L’ottava sinfonia di Wes Anderson: Grand Budapest Hotel

The Grand Budapest Hotel - 64th Berlin Film FestivalWes Anderson torna a farci sognare con il suo Grand Budapest Hotel  e lo fa nei migliori dei modi con un film ispirato alle opere di Stefen Zweig, noto scrittore austriaco. E’ ennesima conferma del talento di Wes Anderson, con un cast superbo. Sono anni ormai che ci delizia con la sua ironia e il suo sarcasmo: “Le avventura acquatiche di Steve Zissou”, “I Tenenbaum”, piccoli capolavori di ordinaria follia. Ma il Grand Budapest è ancora diverso, non solo perché ha aperto il Festival del Cinema di Berlino, ma anche perché si è portato a casa uno dei premi più ambiti, quello della giuria.

Ci racconta di un sogno che ti cambia la giornata, e che una volta sveglio non vedi l’ora di tornare a dormire per rivedere. Ma non è un film per tutti, l’humour e lo stile esulano dai grandi Blockbuster a cui siamo abituati, e forse proprio per questo bisognerebbe dargli qualche chance in più. Il Grand Budapest Hotel è quel regalo che avresti sempre voluto ricevere, ma che nessuno aveva mai osato farti sino a questo momento. La pellicola è ambientata all’interno di un fantasioso albergo, sito in cima ad un monte nella fittizia Repubblica di Zubrowka, attraverso un lungo flashback che porta all’inizio degli anni ’30 del ‘900.

THE GRAND BUDAPEST HOTEL filmÈ la storia, rispettivamente di un mestiere, di un’amicizia, di un omicidio e di un quadro. Il protagonista, accusato dell’assassinio, è Gustave H. (Ralph Fiennes), concierge e motore della scena. Un personaggio delizioso, che sembra disegnato dalla matita di Walt Disney. L’altro protagonista è il suo “lobby boy” Moustafa che diventerà il suo più fidato amico. Vengono coinvolti nel furto di un quadro chiamato Ragazzo con Mela, il lascito di una nobildonna frequentatrice dell’albergo nonché amante di Gustave, Madame D. I contorni del film vengono delineati dalle simmetrie delle immagini, i colori ( merito anche dei costumi della pluri-premio Oscar Milena Canonero) e una colonna sonora quasi perfetta, diretta dal magistrale Desplat.

Digital Fusion Image Library TIFF FileUn film che per all’incirca 100 minuti mantiene un ritmo incalzante, alternando sinuosi alti e bassi senza alcuna apparente fatica. Per non parlare delle immancabili uscite tra il surreale e il grottesco, mentre si passa con disinvoltura da un genere all’altro: prima commedia, poi noir, poi di nuovo commedia passando stavolta per l’avventura. Oltre che sorprenderci, Anderson trova pure il modo di emozionarci, perché a dispetto della sua struttura ad orologeria Grand Budapest Hotel è tutt’altro che asettico. Ci dimostra ancora una volta come ogni dettaglio dei film di questo maniacale maestro del cinema sia diventato un piccolo oggetto di culto per gli spettatori. Assolutamente da vedere.

Erica Maria Saglioccolo © centoParole Magazine – riproduzione riservata

 

 

 

 

 

 

 

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