L’Antipatico: Greta e le Bestie

Un odioso fantoccio con le sembianze di Greta Thunberg è stato rinvenuto appeso ad un cavalcavia, impiccato. Al collo, insieme al cappio, un cartello con frasi irripetibili. La foto gira sui social, con il commento ferito e scandalizzato che recita, più o meno: “E’ solo una ragazzina di 16 anni, non hai mai fatto del male a nessuno, parla dell’ambiente e si merita questo?!”

Ovviamente no: Greta non si merita questo.

Vi piace Greta, vi piacciono le sue idee, le sue battaglie? Oppure la detestate? Vi lascia perplessi, indifferenti? Non ha alcuna importanza, ai fini di quello che vogliamo dire qui. E’ una riflessione su quanto indietro sia la nostra mentalità rispetto alle esigenze di una società molto cambiata dalla mediatizzazione e spettacolarizzazione della vita pubblica, un cambiamento acuito dalla rivoluzione informatica.
Personalmente capisco benissimo la tristezza e l’indignazione per un così odioso, macabro atto rivolto a una ragazzina che è tutt’altro che una criminale. La capisco e la condivido; la condividerei anche se appeso al collo fosse stato il fantoccio del politico del momento che più ritenessi nocivo e odioso, quindi figuriamoci.

Ma.
Ma il fatto è che l’affermazione è falsa: Greta Thunberg NON è solo una ragazzina, anzi. Ha smesso di esserlo da un bel po’. Oggi Greta è al 100% una figura pubblica, carismatica, di rottura. Lei o chi per lei ha scelto di portare tutto il peso di questo, un peso che nella nostra società contemporanea è molto gravoso, fatto di mancanza di privacy, di disumanizzazione, di focalizzazione di passioni. Il personaggio pubblico di spicco non ha più diritto ad una vita propria lontana dai riflettori, smette di essere un essere umano e diventa appunto un ‘personaggio’, una maschera, un contenitore dietro al quale si agitano i fantasmi, positivi o negativi, delle passioni che polarizza. E queste passioni, bianco o nero, amore sviscerato o odio assoluto, sono sempre più estremizzate e violente, lo vediamo ogni giorno.

Volete il pippone di quanto questo sia ingiusto? Lo trovo inutile: è così e basta, lo è da tempo e non cambierà certo nel prossimo futuro, inutile frignarci sopra adesso. Meglio, molto meglio, guardare in faccia la realtà e farci i conti.
La gogna isterica che subisce Greta è il bilanciamento dell’esaltazione isterica che provoca dall’altra parte. Il fatto che questa gogna spesso assuma aspetti inaccettabili e delinquenziali, non cambia l’equazione né sposta il concetto: entrati nel gioco, il gioco è questo. Quante figure vengono crocefisse? Chiedete a Laura Boldrini, o a Carola Rakete. Chiedetelo a Cecile Kyenge o a Lady D, se potessimo evocarla. Chiedetelo anche a Salvini o a Trump: la disumanizzazione, il fango, le minacce di morte mediatiche le ricevono buoni e cattivi, scegliete voi in base ai vostri gusti chi è chi, e le ricevono quasi indipendentemente dai meriti o dai demeriti. Tanto, per la parte polarizzata in senso avverso, la figura carismatica incarna tutti i mali del mondo, è il punching ball di tutte le frustrazioni e i fallimenti propri, non ha più nulla di umano e complesso, solo un orco che anela alla distruzione di ciò che più si ama. O un santo, direttamente sceso dal Cielo per portare la nuova Età dell’Oro, il concetto non cambia.
I media amplificano questo meccanismo, i giornalisti ci sguazzano. Quella Suburra becera di isterici frustrati che va sotto il nome di Social Media lo porta al parossismo.

Dico qualcosa che non sapete? Che non è più che ovvio,ovvio a tutti? Non credo. Greta Thunberg non è una ragazzina con le treccine che parla dell’ambiente, magari davanti a un frappè al cioccolato. Le ragazzine con le treccine non siedono all’Assemblea delle Nazioni Unite a gridare, ascoltate in religioso silenzio, il proprio dissenso e le proprie ragioni, arrivateci a bordo di lussuosi yacht messi a disposizione da magnati in vena di pubblicità. Che c’entra questo con la validità del suo messaggio, dite? Ah, nulla! Siamo d’accordo. Qui diciamo solo che le ragazzine bevono il frappè con le amiche, forse manifestano dopo la scuola con i compagni, se sono impegnate. Non tengono banco all’ONU, portateci in gran pompa da Casiraghi, con codazzo di giornalisti. Il momento che lei, o chi per lei, ha accettato tutto questo, sia pure in nome di dare visibilità e incisività per una giusta causa, ha accettato un gioco le cui regole sono odiose e scorrette, ma chiare a tutti.
Il disgusto, la tristezza, il disagio di certe minacce vili e odiose non spostano la questione. Possono però essere utili: riflettiamo meglio sulla gogna che molti di noi hanno contribuito a costruire ad esempio per quelli che -senza criticare Greta- hanno criticato la strumentalizzazione di una così giovane vita e la sua iscrizione in questo gioco della cui pericolosità probabilmente lei stessa nemmeno si rende pienamente conto. Avevano ragione, torto? Non lo so con esattezza, non importa. Però, forse non era un’eresia meritevoli di insulti pubblici farsi qualche domanda, prima. Prima dei fantocci, prima dei cartelli.

Magari pensiamoci meglio la prossima volta che diffondiamo fake news sui social, che insultiamo o minacciamo di morte altri (perché tanto sono loro i cattivi: i buoni siamo noi, noi e i nostri beniamini naturalmente). Pensiamo che quando ci uniamo a questa sozzura, e un po’ lo facciamo tutti prima o poi diciamoci la verità, contribuiamo attivamente a questo tremendo meccanismo, che si sta mangiando la nostra democrazia.
La prossima volta che vogliamo vomitare odio da qualche parte, ecco: ripensiamo al fantoccio impiccato di una ragazzina con le treccine, rea solo di parlare di ambiente e di non essere – lei appena adolescente- un campione di simpatia. Magari le parole ci usciranno più ragionate, più simili a quelle di un essere umano che a quelle di una bestia rabida. Se sarà cosi, pur nel nostro piccolo, avremo inflitto una piccola sconfitta a questo torvo XXI secolo. Non è poco.

Giulio Campos

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