Sylvia Pagni

My Way di Teddy Reno: intervista a Sylvia Pagni

Teddy Reno MY WAY 2013-2014 TriesteGrande concerto di Teddy Reno in Piazza Verdi, lunedì 18 agosto 2014, alle 21.00.

Dopo il recital “My Way” presso il Politeama Rossetti di Trieste, avvenuto lo scorso marzo, Ferruccio Merk Ricordi ha regalato, lunedì, ai numerosi triestini presenti, una bellissima serata per festeggiare i suoi ottantotto anni di vita e i settant’anni di carriera; e come farlo se non raccontando la sua storia attraverso video, foto, memorie, e meravigliose canzoni. Ad accompagnarlo col pianoforte è stata Sylvia Pagni – che si è poi esibita in un eccezionale assolo di fisarmonica – mentre vocalmente è intervenuta anche Elisa Riccitelli, sua ultima scoperta. A dare il via alla magica serata è stato un video con alcuni spezzoni di filmati con Rita Pavone. In questo recital Ferruccio ha ripercorso alcuni dei punti più salienti, e significativi della sua vita: gli esordi negli anni ’40 a Trieste, sotto il Governo Militare Alleato; alcune canzoni tratte dai film di Totò; i vari incontri con personaggi importanti come Frank Sinatra, Maurice Chevalier, il cancelliere tedesco Adenauer, e tanti altri ancora; e la sua esperienza di Talent scout – ha scoperto tanti talenti come: Rita Pavone, Claudio Baglioni, Enrico Montesano. Infine si è soffermato sull’incontro avvenuto lo scorso febbraio con Papa Francesco, regalando al pubblico un anteprima del brano “Uno come noi” – scritta insieme a Sylvia Pagni.

Va anche menzionato il bellissimo gesto di Ferruccio nel ricordare il suo amico, nonché suo concittadino, Lelio Luttazzi, attraverso un vecchio filmato dove i due cantano “Vecchia America” e “El Can de Trieste”. Teddy Reno ha salutato il numerosissimo pubblico triestino con “My Way”.

Personaggio fondamentale della serata è stata Sylvia Pagni, di cui vi proponiamo un’intervista.

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Sylvia PagniQuali sono i suoi primi ricordi musicali?

Mio padre – Giuseppe Pagni – era un grande musicista. In casa si suonava da mattina a sera, e si ascoltava, in particolar modo, musica classica. Tanti grandi artisti sono passati a casa di mio padre, tra i quali il grande Beltrami. Si respirava musica a trecentosessanta gradi.

Quando ha deciso di iniziare a studiare la fisarmonica, uno strumento particolare?

Ho iniziato a studiare la fisarmonica di nascosto: il mio strumento principale era il pianoforte e mio padre voleva assolutamente che io continuassi solo ed esclusivamente con questo strumento – si sa che pianoforte è lo strumento principale, ed anche il più difficile. Per quanto riguarda la fisarmonica, ascoltavo molto gli altri e iniziai pian piano da sola a suonarla. Poi mi iscrissi ad un concorso nazionale – sempre di nascosto da mio padre – e vinsi il trofeo nazionale. Da lì, mio padre mi disse che potevo andare avanti.

Quando invece si è avvicinata al mondo jazz?

Il jazz mi piace da sempre, però, all’inizio, quando studiavo ancora musica classica, non potevo assolutamente svariare molto. Dopo aver finito tutti gli studi, compresi quelli di pianoforte e direzione d’orchestra ho iniziato ad avvicinarmi al mondo dello swing, del jazz.

E quali sono i musicisti che predilige nell’ambito jazz?

Chick Corea, Path Matthin, sono tutti per me attuali grossi jazzisti.

Qual è il duetto che ha fatto con qualcuno e che non scorderà mai?

