Il cantastorie: per nessuna ragione

Vagava per le vie del centro ormai da un paio d’ore. Le mani affondate nelle tasche della giacca un po’ troppo leggera, il passo flemmatico di chi non ha meta. Dal cappuccio della felpa bordeaux spuntavano delle ciocche castano chiaro. Quando venivano violentemente spostate dalle raffiche di vento si potevano intravedere gli occhi azzurro glaciale.
Guardava in basso, verso le scarpe un po’ troppo vecchie.
Si fermò all’improvviso, senza motivo.
Si guardò attorno, la gente passava. Li guardava senza vederli. Come fossero sagome trasparenti, il suo sguardo li attraversava. Scorse un portone aperto sulla destra, l’interno buio sembrava chiamarlo.
Fece un paio di passi indecisi in quella direzione poi prese vigore, ci arrivò quasi correndo. Dentro era freddo, umido e scuro. Dovette aspettare che gli occhi si abituassero all’oscurità prima di distinguere le sagome.
Decise di salire la scalinata di fronte a lui. I gradini erano rovinati, scivolosi e irregolari. Dal soffitto cadevano gocce d’acqua fangosa nonostante non piovesse.
Ogni passo lo terrorizzava, ma qualcosa continuava a chiamarlo. Arrivò in cima con l’affanno.
Una piccola porta di legno gli sbarrava la strada. Era vecchia, il marciume si alternava allo smalto verde che la rivestiva. La sfondò e si ritrovò sul tetto.
Una folata di vento gli tolse il cappuccio e lui non se lo rimise. Avanzò fino al parapetto, sotto, molto sotto, gente passava.
Lo scavalcò.
Si godette la scarica di adrenalina che lo pervase, improvvisamente i colori erano accesi, il freddo gli solleticava la pelle e i suoni si erano fatti nitidi.
Sorrise, come non sorrideva da anni, quasi gli scappò un gridolino tanto la gioia era intensa.
Il mondo non ci mise molto a tornare ad essere freddo, opaco ed ovattato, allora chiuse gli occhi e si lasciò cadere, il tempo rallentò fino quasi a fermarsi.
Nella mente si inseguirono pensieri, immagini e sensazioni fino ad accavallarsi gli uni sugli altri.
Fu risucchiato nell’oblio.
Si ritrovò in un letto. Sua madre gli teneva una mano, gli occhi arrossati e rigati da lacrime.
Il suo migliore amico invece era in piedi, gli occhi lucidi trasmettevano una rabbia silenziosa. Gli era chiaro che attendevano spiegazioni, non ne aveva.
Si riprese dal lieve svenimento.
Aprì gli occhi giusto in tempo per vedere le mattonelle della strada raggiungerlo.

Lascia un commento

Carrello
Torna in alto