nel ruolo di Ottilia, Ariella Reggio nel ruolo di Carlotta del Belgio, Emanuela Grimalda nel ruolo di Sissi, e Adriano Giraldi nel ruolo di Guglielmo Oberdan e del Dottor Mayer.
Ma quest’anno, proprio in questi giorni, il lavoro di Alessandro Fullin ha preso vita, diventando un vero e proprio spettacolo teatrale con tanto di scenografie e costumi. Questa volta però c’è una piccola variazione, alcuni attori cambiano: a interpretare Sissi è Marzia Postogna, Francesco Godina, invece, lo vediamo nel ruolo del giovane Guglielmo Oberdan e infine Paolo Fagiolo dà vita al dottor Mayer.
Il regista è Alessandro Marinuzzi, che ha anche adattato l’opera di Fullin per il teatro; le scene e i costumi sono di Andrea Stanisci e le musiche di Carlo Moser. Uno spettacolo divertente – in dialetto – capace di catturare l’attenzione anche di chi non conosce bene il triestino. Infatti, “Sissi a Miramar” proseguirà a Grado.
C’è un altra novità: da poco è uscito il sequel di “Sissi a Miramar”, ovvero “Ritorno a Miramar”; in questo testo, a differenza del primo che prende in esame un’unica vicenda, troviamo tanti piccoli episodi. I personaggi restano gli stessi, eccetto Guglielmo Oberdan che non c’è più: l’amore con Sissi si è concluso e l’Imperatrice ritorna a Miramare, dopo il suo viaggio con il giovane rivoluzionario.
“Son ’ndada in porto. Per fortuna che ad Alessandria passava la Regal Princess, quella nave che i ga varà a Monfalcon, te ga presente? Sai bela, anca se la ga fata i bisiachi. Go ciolto una cabina e dopo quatro giorni son sbarcada a la Stazion Maritima.”
Il bellissimo disegno in copertina, di entrambi i libri, è opera di Giovanni Battistini.
Al Teatro Bobbio, in una recente conversazione con Mario Mirasola, Alessandro Fullin ha ripercorso i punti più salienti della sua vita e carriera, partendo dal 1964, quando è nato; ed è così che l’artista racconta gli anni fino al suo debutto: “Sono nato al Sanatorio triestino: una volta nascevano là i bambini; negli anni Sessanta la mia simpatica mamma mi ha partorito lì.
Ho fatto l’Aldo Padoa, una scuola elementare, poi la terribile Divisione Julia, dove erano divisi i maschi dalle femmine, e a me non sapevano dove mettermi. Poi ho frequentato l’Istituto d’Arte Enrico ed Umberto Nordio. Nell’84 sono andato al Dams, un ciclo di studi universitari che io ho chiuso in soli dodici anni; a quel tempo dovevo dare diciotto esami e io li ho fatti in dodici anni, perché a Bologna avevo molto da fare. Con quello che ho dato allo Stato Italiano, di tasse universitarie, avrei potuto comprarmi una Villa Palladiana (ride).
Il mio inizio come attore è stato molto casuale…Ci sono tantissime persone che nella vita vogliono fare l’attore, io assolutamente no, non è il mio caso, lo faccio perché alla fine la vita mi ha portato sul palcoscenico. Non mi considero un attore, mi considero una signora piuttosto interessante. E poi ho fatto “Zelig”, una bomba mediatica: il giorno dopo ti conoscono tutti!”
Infine Alessandro Fullin si è rivelato anche pittore: “Io dipingo delle cose bellissime e di una tristezza spaventosa; ho realizzato dei quadri piccolissimi neri e grigi. Ho fatto una mostra molto bella a Sansepolcro e gli sbandieratori hanno fatto uno spettacolo per introdurre la mia esposizione, poi sono saliti per vederla e sono usciti depressi, tutti con le bandiere abbassate…(ironico)
Alla fine della conversazione, “centoParole Magazine” ha avuto il piacere di fare personalmente qualche domanda ad Alessandro Fullin:
Quando e come è nato lo sceneggiato radiofonico di Sissi?
