Federica Ranchi: buon compleanno Fedy.

Federica Ranchi, attrice cinematografica triestina – ha lavorato con grandi nomi del cinema, negli anni ’50 e ’60 – oggi festeggia 75 anni. 

 

Federica RanchiIl 24 aprile, presso il Caffè San Marco, è stata organizzata la festa a sorpresa per celebrare il compleanno di Fedy e per presentare il libro“Fedy. Omaggio a Federica Ranchi”, scritto da Maurizio Radacich. Ad accogliere l’attrice triestina sono stati i suoi  famigliari ed amici. È stata senza dubbio una bellissima sorpresa per la nostra concittadina, che oggi compie gli anni. 

Buon compleanno, Fedy. Lei è molto legata a Trieste? Ci torna spesso?

Sì, moltissimo. Ci torno minimo due o tre volte l’anno, ma di triestini ne ho trovati tanti, in giro per il mondo: in Giappone, ai Caraibi, a New York…insomma dappertutto.

Qual è la caratteristica di Trieste che le piace di più?

Prima di tutto sono i triestini: sono molto aperti, molto cordiali, molto carini;  poi è una splendida città, non c’è niente da fare. Trieste è unica!

Com’era Trieste negli anni ’50?

In quegli anni l’ho vissuta poco, perché ero molto impegnata con la scuola e la danza classica; uscivo raramente, ero una persona molto riservata. Ricordo che si viveva in modo diverso, più tranquillo; si andava a trovare gli amici, si facevano le feste nelle case e nei giardini, anche la mia famiglia lo faceva. Era tutta un’altra vita.

Per quanti anni ha fatto danza classica?

Ho fatto danza classica per dieci anni. Ho cominciato da piccola, poi però ho dovuto smettere. Mi avevano detto che non faceva bene andare sulle punte; le mie ossa erano troppo minute. Ma la passione per il balletto era talmente forte che ho deciso di riprendere a ballare poco dopo.

Qual è il suo balletto preferito? 

“Lo schiaccianoci”: mi riporta indietro nel tempo, ad una rappresentazione che avevo fatto ad una serata, alla fine dell’anno, ma anche “Il lago dei cigni” è molto bello; tutti i balletti lo sono.

Ha qualche danzatrice che le piace?

Mi piaceva tanto la danzatrice italiana Carla Fracci, della Scala di Milano, era bravissima! Poi anche le ballerine russe sono molto brave: vado spesso a vedere i balletti russi, sono magnifici. Quando potevo ho sempre ballato, anche dopo sposata.

Lei ha lavorato con grandi attori come Walter Chiari, Alida Valli, Yves Montand. Che ricordi ha di questi personaggi?

Ho dei ricordi bellissimi. Quando ho recitato con questi attori, ero molto giovane e loro mi trattavano come una figlia. Per esempio, Yves Montand sapeva che mi piacevano tanto le sue canzoni e siccome la mia stanza d’albergo era sotto alla sua, ogni mattina, quando andava in bagno, cantava. Erano tutti carinissimi con me, tranne una che mi faceva una guerra da matti – era Sandra Milo:  avrebbe voluto fare delle parti, che però non erano adatte a lei; non era una ragazza acqua e sapone come me. Con gli altri attori non ho mai avuto problemi. Sono sempre stata contenta: eravamo una bella compagnia e mia madre mi era sempre vicina. Ricordo anche Jean-Louis Trintignant; attore molto bravo, sul set mi aiutava spesso, però era un uomo molto chiuso: finite le riprese passava il suo tempo con la moglie, che lo seguiva sempre. Ho recitato anche con Mario Girotti – oggi più conosciuto come Terence Hill – un bellissimo ragazzo, un ottimo attore, proprio una brava persona.

Cosa mi dice di Alida Valli?

Alida Valli era una persona molto particolare. Quando finivamo di girare, si ritirava sempre nella sua stanza e non veniva mai a cena con noi. Era una donna bellissima, bravissima, con degli occhi splendidi e a me piaceva moltissimo, ma sembrava triste.

Rimaneva lontana da Trieste per tanto tempo, mentre girava i film?

Non ho mai accettato di vivere a Roma, perché a me non piaceva. Il giorno prima di girare il film partivo per la capitale e ci rimanevo al massimo un mese o due; il tempo di finire le riprese e poi tornavo a Trieste.

Cosa pensavano i suoi concittadini di una giovane attrice come lei?

Beh, erano molto fieri di me e mi spronavano a continuare a recitare; mi hanno sostenuta molto. Alla fine mi sono sposata e ho deciso di rinunciare al cinema: non mi piaceva per niente l’ambiente, non era adatto a me.

