“Cerco di raccontare la loro storia in maniera tale che il pubblico non possa rimanere indifferente. Le mie fotografie sono intime e piene di emozioni”
Il fotografo di cui parliamo oggi è Lee Jeffries: classe 1971, proveniente dal Regno Unito.
Ha lavorato come ragioniere, unendo una grande passione delle corse sulla lunga distanza con l’amore per la fotografia.
Questo stesso amore l’ha portato a realizzare “Homeless”, un progetto nato da uno scatto rubato ad una senzatetto Londinese come racconta lui stesso in un’intervista : “Ero a Londra per correre la maratona. Il giorno prima della gara ero in giro, tra le strade di Londra, con la mia macchina fotografica e ho rubato uno scatto ad una giovane ragazza senzatetto, stava rannicchiata in un sacco a pelo tra scatole vuote di cibo cinese,ho deciso di farle una foto, ma lei non voleva e ha cominciato a gridare contro di me dal lato opposto della strada. Sul momento ho pensato “o me ne vado o vado a parlarle”. Ho scelto di andare a parlare con lei e da quel momento ho cambiato per sempre il mio approccio alla fotografia. Questo incidente mi ha insegnato ad essere rispettoso e a non rubare le immagini senza autorizzazione”.
Un foto-progetto che si pone come obiettivo quello di “portare un messaggio sociale di ingiustizia e sofferenza”, un discorso fatto di immagini che parla direttamente al cuore dell’osservatore lanciando un messaggio di fede, amore e compassione che ci riguarda tutti da vicino.
Cinquanta ritratti frontali senza tempo, manipolati al pc solo per accentuare i contrasti del bianco e del nero, in cui i veri soggetti non sono solo gli Homeless ma anche i loro occhi.
Secondo lo stesso fotografo infatti “gli occhi mettono a fuoco le emozioni umane, parlano un linguaggio universale e rappresentano la verità.”
Ma l’imprevisto di Londra era solo la scintilla che avrebbe fatto incendiare la miccia, le sue storie di immagini l’hanno portato a vagare anche tra le vie Parigi, Roma, New York, Miami, Los Angeles o Las Vegas.
Grazie ai giochi di luci ed ombre dei suoi scatti, Lee Jeffries riesce a plasmare l’atmosfera circostante, donando un profilo definito e preciso a donne ed uomini che vivono ai margini della società contemporanea. Come rilasciato in un intervista da Jeffries, l’atmosfera creata dalla luce è più importante di qualsiasi altro elemento all’interno dei suoi scatti.
Possiamo affermare che attraverso “Homeless” Lee è riuscito a imprimere sulla pellicola la voce e i volti di storie che prima del suo intervento dormivano silenziose ai bordi della strada, riuscendo a rendere chiaramente udibili le strazianti urla dei così détti invisibili.
Valeria Morterra