È stato inaugurato ieri sera “Maravee Therapy”, il Festival d’arte contemporanea al Castello di Susans a Majano, ideato e diretto da Sabrina Zannier.
Ospite attesissima, l’artista francese Orlan, che ha aperto la quattordicesima edizione. Tema – quello di quest’anno – che evidenzia l’ossessiva ricerca quotidiana del corpo perfetto, che diventa un laboratorio, rinasce, si trasforma, muta. Punto focale di Maravee Therapy è il ruolo che ha la cura, ovvero la terapia che porta al benessere.
Quattro sono gli spazi espositivi che ospitano le opere dell’artista francese: al secondo piano troviamo “Terapia dell’ibrido”, un progetto nel quale Orlan punta l’attenzione sulla mutazione del proprio sé e sulla difesa della tolleranza e dei diritti dell’uomo attraverso l’identità nomade.
L’esposizione prosegue con “Self-hybridation”, un ciclo fotografico che racchiude una serie di operazioni chirurgiche compiute da Orlan sul proprio volto. L’artista prende in esame i canoni di bellezza africani, indo-americani e precolombiani, chiedendosi per quale motivo in luoghi ed epoche diverse i canoni di bellezza cambiano.
Interessante è la sala con quattro immagini di Orlan che, grazie all’applicazione Augment – 3D Augmented Reality, prende vita.
Il percorso continua con “Operazioni-chirurgiche-performances- Harlequin’s coat“, dove Orlan mostra, attraverso una serie di immagini, gli interventi apportati sul proprio corpo, che si trasformano in performance. L’ultimo spazio dedicato ai lavori di Orlan racchiude l’installazione “No comment“: una croce formata da una serie di video che trasmettono partite di calcio, questo perché il football è ormai un’ossessione, una sorta di religione.
Nelle sale del primo piano del castello, Debora Vrizzi e Silvia Camporesi propongono “Restauro e riscatto della bellezza”, prendendo in esame il concetto di restauro e di riscatto della bellezza. Il corpo e la mente devono essere un tutt’uno, e ciò viene dimostrato nel video “So Lucky” di Debora Vrizzi, che racconta la sua esperienza traumatica in seguito ad un incidente e quella degli altri. Piccole storie personali che sottolineano la sofferenza e la relazione con il proprio corpo e il terapeuta.
Anche Silvia Camporesi, con una trilogia di video, affronta il tema del rapporto mente-corpo e quello tra sport e pensiero; l’azione viene intesa dall’artista come un momento di meditazione.
Scendendo al piano terra, nelle cucina del castello – per la prima volta aperta al pubblico – troviamo “Genetic Lab“, un laboratorio di analisi, pieno di sculture in ceramica raffiguranti esseri ibridi, cagnolini, in posa, che con grandi occhi esprimono emozioni quasi umane. Con questa esposizione, Monika Grycko, accusa la continua ricerca scientifica verso un individuo perfetto, sostenendo che l’istinto e l’irrazionalità sono inscindibili dall’uomo, e fanno emergere l”animale che c’è in lui.
Proseguendo nella stanza adiacente ci troviamo di fronte alla performance di danza “Il fiume di sotto” – di e con Luca Campanella, tratta e rivisitata per Maravee Therapy dal progetto Paesaggio d’acqua della Compagnia Arearea, prodotto da Mittelfest 2015; scenografia di Belinda De Vito – che vuole sottolineare come la vita sia simile al corso del fiume: cambia in continuazione.
Ultima tappa è il “Picnic sulla Torre di Babele”, un’installazione di Isabella e Tiziana Pers, le quali affrontano il tema della terapia come cura di se stessi, dell’altro e dell’ambiente.
L’opera di Tiziana Pers è una torre di legno – ricorda la Torre di Babele di Bruegel il Vecchio – ricoperta da piante, terra, pietre e per l’inaugurazione anche da cibo, ottenuto senza prodotti animali – grazie a Biolab, vegetarian & vegan organic food e di Vanillà Gelateria e Vivai Andriolo.
Questa torre simboleggia l’avvicinarsi all’altro, ovvero all’animale: tre monitor mostrano gli occhi di vari animali salvati dal macello. Come i giardini di Babilonia e l’Eden, dove regnava l’equilibrio, anche tale torre vuole rappresentare il rispetto dell’uomo verso la natura. Isabella, invece, offre una serie di fotografie “mosse” che vogliono evidenziare il tempo che sfugge e di conseguenza la paura della precarietà.
Non solo installazioni in questa quattordicesima edizione: Claudia Contin Arlecchino e Rita Maffei, con la partecipazione di Enrico Biasi e Demian Comelli, hanno messo in scena la performance “Ossessioni”, un dialogo tra il dottor Frankenstein e la sua creatura, ironizzando sulla ricerca del corpo perfetto. Ma un’altra performance ha preso vita negli affascinanti spazi dell’antica dimora: “Infinity Bodies“, dell’Atelier enidUDanza – direzione artistica di Elisabetta Ceron, progetto e coreografia di Martina Tavano, con Erica Modotti, Genny Tavano, Francesca Tomai – che ha voluto sottolineare l’ossessiva ricerca della perfezione del corpo e del volto.
Suggestivo il video proiettato sulla facciata del Castello, realizzato dai ragazzi del Liceo Sello di Udine.
Il progetto è ideato e diretto da Sabrina Zannier, organizzato dall’Associazione culturale Maravee, con il sostegno della Regione e dell’azienda Gervasoni, ai quali si affiancano i Comuni di Gemona, Pordenone e Majano. Il Festival d’arte contemporanea si avvale della collaborazione del Mittelfest, delle Obalne Galerije Piran, del Gledališc e Koper, delle gallerie Michel Rein di Parigi, Prometeogallery di Milano, Aria Art Gallery di Firenze e del Liceo Artistico Sello di Udine.
La mostra sarà visitabile fino al 29 novembre.
Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.
Foto di Nadia Pastorcich
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