Come fisarmonicista, il duetto che non dimenticherò mai mai mai mai è quello con Wolmer Beltrami – che paragono a Gorni Kramer. Come pianista ho lavorato alla Scala di Milano, ho avuto a che fare con Riccardo Muti, e nel periodo in cui nacque il trio Domingo, Carreras, e Pavarotti, ero lì durante le prove, e quando serviva una pianista c’ero io – in questo caso non si parla di duetto, ma è stata comunque una bella esperienza.

Sì. Non capita a tutti di ritrovarsi accanto a dei grandi musicisti.

Eh sì, diciamo che è stata la fortuna più grande: tutto ciò lo devo a mio padre, che conosceva questi grandi musicisti: io li ascoltavo, rubavo tantissimo anche da loro, pure tutta la parte tecnica, e i brani. Il periodo al Teatro alla Scala di Milano è stato una bella esperienza, sinceramente un po’ troppo dura: dopo un po’ me ne andai, mi licenziai, perché era, praticamente, una specie di fabbrica.

Lei è anche presidente e direttore d’orchestra della NOA. Mi racconti un po’ come è nata questa orchestra?

Questa orchestra è nata un po’ per gioco: abbiamo iniziato con il nostro grande maestro Mogol, a Venezia, e poi Teddy Reno, come al solito, grande ideatore, ha proposto di formare un’orchestra di tutti abruzzesi, così è nata la NOA (Nuova Orchestra Abruzzese), composta da 27 elementi, che è stata poi presentata nelle principali trasmissioni di Mediaset e della Rai – come quella di Michele Guardì; poi abbiamo fatto la prima al Teatro Brancaccio (Roma), siamo stati al Teatro Mediterraneo di Napoli, insomma nei teatri più importanti d’Italia. Stiamo cercando di portare un po’ dappertutto i ragazzi abruzzesi dell’orchestra– tutti diplomati in musica – ma, muovere un’intera orchestra, non è facile oggigiorno, anche per motivi economici.

I fondi sembrano mancare sempre: anche la nostra Orchestra Verdi affronta difficoltà, non sempre si riesce a realizzare quanto si vorrebbe… è un peccato!

Io ho conosciuto l’Orchestra Verdi, quando hanno fatto la serata in memoria dell’astronoma Margherita Hack. C’era Mirabella, e io suonavo il pianoforte.

Com’è nata la sua collaborazione con Ferruccio Ricordi?

Io mi trovavo al “Tappeto Volante” – un talk show di Luciano Rispoli, dove interveniva anche una pianista: prima c’era Rita Forte e poi ho avuto io il piacere di prendere il suo posto. Un giorno venne Ferruccio con Rita (Pavone); mi sentì suonare e mi lasciò un bigliettino in cui mi diceva di chiamarlo. Io non lo chiamai mai, perché non sono una di quelle che va dagli altri, telefona, chiama. Fu lui a cercarmi tramite Luciano. Gli disse: “Senta, mi serve la sua pianista per fare una cosa importante al Casinò di Venezia”. Rispoli gli diede il mio numero e così mi chiamò: da lì è nata la nostra collaborazione che in questo momento non è solo artistica: le nostre famiglie sono molto legate, sono anche molto amica di Rita. Ferruccio è veramente una persona speciale!

Mi descriva in poche parole Teddy Reno?

Teddy Reno è un professionista a trecentosessanta gradi, è uno che vuole che tutto sia perfetto, è veramente una grande persona, un gentleman. Penso che sia l’unico artista, che oltre ad aver pensato per se stesso, ha fatto molto anche per gli altri: ha dato spazio a molti artisti, ha creato personaggi come Rita Pavone, Claudio Baglioni, Enrico Montesano, solo per citarne alcuni. Tutto ciò è lodevole da parte sua: non penso ci siano tanti artisti che danno il proprio spazio agli altri. Lui lo fa ed è una grande cosa. Lui ama molto Trieste: dovunque andiamo, parla di Trieste, racconta sempre la sua storia. Per quello che è stato e per quello che è, Ferruccio è un personaggio umile.

Che emozione ha provato nel suonare a fianco a Teddy Reno a Trieste?

