World Press Photo 2014. Il paragone più immediato ed efficace che spiega l’atto di moto in meccanica è quello della foto: si fotografa un attimo, un istante del moto osservato.
Per quanto possa sembrare assurdo, impreciso, addirittura fuori luogo, questo è ciò che ritengo meglio descriva le immagini di ‘World Press Photo’: un concorso di grandissima importanza, che emoziona. Le foto in questione sono centocinquantaquattro scatti della ‘World Press Photo Foundation’, selezionate da una giuria accreditata di fotografi internazionali ed esposte presso la Galleria ‘Carla Sozzani’ di Milano, dal 10 Maggio fino all’8 Giugno.
Le foto non presentano regole di nessun tipo: non viene posto alcun vincolo, se non quello che vieta rigorosamente la censura.
Le foto hanno un fortissimo impatto: nelle varie tematiche trattate, vengono contemporaneamente manifestati i disagi che lacerano il nostro mondo ed abbattute le barriere spazio-temporali che dividono paesi e nazioni. Ciò è possibile, poiché ogni scatto manifesta, seppur in maniera cruda, un’artisticità intrinseca ed intensa, propria della fotografia: è qui che gli atti di moto, da eventi fisici, si manifestano in modo sensibilmente artistico, spogli da equazioni e leggi matematiche.
L’arte si insinua tra le spaventose realtà delle barbarie perpetrate nel mondo e ciò viene colto, o meglio catturato, dai fotografi, che immortalano la storia per l’eternità.
Sono raccolte immagini dissonanti tra loro: non sono solo eventi di cronaca geopolitica a carattere storico ad essere documentati, ma anche scene del mondo naturale ed animale. Da immagini riportanti le precarie condizioni dei rifugiati si passa a scene di violenza domestica; da eventi funebri ad eventi sportivi.
Alla mostra vengono presentate nove categorie: Storie d’attualità, Vita quotidiana, Notizie generali, Spot news, Volti ritratti in presa diretta, Volti ritratti in posa, Natura, Sport in azione, Sport in primo piano.
Tra tutte, il premio di “Foto dell’anno 2013” è stato assegnato allo svedese John Stanmeyer, della ‘VII Photo Agency’. La foto del vincitore riporta dei migranti africani con i telefoni alzati verso il cielo notturno nel tentativo di raccogliere il segnale della Somalia dalla costa di Gibuti, ove loro si trovano.
In un’unica immagine si manifestano indistintamente la necessità di comunicare e l’isolamento, la luce fioca e l’immensità dell’oscurità, la speranza e la paura.
Temi noti e comuni sono dunque riuniti in un unico grande spazio, permettendoci di essere più vicini e consci di una realtà che viviamo ma che allo stesso tempo denigriamo, credendo che non ci appartenga, ma che siamo comunque in grado di capire e di cogliere istantaneamente, in quanto l’arte ci ‘addolcisce la pillola’, mostrandoci la bellezza anche in ciò che di più terribile affligge questo mondo.
Letizia Bevilacqua © centoParole Magazine – riproduzione riservata