Franco Bulli al Naima

Franco Bulli: lo spazio plastico d’autore

Franco Bulli all'Aqvedotto Caffè Galleria“Non ho neanche un cavaliere” , ovvero: chiacchierata- intervista con Franco Bulli. La ‘mancanza del cavaliere’ non vi tragga in inganno: non è un lamentarsi di non avere qualcuno che ti accompagni al ballo.

La frase è riferita ad un gioco gestionale-strategico a cui Franco si è appassionato, e che nei ritagli di tempo gioca. La cosa è oggetto d’ilarità fra gli amici, che lo trovano seduto là (a volte ad orari improponibili, appunto da gestore di locali notturni), con lo sguardo un po’ assente al mondo, concentrato sull’iPhone.

Franco Bulli - NaimaGià da qui possiamo partire per parlare di una buona dose di autoironia (e ironia) che lo contraddistingue, accettando a volte battute, e visioni, che vanno oltre il caustico, da parte di chi è in una cerchia di persone che si sono nel tempo amalgamate attorno allo storico ‘Naima Jazz Cafè‘ (quando era ancora in via Rossetti, a Trieste; dal 2000, a un paio d’anni fa) , successivamente (dal 2010) presso l’ ‘Aqvedotto Caffè Galleria‘, e più di recente al nuovissimo ‘Naima Club‘.

Il punto, per la nostra chiacchierata, è da dove farlo partire… per cui capita che, seduti uno di fronte all’altro, mentre io raccolgo le idee per capire da dove iniziare, se ne sortisce con questa parola, mentre ha lo sguardo appunto fisso sul display del suo iPhone: “Il Kayak”. Decido di partire, allora, e parto puntando al bersaglio grosso.

A volte ho l’impressione che, nella tua indole e nel cercare di far star dentro ai tuoi locali gli argomenti che ti interessano, a breve vedremo un Kayak appeso al soffitto.

“No… un Kayak no… non c’entrerebbe. Cioè come dimensioni si… Ma come senso no… A meno che… a meno che non sia originale esquimese.”

Franco Bulli - EnneEffe - Aqvedotto Caffè GalleriaL’ ‘Aqvedotto’ (dall’antico nome della via), in cui siamo a chiacchierare, e ancor di più il ‘Naima’, quello di ieri e quello di oggi: nati dall’idea di gestire un luogo che assomigliasse alla idea di locale che avrebbe amato frequentare lui stesso: un luogo in cui poter creare uno spazio plastico, in cui far convivere design, architettura, fotografia e scrittura. Non solamente come spazi espositivi (cosa che avviene regolarmente, ormai da tempo, e che fanno parte della tradizione dei locali gestiti da Franco) ma anche come ambienti per performance artistiche che vivono, scorrono in mezzo al pubblico (“The Cage” di EnneEffe), e showcase fotografici.

[EnneEffe e Maison Dressage – The Cage, presso ‘Aqvedotto’]

Scrivo appunti diligentemente, e lui si rianima.

“Ma abbiamo già iniziato?”

E certo che abbiamo iniziato.

Franco BulliFranco Bulli è conosciuto proprio come ideatore e gestore di ambienti molto caratterizzati da un certo tipo di impronta e dalla capacità di attrarre persone in qualche modo interessanti, talvolta trasgressive, sempre con qualcosa da dire. Lui, decisamente, è una persona che, anche attraverso i mille interessi coltivati (“mai nessuno come avrei voluto o potuto”, dice), e una certa sensibilità artistica, ha qualcosa da dire: bastano le sue foto, appese alle pareti del ‘Naima’, a testimoniarlo – ed è una persona che ne sa parlar bene, di questi interessi e di questi ambienti, sostenuto oltretutto da quella giusta porzione di ego che, quando si lavora con le persone, è giusto avere.

Franco, so che ti piace scrivere, leggere e fotografare. 

“Amo il design e l’arte in generale, mi piace riversare tutto questo nel contenitore che per me è il locale, l’ambiente che creo e gestisco. Sono consapevole di non averle coltivate abbastanza, queste passioni: non fino al punto che avrei voluto, almeno. Tranne una cosa: il Kayak. Il Kayak, per me, è stato ben più di un passatempo: ho avuto molte esperienze, e qualcuna l’ho raccontata. Amo l’aria aperta, l’affrontare percorsi difficili, tutto ciò che mescola emozione per la scoperta e necessità di preparazione. L’esperienza del viaggio, l’emozione di avere la possibilità di ritrovarsi in posti nuovi, posti dove non c’è nessuno.” (‘Sifone’: un racconto di Franco Bulli)

Franco Bulli - Naima Jazz CafèMi viene in mente la fantasia di Tiziano Sclavi, papà del soggetto e di una infinità di sceneggiature del fumetto ‘Dylan Dog’: immagina, in un albo, che esistano ancora luoghi inesplorati al mondo, e che in questa definizione (che generalmente fraintendiamo, immaginando grandi terre e lande inesplorate) ricadano luoghi dove mai nessuno ha messo piede ma grandi anche solo pochi metri quadrati.

