Finalmente ci siamo: la bella stagione sembra essere finalmente arrivata. I più fortunati possono approfittare di queste belle (e afose) giornate per precipitarsi a fare il primo bagno di stagione mentre, per tutti gli altri comuni mortali, un buon metodo per cercare un po’ di refrigerio è l’aria condizionata che regna sovrana all’interno dei centri commerciali.
Bell’invenzione i centri commerciali: caldi e accoglienti d’inverno, freschi e refrigerati d’estate, sono i luoghi di perdizione d’eccellenza, con le loro vetrine sfavillanti e piene di ogni ben di Dio.
Diciamocela tutta: quella dell’aria condizionata è solo una scusa per dedicarsi ad un po’ di sano Shopping.
Anche se il periodo di crisi che stiamo attraversando ci ha resi molto più attenti e parsimoniosi, ogni tanto riusciamo a concederci qualche piccolo acquisto e, armati di buona volontà (e di un portafoglio che ce lo permetta), veniamo attratti nel primo negozio come se al posto della musica assordante che ultimamente rimbomba in numerosi punti vendita ci fosse il canto delle sirene dell’Odissea.
Una volta entrati nel negozio d’abbigliamento di turno (in particolare quelli più gettonati dalle adolescenti/giovani adulte) dopo aver dato una rapida occhiata agli stand partono spontanee una valanga di considerazioni.
Da dove cominciare?
Come prima cosa è impressionante il modo in cui siano cambiate le misure dei vari articoli in vendita, provare per credere: se si mettono a confronto due pantaloni acquistati in uno stesso negozio, entrambi taglia Quarantadue, ma acquistati a tre anni di distanza, non si può che rimanere scioccati in quanto la Quarantadue di tre anni fa è molto più vicina alla Quarantasei attuale che non alla sola Quarantaquattro.
È impressionante guardare tra i pantaloni appesi alle pareti e ritrovarsi per le mani una misera taglia Trentadue; al solo pensiero che ci siano adolescenti in grado di calzarla, gela il sangue nelle vene.
Seconda considerazione?
Il fatto che, soprattutto d’estate, per seguire la moda le ragazze debbano indossare vestiti che lasciano fin troppo poco all’immaginazione: tra abiti trasparenti, pantaloncini sempre più simili a delle Culotte e magliette con scollature a dir poco improponibili e sempre più simili a dei Top da palestra, c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
Il fatto è che sembriamo arrivati veramente a suggerire alle adolescenti di oggi: “Più metti in mostra, e più bella sei”. L’esempio lampante sono le generose scollature di magliette e maglioni, scollature improponibili sia per le ragazze formose (oggetto di occhiate tutto tranne che caste) sia per le ragazze con cui madre natura è stata poco generosa. Ebbene si, una profonda scollatura non si rivela ostica solo per le maggiorate e le “normodotate”, ci sono problemi anche per le cosiddette “tavole da surf”.
È inutile dire che il Push-up fa miracoli, certo, risolve un bel po’ di problemi; può permetterselo persino un uomo; ma chi lo indossa deve arrendersi alla scollatura quasi addominale e che lascerebbe anche la meno pudica delle ragazze con tutto l’intimo superiore in mostra.
Per carità, ognuno è libero di vestirsi come meglio crede; ma quando per strada ti passano accanto gruppi di quattordicenni più nude che vestite, non puoi non chiederti: “Ma dove siamo arrivati?”.
Il mondo è cambiato, si è “evoluto”. Sono lontani i tempi in cui le donne lottavano per mettere la minigonna (che tanto ‘mini’, rispetto ad oggi, non era), o addirittura i pantaloni, ma questo non vuol dire che dobbiamo lasciare che la moda del “meno indosso meglio è” dilaghi indisturbata.
Immaginiamo, per un attimo, che cosa potrebbe accadere nei prossimi anni. O già oggi.
Alessia Liberti © centoParole Magazine – riproduzione riservata
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Nell’impianto di una causa presentata negli Stati Uniti nel 2012, legata alla stampa su magliette della fotografia a lato, si leggeva (tradotto dall’Inglese in maniera letterale): ” … l’immagine di un’adolescente a cosce aperte, fatta posare in modo che il suo inguine diventi il punto focale dell’immagine, può essere interpretata come la volontà di ritrarre e presentare al pubblico una bambina in maniera sessualmente suggestiva, e può risultare nella violazione di una o più leggi Federali …”.
E, in aggiunta, la causa verteva anche, se non principalmente, sul fatto che i produttori non avessero avuto i diritti d’utilizzo di quell’immagine.
Difficilmente considerabile, anche all’epoca dei fatti, come principiante o nuovo volto della moda, l’allora adolescente Hailey Clauson, la modella seduta a cosce aperte sul sellino della moto (con il marchio ‘Honda’ bene in vista), era già stata l’immagine di ‘Gucci’, ‘Ferrè’, ‘Dolce & Gabbana’; i suoi genitori, peraltro, sapevano molto bene dell’esistenza delle foto incriminate, essendo stati presenti mentre il fotografo Jason Perry le scattava. Ma ‘Urban Outfitters’ (il produttore delle magliette) e gli altri chiamati in causa queste foto le avevano utilizzate, apparentemente, senza autorizzazione, o con una autorizzazione parziale.
