Di Giulio Campos
Termina il 24 marzo la mostra “Futuruins” a Venezia, nella sede di Palazzo Fortuny (Campo San Beneto, San Marco, VE). Centoparole Magazine ha avuto la possibilità di visitarla grazie al tour orgnanizzato da Federico di Porcia Brugnera e Dario Dalla Lana, accompagnati da Lorenzo Passi, artista veneziano del vetro alcune delle cui opere sono esposte in tale contesto nell’ambito della mostra. (ARTICOLO QUI).
Il tema di Futuruins sono le rovine, intese simbolicamente come permanenza tangibile del passato in rapporto dialettico col presente. Questo rapporto viene concepito in chiave umana, o meglio dal punto di vista dell’umanità: ecco che, oltre alle rovine delle grandi civiltà del passato (presenti con alcuni manufatti) trovano spazio le rovine prodotte dalla civiltà moderna attraverso le guerre, le distruzioni, i cambiamenti climatici ecc. Entrambe infatti parlano di qualcosa che è stato e non è più a causa dell’intervento dell’Uomo, prima ancora che del trascorrere inevitabile del tempo e di che cosa ciò ci rivela del rapporto dell’essere umano con l’ambiente, la storia e -in ultima analisi- con se stesso.
Il museo Fortuny, realizzato all’interno di un antico palazzo del sec XV che fu a lungo abitazione e laboratorio di Mariano Fortuny (1871-1949) fa da fascinosa cornice alla mostra. Una cornice che non si limita ad ospitare ma nemmeno prevarica il contenuto, come a volte purtroppo succede in casi simili. Al contrario, mostra e palazzo ‘lavorano’ assieme in modo perfetto, rafforzando la fruizione di entrambi, sottolineando ed esaltando il significato del tema trattato.
Dove, a nostro parere, Futuruins è più riuscita è in un interessante esercizio di de-musealizzazione della memoria. Il mettere nello stesso percorso e sullo stesso piano logico pezzi di origine, età e riferimento assai diversi (il reperto archeologico assieme alla foto quasi di cronaca e all’opera d’arte contemporanea) fa riflettere sulla natura quasi schizofrenica dell’essere umano: da un lato, incessantemente modifica a suo piacere e spesso violentemente distrugge l’ambiente e la realtà che lo circondano, dall’altro cerca di vincere l’inevitabile rovina del Tempo e perpetuare se stesso e la realtà che ha costruito attraverso le opere, i manufatti, l’arte.
La mostra, composta da oltre 250 pezzi, è stata realizzata dalla Città di Venezia, dalla Fondazione dei Musei Civici di Venezia in collaborazione col Museo Statale dell’Ermitage di San Pietroburgo, che contribuisce con oltre 80 opere. Nata su proposta di Dimitri Ozerkov, attinge a collezioni sia pubbliche che private.
Ricordiamo ancora che Futuruins rimarrà aperta ancora fino al 24 marzo, e invitiamo caldamente a non perdere quest’occasione.