 

[ritratto Cosplay al Naima Club, con Kelly Hill Tone]

Franco Bulli si ritrova n questa idea, ci ritrova anche un po’ la sensazione del raggiungimento di uno scopo. Posti che, come per certe cose nella vita, sono viaggi su un cammino che non puoi mutare, che ti richiedono concentrazione per raggiungere una meta non solo programmata, ma inevitabile, visto che il cammino è l’andare da ‘A’ a ‘B’, magari per cercare un po’ di solitudine, ed una contemplazione sollevata dal pensiero.

[foto di Franco Bulli]

A forza di descrivere luoghi e paesaggi, con Franco, non possiamo non parlare anche di fotografia e scrittura.

“Ho provato a farlo per mestiere – scrivere. Lo sport, naturalmente, in quella fase mi aveva accompagnato: ho scritto spesso di montagna, di Kayak, di percorsi e di viaggi – ho vinto qualche premio. Di sport ho scritto parecchio, per ‘Trieste Sport‘: in quel periodo ha sfornato una leva di giornalisti e fotoreporter che hanno fatto strada. Però … non riuscivo ad accettare una certa logica di mercato; era un vincolo troppo forte, sono andato via. Amo la fotografia paesaggistica: realizzare scatti che abbiano senso, che siano contestualizzati, è una grande fatica: rispetto molto chi ci riesce.”

Franco Bulli - mostra fotografica dotART all'Aqvedotto Caffè GalleriaGli chiedo un paio di nomi, e va un po’ in crisi. Guarda verso l’alto, e mi confessa di far fatica a circoscrivere il tutto in dei nomi.

“Ho il difetto di farmi affascinare da troppe cose, in certi momenti. Ansel Adams ed Emilio Isgrò. Emilio Isgrò, certamente; è stato lui a farmi aprire gli occhi sul senso della fotografia artistica. Troppe cose assieme, forse. L’unico tipo di confini che rispetto sono le alte pareti di un torrente, che non ti danno alternative, punto e basta. Ma non come decisione, come possono fare altri esseri umani – ma perché è la natura, è così e basta.”

Nikon o Canon?

“Nikon… anche se la mia prima macchina fotografica è stata una Kodak Retinette.”

Perché Nikon?

“Per tradizione familiare…  poi mi ci sono affezionato.”

Analogico o digitale?

“Analogico. Anche se ormai è difficile. La ridondanza e l’eccessiva facilità di approccio al mezzo hanno creato confusione nella fotografia.”

Franco Bulli - Ugo Surz - Naima Jazz CafèE arriviamo ad oggi. Ai luoghi di cui ha cura. Da commercialista quasi fatto e finito a titolari di locali perlopiù a vocazione notturna.

“Non avrei scelto questo mestiere, se avessi avuto la voglia di aprire la classica birreria in centro. Certamente no. Negli anni, questi ambienti sono diventati un meltin pot di gente interessata a una serata diversa, spesso dall’età media molto più alta del solito, contrariamente a quanto tende a succedere negli altri luoghi d’incontro. ”

Franco Bulli - Sciampo al NaimaNon lo dichiara, ma il pensiero va alle serate ‘Sciampo’, un trading poetico letterario a microfono aperto, appuntamento a cui siamo entrambi molto affezionati. Quando uso, ancora una volta, la definizione “spazio plastico”, con lo sguardo mi fa capire che ho fatto abbastanza centro.

“A questo tengo molto. Raramente queste forme d’espressione artistica vengono accostate all’idea di locale notturno: spesso sono considerate la sua antitesi. Si può fare diversamente, invece; è possibile.”

Un tuo rimpianto?

“Non essermi mai iscritto ad architettura. Un grande rimorso.”

Due parole e ci salutiamo. Deve preparare dei dettagli per la serata ‘Sciampo’ che inizierà di lì a poco. E a cui parteciperò, come sempre ormai da un bel po’, anch’io.

 

Vincenzo Russo © centoParole Magazine – riproduzione riservata

(foto di Roberto Srelz e Franco Bulli)

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