Terrapiattisti e No Vax: ma perchè?

Su queste stesse pagine potete leggere la bella e lucida riflessione di Chiara D’Incà sul poco felice rapporto tra scienza e opinione pubblica a cui si sta assistendo, il cui prodotto sono le strampalate ‘teorie’ dei terrapiattisti o dei no vax.
In realtà, nihil sub sole novi: una certa ‘fronda’ al progresso del sapere è sempre esistita, così come la tentazione del complottismo, specie negli ignoranti. La novità sta semmai in un aumento percentuale della diffusione di questo atteggiamento diffidente verso la scienza, come D’Incà giustamente indica.

Credo ci si debba porre la domanda sul perchè ciò avvenga. Secondo me la ragione è duplice: da una parte c’è il ruolo della Rete, con un aumentato (in molti dicono troppo aumentato) accesso alla visibilità e quindi alla diffusione delle idee anche da parte di chi farebbe meglio a tacere. L’atteggiamento mentale verso ‘il pubblicato’ come fonte affidabile è rimasto, ma la qualità di quello che si trova non è assolutamente certificata, anzi. Oggi è facile fare proselitismo con le idee più assurde, se si sa fare leva sulle giuste corde, sulla ‘pancia’ e le paure della gente comune.
Non è un problema solo scientifico e del sapere: lo stesso meccanismo è alla base della pletora di teorie del complotto, delle fake news e della macchina del fango politico. Ciò è tanto vero che è proprio l’ambito politico, toccato dal vivo negli interessi concreti e misurabili (elettorato), quello da cui si è alzato l’allarme. In molti si sono spaventati per il livello di diffusione di un’aberranza sociopolitica e delle reazioni, a volte macroscopiche, che questa genera. Le soluzioni proposte sanno più di misure dettate dal panico che di ragionati provvedimenti: si va dal vagheggiare bavagli alla diffusione in Rete più o meno rigidi, al mettere seriamente in discussione l’istituto stesso del suffragio universale, persino da parte di chi della democrazia ha sempre fatto una bandiera. E’ curioso, e vagamente inquietante, come entrambe le soluzioni a quello che è un episodio febbrile della democrazia vadano nella direzione di una diminuzione e di uno svilimento della medesima.
Questo non può non farci riflettere su quanto siano fragili le conquiste democratiche che, specie le generazioni più recenti nate e cresciute sotto la loro protezione, si danno troppo spesso per acquisite in via definitiva.

La seconda ragione è ancora più spinosa da trattare. La fiducia nella scienza si è perduta perchè la scienza stessa, intesa come comunità scientifica e soprattutto accademica, l’ha tradita, ripetutamente, e proprio la diffusione dell’informazione ha reso evidenti le storture generando un pericoloso atteggiamento antiscientifico. Pericoloso, ma meritato.
Sono moltissimi i campi in cui la scienza ha occasionalmente preferito la difesa dello status quo del sapere oltre il limite del ragionevole ed ancora di più quelli in cui si è sviluppato un ‘politically correct’ scientifico che nulla ha a che spartire con il rigore del Metodo Scientifico e molto somiglia invece ai dogmi e agli apriori ideologici della religione, che tanto hanno combattuto e perseguitato la scienza moderna stessa ai suoi albori.
E’ inutile adombrarsi a questa affermazione o nascondersi dietro all’ipocrisia del portare i tanti, tantissimi casi dove -per fortuna!- ciò non accade e non è accaduto. Chiunque abbia anche un minimo di dimestichezza con l’ambiente accademico sa benissimo di cosa parlo, sa quante ‘vittime’ ha fatto, quanti silenzi e quante connivenze impone per il bene della carriera, non prendiamoci in giro.
Come paradigma, direi che le ‘teorie’ scientifiche che più sono blindate sono quelle dietro alle quali si agita un’agenda politica, potenzialmente pericolosa, e in genere hanno a che fare con l’essere umano, la sua vita o le sue origini. Di buono c’è che, chi come me ha fiducia nella Scienza, sa che questa alla fine si autoregola: la teorie di Wegener sulla deriva dei continenti possono essere combattute per lunghi decenni, ma alla fine l’evidenza ha il sopravvento. Così la poca ‘rettilianità’ dei dinosauri, o -ben più importante- il cadere delle perplessità sullo strano mondo della fisica quantistica.

La pubblica opinione ha più o meno indirettamente accolto la Scienza come il moderno punto di riferimento culturale e persino morale che ha preso il posto che spettò, secoli fa, alla Chiesa Cattolica. La Scienza, per l’uomo del XIX e soprattutto XX secolo è stata l’auctoritas per eccellenza, il cui prestigio si è fondato per gran parte sull’onestà e correttezza del suo procedere (il metodo scientifico, appunto) e sui benefici che ha diffuso nel vivere comune.
I benefici del progresso scientifico non sono stati esenti da ombre (anche se questo poco o nulla ha a che fare con la Scienza e molto invece con il mercato) e l’essere umano è per sua natura ingrato e dalla memoria corta: ciò che ha è scontato e si dimentica facilmente di quando stava peggio. L’auctoritas della Scienza si è più volte infranta su un uso scorretto della medesima, in genere a fini politici, e per istigazione di tutto lo spettro politico.
Così, possiamo oggi irritarci al pregiudizio ideologico di certe posizioni in materia di archeologia, paleontologia o antropologia e nel farlo (dato che sono frutto di ridicoli pregiudizi ‘liberal’) avremmo il plauso di tanta gente conservatrice o di estrema destra. La stessa gente che si dimentica volentieri di come i regimi a loro cari hanno manipolato, falsato e usato la scienza per propinare le più gravi assurdità, e con quali conseguenze!

In conclusione, ritengo che si possa dire che democrazia e scienza sono i due pilastri su cui si regge la cultura occidentale, il mondo sviluppato. Entrambi sono in crisi e la crisi è generata da una parte dalla diffusione capillare di informazione senza filtro adeguato, dall’altra da una perdita di status derivante da parecchi errori commessi, molti silenzi e alcune menzogne propalate in passato e poi smascherate. I pilastri sono due, ma la crisi è unica, ed unica è a parer mio la soluzione: un maggiore rispetto per la verità, un recupero del rigore logico e intellettuale evitando la trappola della contrapposizione ideologica a tutti i costi. L’onestà paga sempre, alla fine. E si: è vero anche oggi, persino in questo sgangherato 2019.

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