Festa a sorpresa per Federica RanchiHa mantenuto qualche contatto?

Ho mantenuto il contatto con Gianni Garkovich (Garko); siamo sempre rimasti amici. Ultimamente ho incontrato Spiros Focás – attore di origini greche – che ha fatto “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti. Ero molto legata a Marcello Mastroianni: era sempre molto carino con me, anche se non abbiamo mai lavorato insieme, lui mi chiamava almeno una volta al mese e se non rispondevo io, parlava con mia madre. Mi voleva tanto bene e avrebbe voluto fare un film con me, ma purtroppo non è mai successo. Era una cara persona, di una bontà unica, che ricorderò sempre con piacere. Ho mantenuto ottimi rapporti anche con il regista Gillo Pontecorvo. Lui faceva il subacqueo e quindi veniva spesso in Grecia, dove io vivo.

Nel film “La grande strada azzurra”, con la regia di Pontecorvo, l’aiuto regista era Montaldo, si ricorda qualcosa di lui?

Con Giuliano Montaldo non mi sono più rivista, ma ricordo con gioia le risate che facevamo insieme; si giocava e si scherzava sempre. Lui mi chiamava “ranetta”, perché a volte stavo tutta rannicchiata. Era una persona deliziosa e molto brava, anche dal punto di vista professionale.

È mai stata alla Mostra del Cinema di Venezia?

Sì, ci sono stata due volte; mi hanno sempre accolta benissimo. Ricordo con piacere le cene alle quali io e mia madre siamo state invitate.

In quali anni è andata alla Mostra del Cinema?

Ci sono andata nel ’58 e se non erro nel ’56. In quegli anni ho avuto l’occasione di conoscere Maria Schell, che era alla Mostra del Cinema con un film molto bello, mi pare che abbia vinto un premio.

Si ricorda di qualche triestino che all’epoca era conosciuto?

Sì, mi ricordo di Marino Masè – davvero un bel ragazzo – che ha intrapreso la strada del cinema, di Nino Benvenuti che è diventato un bravissimo pugile e ha recitato anche in alcuni film e poi di una mia compagna di classe, Elisabetta Velinski, che ha fatto qualcosa nell’ambito cinematografico e dopo essersi sposata, si è ritirata dalle scene.

Che ricordo ha di Nino Benvenuti?

Era ‘coccolissimo’, simpaticissimo: il tipico triestino. Era un bel ragazzo ed aveva un bel viso: gli dicevo sempre di smettere con la box per dedicarsi al cinema, ma la sua passione per quello sport era enorme.

Lei ha partecipato alla prima triestina del film “La tempesta”, il 18 dicembre del 1958. La protagonista era Silvana Mangano. Cosa si ricorda di lei?

La Mangano era molto carina. Gli altri mi dicevano che era una persona fredda, invece con me è stata meravigliosa. Quella sera abbiamo parlato molto e lei mi ha dato tanti consigli. Io ero molto giovane e andavo a scuola, facevo danza classica e d’estate giravo i film e quindi conciliare il tutto era a volte difficile. Silvana mi ha suggerito: “Non abbandoni mai gli studi, però se lei è portata, non smetta neanche di fare l’attrice: si possono fare entrambe le cose”. Il mio problema era che, per fare l’attrice a tempo pieno, mi sarei dovuta trasferire a Roma. De Laurentiis insisteva che io venissi nella capitale, anche perché avrei avuto più visibilità, ma a me dispiaceva che mia madre dovesse lasciare mio padre da solo a Trieste per stare con me. Durante le mie brevi permanenze a Roma stavo insieme ad una mia amica, Marisa Bartoli, che studiava recitazione. Stavamo nello stesso albergo e lì c’erano anche altri studenti triestini; purtroppo poi ci siamo persi di vista.

Lei ha studiato recitazione a Trieste?

No, non ho studiato recitazione. A Roma ho fatto un corso con una famosa attrice di teatro, che già allora era abbastanza anziana, ma in realtà non permettevano che io studiassi recitazione: volevano che io restassi il più naturale possibile.

Qual è stato il regista che l’ha saputa guidare meglio, durante le riprese di un film?

De Mitri, con lui ho fatto nel 1956, il mio primo film, “Moglie e buoi”. Per me, lui è stato come un padre: mi ha insegnato tantissime cose e mi ha guidato molto, cercando di rendere tutto ciò che facevo, naturale e spontaneo. Purtroppo De Mitri è morto di cirrosi, durante le riprese del film.

