La danza delle parole (elementi di psicanalisi): il denaro e la pulsione

Ogni mercoledì del mese la psicanalista Roberta de Jorio vi allieterà con la sua rubrica “La danza delle parole (elementi di psicanalisi)“. Questa settimana l’argomento è il denaro e la pulsione. Buona lettura e al prossimo appuntamento!

Nella scena quotidiana, che viene chiamata realtà, si accede all’uso della moneta come via per possedere gli oggetti causa del desiderio. Una parte di questi investimenti oggettuali servono per colmare le esigenze primarie, la sopravvivenza, e una parte per colmare/calmare le spinte di reazione (pulsioni) agi stimoli esterni ed interni.

Gli investimenti libidici che incontrano le resistenze, per via di censure, ritornano ad accrescere la formazione dell’Io. In un certo qual modo l’Io, oltre ad essere il tramite dell’inconscio verso il reale, un meccanismo atto a mantenere un certo equilibrio tra le due spinte, è anche un ricettacolo di pulsioni rimosse che esigono una soddisfazione.
Per questi elementi vi è una connessione tra il denaro e la pulsione: la spinta, l’individuazione dell’oggetto e la meta per giungere al principio che governa i nostri desideri: ”Il principio di piacere!

Detto questo occorre però distinguere gli oggetti scelti per soddisfare queste pulsioni tra placebo e oggetti che hanno la funzione di far giungere l’umano ad elevarsi in direzione del suo compimento, ovvero diventare, in uno svolgimento e ascolto della sua specifica peculiarità, ciò che “potenzialmente” è.
Il percorso che occorre compiere per svolgere la propria potenzialità è costellato da un intreccio di pulsione e rigore intellettuale che conduce, attraversando svariate difficoltà, all’approdo chiamato soddisfazione.
Questo percorso si nutre di studio, ricerca, progetto che procedono non senza il corollario del gioco, dell’invenzione e dell’arte che ne consegue.
Sul versante dell’oggetto placebo troviamo invece tutto la serie di “sostanze drogologiche”(intese come soddisfacimento immediato e a portata di mano) riconoscibili in quanto, appunto, sono a portata di mano, senza nessuna attraversata della difficoltà.
Queste sostanze/oggetti sostitutivi del percorso funzionano come elementi che ristabiliscono la quiete che l’Io richiede, infastidita dalle pressanti richieste che provengono dagli stimoli esterni ed interni, ma servono, appunto, solo per mantenerci calmi e FERMI, come una sorta di psicofarmaci.

Così gli acquisti compulsivi di borse, scarpe. cosmetici, vestiti e via dicendo o le avventure “consumate” come “un caffè al bar” funzionano nel medesimo modo: farci sopravvivere in una condizione di stallo, impedendoci di procedere.
Quello che viene perso di vista in tutto questo parco giochi per adulti/bambini è il cammino che conduce alla scrittura nel reale del nostro specifico, del tratto peculiare che ci distingue, dei nostri doni o doti che nutrono il nostro nucleo, ovvero la nostra potenzialità.
Persi ad ammirare il fare degli altri, a misurarsi con gli altri, ci impediamo di divenire Altro.
La società vive e si nutre invece di queste potenzialità dissipate, spacciando in continuazione oggetti sostitutivi che funzionano per evitare la nostra evoluzione e indipendenza psichica.

Il potere fa incetta delle nostre pulsioni per indirizzarle secondo la sua occorrenza, facendo degli umani un fantoccio/Pinocchio destinato al baraccone mediatico e a divenire pelle di tamburo.
Ma ciascuno nel proprio percorso è destinato ad incontrare una apertura, una via che induce allo squarcio di questo sistema percettivo e sociale, sta a noi saperlo cogliere.
Una di queste vie è la psicanalisi che induce all’ascolto, alla elaborazione, all’incominciamento di quel cammino che indica la direzione di un differente modo di percepire le cose, sospendendo i pregiudizi, i luoghi comuni e quelle educazioni improntate su rinunce e moralizzazioni.

In analisi il pagamento è l’indice della divisione, della libertà che introduce alla relazione dove non si instaura il familiarismo circolare alimentato dal debito, dal ricatto e dal conseguente senso di colpa. In un percorso di analisi si sta nella parola, nel riso, nel gioco, nell’ironia e in una solitudine intellettuale (non isolamento) che preclude l’approdo alla nostra “Cifra”, ovvero a quell’insieme di desideri, sogni, progetti e specificità che, in noi, sta attendendo di divenire.

Roberta de Jorio ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.

Roberta de Jorio psicanalista di formazione freudiana e lacaniana segue i suoi studi al Movimento freudiano internazionale a Milano. Conferenziera e scrittrice, nonché collaboratrice della rivista Spirali .Si è occupata di dipendente, tossicodipendenze e alcolismo in collaborazione con l’Asl veneziana. Vive e lavora a Trieste.

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