Io mi diverto sempre con lui: è imprevedibile. Si fa una scaletta, ma poi lui la stravolge, quindi devo stare sempre attentissima, perché mi fa delle domande, magari si dimentica qualcosa: devo essere lucida in tutto, sia musicalmente che come scaletta. Ma anche se ormai da anni conosco tutta la sua storia, ascoltarlo è sempre una grande emozione: ci sono aneddoti importanti, non è da tutti aver conosciuto Frank Sinatra, Totò e via dicendo…

Mi parli della manifestazione che promuove la melodia italiana nel mondo?

È molto complessa, ma cercherò di riassumerla con poche parole: noi, girando anche all’estero, parlando con le radio importanti di tutti i cinque continenti, abbiamo notato che in giro sono un po’ arrabbiati, perché dalle ultime edizioni del Festival di Sanremo, non è uscita quella melodia che rimane nel tempo, come quella di “Volare”, di “O sole mio”, di “Resta cu’mme”, fino a Toto Cotugno. Così Ferruccio ha avuto questa idea di cercare di fare il primo concorso mondiale della melodia, che si chiama “Forza canzone d’Italia nel mondo” – patrocinato dal Ministero degli Affari Esteri – e che ha come obiettivo, quello di cercare, nei cinque continenti, una bella melodia. Tutti possono comporla, anche un non musicista, l’importante è che riusciamo a trovare quella che può rimanere impressa nel tempo. Questa è l’idea, però realizzarla è una cosa un po’ più complessa: abbiamo bisogno di referenze nei continenti che già stanno lavorando per noi, le radio dei vari paesi stanno pubblicizzando la nostra manifestazione; la finale sarà nel 2015, forse all’Expo di Milano, oppure al Colosseo: l’emblema mondiale della nostra Italia.

Complimenti davvero perché è una bella manifestazione, ed è importante promuovere la melodia italiana nel mondo…

Oggi ci sono tanti concorsi, ma sono concorsi per cantanti, mentre questa manifestazione vede come personaggio principale la melodia, e non il cantante. Quindi è diversa da tutti gli altri concorsi.

Sta lavorando a qualche progetto?

Stiamo lavorando, oltre a questa manifestazione, che ci porta via tanto tempo, al recital di Ferruccio che prosegue in altre città; e poi ci dovrebbero essere quattro puntate sulla sua vita, su Mediaset, ma è ancora tutto da definire.

Il concerto di lunedì sera è stato registrato? Ci sarà un cd, un dvd?

C’è stata la ripresa e adesso ci lavoreremo un po’ e poi la metteremo online, oppure vedremo cosa fare.

 

Ringrazio Sylvia Pagni per la sua disponibilità e gentilezza.

Nadia Pastorcich © centoParole Magazine – riproduzione riservata

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4 commenti su “My Way di Teddy Reno: intervista a Sylvia Pagni”

  1. Parlare di Teddy Reno è come parlare di un mito della canzone triestina, ma non solo, bensì della canzone italiana. I suoi successi non si contano e riassumono un po’ la nostra storia, con motivi così familiari che hanno punteggiato la vita di ognuno di noi. Direi che Teddy Reno e Lelio Luttazzi hanno segnato un’epoca felice del mondo musicale leggero e jazz del nostro Paese. Un’attività longeva per Teddy, che ancora dimostra, a ben ottantotto anni, di saper egregiamente cantare, aggiungendo adesso alle innate doti che l’hanno sempre contraddistinto, anche il grande mestiere acquisito durante la sua lunga carriera.
    Per la recente performance d’agosto a Trieste si è avvalso di una valida musicista che l’ha saputo accompagnare al piano da par suo, Sylvia Pagni, di cui leggiamo note molto positive nell’intervista.

    Da notare che Trieste si riconosce come città decisamente amante della musica, che ha più volte evidenziato anche in campo solamente locale, molti talenti nel settore non solo canoro, ma anche in quello strumentale.

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