Le hanno mai proposto di girare dei film in America?

Sì. In quegli anni, negli Stati Uniti, cercavano delle ragazze semplici, non le solite vamp e De Laurentiis mi aveva proposto un contratto  quinquennale negli States, che ho accettato. Nel frattempo ho conosciuto quello che sarebbe diventato il mio futuro marito e dopo cinque mesi ci siamo sposati; ho scelto di lasciare la carriera d’attrice e non sono andata in America.

federicaRanchi_rdQual è il piatto che le piace di più?

La ‘Jota’ e la pasta con le vongole: sono cose che non trovo in Grecia. Anche la polenta mi piace  tanto e, a volte, la preparo; per fortuna riesco a trovarla anche dove abito io. Per me i cibi tipici triestini sono la fine del mondo. Non c’è niente da fare, a Trieste si mangia bene. Ultimamente ho avuto dei periodi un po’ difficili, ma se tutto andrà bene, mi piacerebbe ritornare a vivere a Trieste.

Cosa mi dice della Grecia, il paese in cui vive da tanti anni?

I greci sono un popolo particolare, sono molto ospitali, forse più aperti di noi. Quando mi sono appena trasferita ero un po’ spaesata: le usanze erano diverse e quindi ho fatto un po’ di difficoltà, ma pian piano mi sono integrata bene. Ormai mi sento un po’ greca, perché in Grecia ci vivo da più di trent’anni, ma sono ben fiera di essere italiana e soprattutto triestina.

La scelta di ritirarsi dalla scena, negli anni ’60, per sposarsi, è stata istintiva o ci ha pensato bene?

Ci ho pensato bene. Mio marito aveva ricevuto una proposta di lavoro dall’armatore Livanos, che lo avrebbe portato a Londra. Non mi ha mai imposto nulla, sono stata io a decidere di lasciare il mondo del cinema per sposarlo e seguirlo nei suoi viaggi all’estero. Avere una famiglia, dei bambini, a me è sempre piaciuto. Amavo anche recitare, ma non mi piaceva quando gli agenti mi imponevano di uscire con determinati attori, per farmi notare, quindi non è stato tanto difficile scegliere.

Le piace il cinema di adesso?

Sì, certo, è molto bello! Recentemente sono stata anche invitata al Festival di Venezia e spero di riuscire ad andarci.

Qual è il suo film preferito, tra quelli che ha fatto?

Il mio film preferito è “La grande strada azzurra”, ma mi piace anche “Moglie e buoi”; era una commedia, un film allegro.

Come definirebbe la sua esperienza cinematografica?

È stata senza dubbio una bella esperienza. Ero molto timida, per questo inizialmente ho cominciato a studiare danza e mi è servito molto, ma il cinema mi ha cambiato la vita. Ho avuto l’occasione di conoscere persone eccezionali. Ricordo una serata di gala – indossavo un abito da sera bianco –   durante la quale ho ballato con lo Scià di Persia – una persona davvero deliziosa – che mi ha detto: “Cerca di rimanere come sei, non cambiare mai”; è stato un buon consiglio.

Qual è il suo scrittore preferito?

A me piacciono molto i libri e ogni volta che torno a Trieste ne compro tanti. Da sempre il mio scrittore preferito è Moravia e poi mi piace anche Magris, che conosco, e che trovo bravissimo!

Che tipo di musica ascolta?

Quand’ero giovane seguivo molto Peppino di Capri, adesso mi piacciono tanto Lucio Dalla ed Eros Ramazzotti.

Dopo essersi sposata, le è capitato di calcare di nuovo la scena?

No, ho solo dato una mano alle mie figlie, quando facevano degli spettacoli teatrali a scuola.

Ha qualche sogno nel cassetto?

Eh, sì. Da ragazzina il mio sogno era quello di diventare una brava ballerina e me la cavavo anche bene, però suonando il pianoforte, frequentando il Liceo linguistico – sono sempre stata portata per le lingue – e girando film, ho dovuto tralasciare qualcosa… non si può far tutto. A me piace molto aiutare il prossimo, in Grecia collaboro con un’associazione che aiuta le persone bisognose. Mi sarebbe piaciuto realizzare un ospedale per i bambini malati di cancro, ma la cosa è molto complicata e ci vorrebbero molti soldi, quindi credo che resterà un sogno.

 

Nadia Pastorcich © centoParole Magazine – riproduzione riservata

Ringrazio di cuore l’attrice Federica Ranchi, per avermi regalato un piacevolissimo pomeriggio, pieno di ricordi, al Caffè San Marco

 

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