Il grande lavoro di ricerca e sperimentazione sulla natura della pittrice Serena Bellini è in mostra dal 7 al 27 ottobre 2014 presso il Caffè Stella Polare di Trieste, in piazza S.Antonio. L’esposizione “essènze” consta di 14 opere realizzate su carta, tutte rappresentanti temi floreali, alcune già esposte nel 2013 nella mostra “Flowers” .
La raccolta non vuole essere solo un omaggio alla bellezza della natura, ma una metafora che mette in relazione il processo vitale di crescita di una pianta alla frenesia della società attuale.
Ciò che colpisce maggiormente l’osservatore, sia nel complesso sia concentrandosi su un solo quadro, è la grande armonia di colori timbrici, piatti e saturi, che mettono tutte le presenze cromatiche sullo stesso piano e riescono ad esaltarne ciascuna grazie alla complementarietà. I soggetti conferiscono vivacità ma anche pace, e la presenza del nero, utilizzato soprattutto per i contorni, li definisce chiarendo la loro forma.
“Penso – afferma Serena nel fascicolo che accompagnava ‘Flowers’ – che il mio modo di fare arte, adesso, sia anche il risultato di un’assimilazione della lezione matissiana. Contrariamente a molti, ritengo che per un artista sia molto importante cercare continuamente il confronto con le altre concezioni artistiche e riconoscerne l’influenza; questo non fa che arricchire lo spirito, fa espandere le possibilità creative e immaginative e permette di affrontare nuove vie con estrema libertà”. Le ho rivolto alcune domande, per comprendere ancora meglio quale sia la sua visione:
Cosa pensi abbia influenzato di più l’evoluzione del tuo stile?
“Per quel che riguarda la tecnica – risponde la pittrice – sicuramente la mia formazione, cioè l’attaccamento a certi valori nel modo di fare pittura che ho imparato nel corso degli studi. Per quanto riguarda lo stile invece sono sempre stata affascinata dalla cultura orientale, le stampe giapponesi ad esempio e i loro riflessi nel mondo occidentale a partire dall’800, nelle sue varie manifestazioni nell’opera degli artisti francesi e tedeschi nel periodo espressionista. In particolare il gusto del colore che domina l’opera di Matisse mi ha influenzato molto, è autentico e liberatorio”.
“Ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino”. Quanto sei d’accordo con questa celebre frase di Pablo Picasso?
“È quello che cerco di fare anch’io, ed è difficilissimo! Recuperare la spontaneità, l’autentica ingenuità della rappresentazione tipica del bambino significa scavare entro se stessi e ritrovare la propria autenticità, sotto quella montagna di sedimenti culturali che la società ti ha trasmesso o imposto attraverso le sue convenzioni”.
La moda prende spesso ispirazione dall’arte; le tue creazioni sembrano sempre di più essere adatte a fare da pattern ad abiti. Indosseresti i tuoi dipinti?
E’ il percorso che intendo intraprendere. Non credo che ci siano grosse differenze nel concepire un dipinto e un progetto per una decorazione per tessuti. Sì, indosserei un mio dipinto, a questo punto credo sia solo questione di tempo”.
Serena Bellini è stata allieva degli artisti Livio Schiozzi e Girolamo Caramori all’Istituto d’Arte di Trieste, dove si è diplomata nell’indirizzo di decorazione pittorica; si è laureata in Storia dell’Arte con una tesi sull’artista triestino Nino Perizi, è stata abilitata all’insegnamento presso la Ca’ Foscari di Venezia e ha poi conseguito un Master in Educazione della Rappresentazione Artistica all’Università di Tor Vergata di Roma. Nel 2013 Serena si è aggiudicata il terzo premio al concorso di texile design indetto dall’azienda svedese CarpetVista, una selezione che ha visto oltre 16000 concorrenti a livello globale. Ha iniziato ad esporre nel 1988 e ha debuttato con la sua prima mostra personale “Segni e sogni” nel 1991, poi “Passaggi” (1992), “Frammenti” (1995), “Percorsi” (2006), “Frame” (2012) promossa dal Gruppo78 nella splendida cornice della Serra di Villa Revoltella a Trieste, “Flowers” (2013); nello stesso anno, alcune sue opere hanno partecipato alla mostra collettiva del Ponte Internazionale di Arte Contemporanea in Messico.
Giulia Ambrosini © centoParole Magazine – riproduzione riservata