Informati dell’accaduto, i direttori e fotografi delle riviste di moda interessate si erano dichiarati ‘disgustati’ da quanto era successo, e dal fatto che una ragazza così giovane fosse stata utilizzata come modella per quel servizio, e – peraltro – in simili pose.
‘Così giovane’. Bene. ‘In simili pose’. Ancora meglio.
Il clamore e le discussioni sollevate dalla causa intentata due anni fa da Hailey Clauson, e da altri episodi simili, colpisce; talvolta, preferiamo guardare senza voler vedere.
Gli appassionati di moda, gli acquirenti di quei mini abiti ‘Taglia Trentadue’ di cui abbiamo letto, e i fotografi che inondano Facebook d’immagini con ragazze sedute sulle moto e altrove, possono dire, liberamente, di essere rimasti sconvolti nel momento in cui sono venuti a sapere dell’età della modella; eppure, questo stato di cose nel mondo della moda e dell’immagine non è per niente un segreto, e le dichiarazioni fatte poi a posteriori suonano come una nota stonata.
Le modelle d’alta moda, le ragazze ‘Glamour’ sui manifesti di moda estiva di quei centri commerciali e sui cataloghi sono, spessissimo, adolescenti o poco più; il trucco, la luce del flash, rendono poi ‘grandi’. ‘Legal’. E fin quando non viene minacciato, come nel caso di Hailey Clauson, il portafogli di qualcuno, questo non è nient’altro, per tutti, che ‘business as usual’. I genitori di Hailey erano peraltro presenti durante gli scatti; e poi? O prima? È assolutamente diritto di un genitore intraprendere l’azione legale nei confronti di un fotografo, se considerano che lo stesso abbia usato impropriamente l’immagine del loro figlio o della loro figlia di minore età; quanto spesso si sente parlare, e giustamente, dell’importanza della tutela del minore.
Eppure esistono foto di Hailey Clauson scattate in periodi precedenti alla causa; non meno suggestive. Quanti anni aveva, quando i genitori avevano concesso l’autorizzazione a scattare quelle foto? Di che tipo di tutela del minore, quindi, si sta discutendo? Economica? E: tutela da chi? La colpa, del fotografo, oppure no?
Hailey Clauson ha oggi diciannove anni; la causa da ventotto milioni di dollari per lo sfruttamento della sua immagine sulla moto non è stata portata a termine, e i difensori hanno patteggiato con la famiglia; si è trovato un accordo. La sua carriera di modella continua, e con sempre più successo; negli ultimi mesi, la sua immagine ha avuto spazio in più di un editoriale: ‘Vogue Italia’, ‘Numéro’. Hailey ha, in qualche modo – e si può dire che la leva della causa per lo sfruttamento dell’immagine di una ragazza adolescente sia stata tutto meno che indifferente nel suo percorso professionale – ‘vinto’ la sua battaglia per la celebrità.
Dei suoi veri sentimenti all’epoca dello scandalo, di quanto di ciò che stava succedendo attorno a lei potesse veramente, e come, comprendere a quattordici, quindici anni, non sapremo mai; non metteremo mai in dubbio che, da ragazza adolescente, non comprendesse il perché di quella posa – metterlo in dubbio sarebbe molto ingenuo. In fondo, però, mamma e papà erano lì, presenti, e quindi, che cosa c’era di male. Ma potremo dire, con una ragionevole certezza, che Hailey non immaginasse con esattezza quanto quella posa valesse, e come fosse fatto il mondo economico che ruotava, e ruota, attorno a quella posa; un mondo che adesso conosce molto bene.
Quanto può valere, l’immagine di una donna sul Web? Quanto guadagna dalla sua immagine fotografica il meccanismo pubblicitario che la usa, ad esempio, su Internet?
Vediamo. Utilizzando una media stabilita in maniera drastica e non tenendo conto delle innumerevoli variazioni che ormai esistono nel settore della pubblicità sul Web, possiamo parlare, attraverso l’uso di alcuni canali pubblicitari, di 30-50 centesimi di Euro per click, che derivano direttamente dalla pubblicità collegata a quell’immagine (in più, esistono i contratti pubblicitari a prezzo fisso, quelli a campagna, eccetera, eccetera; molto più redditizi). Non tutti cliccano su quella pubblicità, naturalmente; ma, se la foto è attraente, e se il contesto è quello giusto, possiamo immaginare che almeno un 5 per cento delle persone che visitano il sito con quell’immagine attraente facciano poi ‘Click’ anche sulla pubblicità. Immaginiamo, per un attimo, il contesto (molto attuale) dei Mondiali di Calcio in Brasile; per un bel set di immagini, potrò aspettarmi centomila ‘click’; cinquantamila Euro di introiti pubblicitari, così, per cominciare …
“… La colombiana Daniella Ocoro è stata eletta ‘Miss Mundial de fùtbol de Brasil’. Studentessa di architettura, la 25enne ha vinto il concorso che si è tenuto a Rust (Germania) e ha preceduto la statunitense Felica Kitchings (19 anni) e l’ecuadoreana Laritza Pàrraga Arteaga (20). Giunto alla quarta edizione, il concorso prevede anche un premio di 3mila euo da assegnare alla vincitrice.” [‘La Stampa’ del 14 giugno 2014]
Tremila euro di premio. Cinquantamila, immediati, di guadagno per l’uso.
Roberto Srelz © centoParole Magazine – riproduzione riservata