Ieri sera al Teatro Verdi di Trieste si è tenuta la prima nazionale del film “Femmine Folli” del 1922, di Erich von Stroheim, con le musiche composte dal Maestro Marco Taralli, che precedentemente ha già avuto modo di collaborare con il Teatro Verdi. L’Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, diretta dal Maestro Federico Longo, ha conferito all’opera di Stroheim un valore aggiunto.
Un evento che si inserisce all’interno del ShorTS Film Festival dell’associazione Maremetraggio – ha ribadito Chiara Valenti Omero, durante l’incontro con Taralli avvenuto l’8 luglio – che giunge a Trieste dopo l’anteprima mondiale tenutasi il 14 giugno a Montecarlo.
La presenza di Marco Taralli a Maremetraggio si deve ad Antonio Tasca, Direttore Operativo del Teatro Verdi di Trieste, che lo ha sostenuto in questo suo progetto, dimostrandogli, fin dall’inizio, la sua stima. Importante è questa collaborazione tra le istituzioni di rilievo di Trieste, quali il Teatro Verdi e Maremetraggio; un’occasione unica per la città.
Realizzare le musiche per un film di quasi novantacinque anni fa, con una grande orchestra dal vivo che suona una musica mai suonata, è stata un’operazione complessa, che si poteva fare solo a Trieste o a Montecarlo – ha sottolineato Taralli durante la conferenza.
Il lavoro di Taralli è nato su commissione da parte della cineteca di Montecarlo – il film è ambientato a Montecarlo – la quale voleva che “Femmine Folli” avesse una colonna sonora. La scelta del compositore è caduta su Taralli, il quale ha colto al volo tale opportunità. Ciò accadeva circa un anno e mezzo fa. Mettersi a comporre la colonna sonora, per un film capolavoro di Stroheim, è stato impegnativo – ha raccontato Taralli – mi sono messo a studiare fotogramma per fotogramma.
Casualmente la pellicola è stata restaurata dalla nota cineteca di Bologna nel 1995 – città nella quale risiede il compositore. È nata così una doppia collaborazione tra Montecarlo e Taralli e Montecarlo e Bologna. Ora, si è aggiunta anche Trieste.
“Femmine Folli” all’epoca ha suscitato scalpore: mette a nudo gli aspetti più bassi del genere umano. È un film che inizia e finisce male; il protagonista – interpretato dallo stesso Stroheim – è assetato dalla smania di controllo: aggira costantemente le donne.
È un film capace di descrive le brutture del genere umano, circondate da quella meravigliosa e frizzante frivolezza della Belle Epoque. La pellicola è ambientata a Montecarlo, nella Villa Amorosa, dopo la Grande Guerra: il conte russo Sergius Karamzin insieme a Vera e Olga, due cugine, si danno alla pazza gioia, rivelandosi poi dei truffatori.
L’atmosfera iniziale della Belle Epoque di colpo implode: ci si ritrova scaraventati negli aspetti più bassi e brutti dell’uomo. “Femmine Folli” è un film crudo dalle scene intense che, seppur datato, è molto moderno, proprio per il suo contenuto. Se di solito, in un film dei giorni d’oggi, gli attori possono puntare anche – e forse soprattutto – sulla parola, nel film di Stroheim i volti, gli sguardi, acquisiscono un notevole peso: sono essi stessi ad esprimere ogni sensazione, positiva o negativa che sia, arrivando dritti allo spettatore. “Femmine Folli”, ancora oggi, dopo tanti anni, riesce a trasmettere delle emozioni con una certa profondità di animo.
Taralli ha creato dei leitmotiv, non legati ai singoli personaggi, bensì alle situazioni. Il film di Stroheim è dotato di un eccezionale meccanismo dove tutto si lega perfettamente, dando vita ad un’opera degna d’essere chiamata tale.
I personaggi di “Femmine Folli” – come ha ricordato il compositore – sono essi stessi parte di un meccanismo che ruota intorno al personaggio principale. Il film è una sorta di spirale che si stringe sempre di più fino ad implodere.
Marco Taralli, per comporre le musiche di questo film, ha iniziato da zero: “Femmine Folli non ha una colonna sonora originale. Mi sono messo a studiare la drammaturgia del film, fotogramma per fotogramma; Stroheim ha creato una macchina impeccabile, capace di sostenermi. È talmente ben fatta, talmente perfetta che sembra la Tosca”. Quindi, questo lavoro, non è stato tanto diverso da quello che di solito Taralli compie per le opere teatrali.
“Ci sono degli stili diversi all’interno della pellicola: per musicare un film che dura oltre un’ora, ci è voluta più di una lingua per esprimesi. Io ho cercato di creare una musica che richiamasse il profumo della Belle Epoque; una Belle Epoque finta, perché è finta la Belle Epoque di Femmine Folli, tutto è finto: Stroheim ha girato questo film a Hollywood, non a Montecarlo. Volutamente ho creato un’ambientazione iniziale che fosse finta, ma che evocasse la Belle Epoque”.
È curioso che sia i titoli di testa che quelli di coda siano stati musicati. La piccola ouverture richiama il tema finale legato alla morte del protagonista – tema impregnante all’interno dell’opera.
Normalmente il commento musicale sta in secondo piano: deve dare spazio al dialogo; in questo caso, in mancanza delle parole, Taralli ha dovuto scrivere una partitura che fosse più “densa” e che sostenesse il film. Negli anni del film muto, la “lingua” utilizzata non è una lingua esplicita, palese, molto viene lasciato alla fantasia, all’interpretazione di chi guarda.
“Il film si basa sulla finzione della realtà, il teatro invece è la memoria di una realtà filtrata; il teatro si basa su delle convenzioni. Il film di Stroheim è una via di mezzo: seppur c’è tanta finzione della realtà, gli sguardi, le parole non dette, devono necessariamente ispirare lo spettatore”.
Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.
Foto di Nadia Pastorcich.