La danza delle parole (elementi di psicanalisi): la ripetizione come via per intendere

Nella vita si procede per ripetizione, si ripete una scena che rappresenta un investimento intellettuale e oggettuale come sostituzione dell’investimento pulsionale primario inibito e poi rimosso.
Ma poiché la rimozione non è mai totale l’inconscio manda segnali per farci capire ciò che non si è inteso, ciò che non è stato inteso consciamente.
Gli stessi nostri gusti non sono che la rappresentazione di questa ripetizione di ciò che ha causato piacere o dispiacere nell’infanzia, che rimane impresso nell’inconscio e questa traccia indelebile cerca di emergere nella riproduzione della ripetizione.
L’inconscio vuole farci intendere che non vi è rimozione possibile, poiché il sintomo è il ritorno di ciò che si è tentato di rimuovere. Freud stesso, però, nota come la ripetizione, di per sé, sia essa stessa fonte di piacere, indipendentemente dalla sua funzione, quindi se ne deduce che la ripetizione è una sorta di sistema che ci fa vivere, è una struttura del nostro apparato psichico.
Tendiamo a ripetere perché la ripetizione ci rassicura e tendiamo a non ascoltarla perché il godimento che da essa ricaviamo è di per sé appagante, come una specie di psicofarmaco.
Come se ci bastasse fare prove su prove senza amai andare veramente “in scena”.
Il percorso analitico è il luogo della ripetizione che apre l’accesso al camerino di prova per indicare dove sta il palcoscenico della vera recitazione, con il pubblico e i conseguenti applausi o fischi. Insomma apre la vita all’esperienza e al rischio di vita.
In analisi le cose procedono allo stesso modo del meccanismo inconscio, per ripetizione, accentuando, anzi, questa ripetizione poiché, tramite la parola, si apre una via inconscia che stimola la ricerca dell’intendimento fino a giungere all’avvicinamento della questione, facendola riaffiorare e permettendo così all’inconscio di sospendere la ripetizione della scena che voleva evidenziare. Allo stesso modo nel quale le cose si aggrovigliano, si sciolgono.

Per questo motivo non dobbiamo temere se ci troviamo a vivere situazioni simili, situazioni che ritroviamo reiterate sulla nostra strada; esse non sono che voci inconsce che reclamano la nostra attenzione che non devono essere moralizzare poiché questo è stato già fatto dal nostro super Io impedendo, in questo modo, l’accesso al conscio.
Nel saggio “Ricordare, ripetere , elaborare” Freud nota come solo questa sia la via per procedere nello scioglimento del sintomo. Il ricordo è la prima esca, forse anche una fantasia ma ugualmente un aggancio linguistico di significanti, che proprio attraverso la ripetizione trovano la possibilità di essere riascoltati, accentuati e ri-elaborati affinché le pulsioni e le spinte del desiderio trovino un modo legittimo di approdo nel reale.
Accade che una persona trasgressiva, che ha usato nella vita la forma di ribellione trasgressiva ripeta anche nella seduta analitica, questa stessa scena di trasgressione. Questa infatti è la chance, l’occasione per ripeterla e tradurla tramite le emozioni rivissute e un rinnovato ascolto di esse.
Accade che una persona riproponga una sorta di situazioni fallimentari, accentuate, oppure una scena di tradimento o una di abbandono. Queste sono ripetizioni.

Se si prende le reazioni che accadono in analisi come reazione all’analista si perde l’occasione di elaborarle.
L’analista infatti non è altro che uno schermo sul quale si proiettano le proprie storie inconsce.
L’analista è un testimone e spettatore della scena.
Quando nella vita ci accade di avere esperienze molto simili occorre chiedersi il perché, occorre interrogarsi su ciò che spinge a queste ripetizioni.
Il percorso analitico, in un certo qual modo, è una sorta di allungamento dell’esperienza vita poiché in esso si riesce a ritrovare il filo che era stato spezzato, riannodarlo, rivivendo nelle esperienze attuali le tracce del passato, ricostruendole attraverso comportamenti legittimi e etici, quelli che il super Io richiede.

Una sorta di rilettura e riscrittura del percorso pulsionale. Ma tutto ciò avviene per ripetizione.
Come una sorta di spirale si procede su se stessi ma con uno scarto che permette l’ascesa all’intendimento; ci si avvicina, ma la ripetizione non è mai la stessa, vi è sempre una variazione.
Le vite che non incontrano nessun tipo di ascolto e intendimento spesso sono teatri di ripetizione, di moralizzazione, di mortificazione, di trasgressione o di ribellione.
Ciascun percorso di vita è una voce che chiede ed ha il diritto di essere ascoltata, accolta, liberata dalle catene della moralizzazione che tendono a limitarci e a farci procedere circolarmente senza una direzione.

Roberta de Jorio ©centoParole Magazine – riproduzione riservata. 

Lascia un commento

Carrello
Torna in alto