Non mi ricordo l’anno; tempo fa avevo scritto questo testo – avevo già lavorato per la Rai di Trieste – è piaciuto e io, Emanuela Grimalda e Mario Mirasola ci siamo messi al lavoro.
Ma l’idea come le è venuta?
Non lo so…forse sotto la doccia, di solito quando faccio la doccia mi vengono tante idee…
E come mai la scelta di Sissi e Carlotta come personaggi?
Beh sono due personaggi strepitosi; poi se sei gay, Sissi ce l’hai nel cuore, è come i santi per un cattolico; noi gay adoriamo Sissi: è così eccessiva nella sua assoluta e stravagante eleganza. Questa figura così tragica, questi suoi amori, queste disperazioni, fanno parte del dna di una persona.
È stato difficile scrivere in triestino? Come ha impostato il lavoro?
Molto difficile, perché se tu parli una lingua, scriverla è un’altra cosa; io non avevo mai scritto in triestino. I triestini parlano il dialetto, ma quasi mai lo scrivono. Quindi è stato molto difficile, ma il mio amico scrittore triestino Corrado Premuda mi ha aiutato molto nella scrittura. Ad esempio questa “x” che va, viene, è un inferno, per chi scrive: non sai mai dove metterla.
Ma si è ispirato a qualche autore locale?
Ho letto “Le Maldobrie” per vedere come scrivevano in terza persona: ne avevo bisogno per il mio libro. Ma ho scoperto, invece, che “Le Maldobrie” sono scritte in prima persona e quindi non mi sono state utili. Speravo di trovare lì il modo per scrivere in triestino in terza persona, in maniera narrativa e invece è tutto dialogo diretto; mi hanno fregato!(sorride). In triestino non c’è molto: i testi di Cecchelin, che parla in prima persona; “Le Maldobrie”, anch’esse in prima persona; quindi ho rincominciato da zero, non è stato facile.
Quando ha conosciuto Emanuela Grimalda?
L’ho conosciuta all’Istituto d’Arte Nordio, era con una lima in mano che grattava un quadrato di bronzo. Eravamo dentro ad un laboratorio che si chiamava “Laboratorio Metalli”, e limavamo un quadretto di metallo; abbiamo capito immediatamente che noi non centravamo niente con quel laboratorio, con la lima, con i metalli: eravamo lì per sbaglio… un tragico errore(sorride).
Oggi, con le nuove tecnologie tutto è molto più semplice: si possono fare progetti in 3D, realizzare varie cose senza dover usare la lima, o macchinari che sembrano del 1800.
Ho passato cinque anni a fare prospettiva con la riga martello; adesso che ci sono i programmi al computer, tutto ciò sembra preistoria, non devi più cercare il punto di fuga….addio per sempre!
Com’è stato vedere il proprio lavoro rappresentato a teatro?
Molto bello, molto interessante, anche perché c’è un gruppo di attori davvero bravi.
Com’è Ariella Reggio?
Fantastica, fantastica, c’è sempre da rubare da Ariella Reggio, perché è una che ha dei tempi comici strepitosi. Bisogna rubare a quelli bravi!
Adesso lei fa Ottilia, la serva; com’è questo personaggio?
Carino, ho un vestito niente di che, scarpe basse, no… mi piace.
Mi descriva Trieste in poche parole…
Trieste in poche parole…non saprei, nel senso che o mi vengono in mente tanti aggettivi o nessuno…ci devo pensare…
Lo spettacolo resterà in scena fino al 31 ottobre.
Ringrazio Alessandro Fullin per la sua disponibilità e per aver dato vita a “Sissi a Miramar”.
Nadia Pastorcich © centoParole Magazine – riproduzione riservata
In fondo ad ogni uomo di teatro c’è un po’ di pazzia in senso buono, e se no che uomo di teatro sarebbe. Così è senz’altro in Alessandro Fullin. Molte volte più pazzia c’è e più successo arride. Ecco nascere così, forse anche per gioco questa storia, in cui la storia (quella vera) è posta da parte e tutto sa di irreale e fantasioso. Solo pochissimi agganci col vero, i personaggi. Ecco l’originalità ed il pregio di questo lavoro finito adesso sulle scene.