Respira.
Un passo,
un altro ancora …
E poi dritto.
E sarai il più antipatico del mondo …
dopo spintoni,
occhiate arrabbiate e ignorate …
Sguardo avanti e tira dritto.
Dimentica lo sguardo del mondo …
nel tuo camminare in cerchio …
immobile nel raggio del tuo piede inchiodato ti ignorava …
E ora che riconquisti a spintoni
la tua linea retta …
ti ignora.
Non esisti al giudizio del mondo …
sei libero.
˜
“Amore sangue e tutto quel che c’è in mezzo” è una raccolta di poesie scritte da Vincenzo Russo. Dopo l’arte visiva, dopo il fantastico, usciamo per un momento, senza dimenticarlo, senza perderlo – ma senza perdersi in esso – dal sogno:
Sognare non è volare
né un illuminante alba di speranze. Ogni sogno è una sanguinante certezza, lucida misura di lontananza,
freccia di paure presenti.
[‘I Sogni son Desideri’]
Vincenzo si avvicina alla letteratura nella sua forma di comunicazione assoluta, governata da regole eppure libera. Per una parte di sé è gioco, fantasia, e questo è un giocare con le parole, una falsa finzione.
Il mio affetto non ha bisogno
di aspettare l’ultima pagina di un calendario.
E certo il mio animo soffoca avvolto nella carta da regali.
[‘Buon Natale’]
Vincenzo ci porta attorno al suo animo con parole secche, dure, talvolta ironicamente amare. Attraverso la descrizione di una realtà che vede cruda e violenta, ma mai disperata, cerca di farci del male, di scuoterci, e ci riesce appieno.
E prima che proviate paura … domandatevi: Quando qualcuno vi ha mai tributato
di un sentire così intenso
senza neanche conoscere il vostro nome?
[‘Vi Odio Tutti’]
Rivela però allo stesso tempo al lettore attento e sensibile un gioco delicato di sentimenti nascosti, forti, nudi, che non sono altro che l’autobiografia della sua vita e il suo rapporto con gli altri, quegli altri che vede sempre come suoi pari. Che cos’è la vita, con gli altri, con quello che c’è dentro di noi, se non gioco?
L’emozione, nella poesia, non cessa mai di essere tale. Gioca con noi, ci schiaffeggia, si prende gioco di noi, per stimolarci e per potersi esprimere. I suoi errori, le sue contraddizioni, la tragedia, la miseria e la grandezza dell’uomo e dell’amore in libertà, al di fuori di schemi, di modelli. Non ci chiede un giudizio, e non giudica gli altri. E trova la sua vera forza d’espressione: scopre la forza di rimettersi in gioco ogni giorno, giorno dopo giorno, senza fermarsi mai.
Ed è una forza che trasmette a noi. Nel bene, e nel male. Violentemente.
Roberto Srelz © centoParole Magazine e Vincenzo Russo – riproduzione riservata