Henry James

EPISTOLARIO: Il dolore passa, noi rimaniamo – Henry James

lettera

Il grande romanziere Henry James, nel luglio del 1883 ricevette una lettera dalla saggista e carissima amica
Grace Norton, la quale soffriva di una forte depressione e aveva un disperato bisogno di aiuto.

È considerata una delle lettere più belle che siano mai state scritte su carta, in cui troviamo dei profondi
chiarimenti sulla vita e sul senso della nostra esistenza.

131 Mount Vernon St.,
Boston
28 luglio 1883

 

Mia cara Grace,

mi sento sempre così impotente di fronte al dolore altrui, e la lettera che mi hai mandato rivela una sofferenza così profonda che non so bene cosa dirti. Questa non è però una conclusione, ma una semplice premessa. Non sei l’unica, e te lo dico sinceramente, a sentirti così, nel senso che, come mi pare, ti stai facendo carico delle sofferenze dell’intera umanità. Solo, ho la terribile sensazione che tu dia tutto e non riceva niente, che non ci sia reciprocità nel tuo sentire, che tu provi ogni tormento senza ricevere nulla in cambio. Tuttavia, sono determinato a non parlarti se non con la voce dello stoicismo.

Henry James
Henry James

Non so perché viviamo: non so chi ci dia il dono della vita, né a quale scopo, ma credo che possiamo continuare a vivere per il motivo che (sempre fino ad un certo punto, ovviamente) la vita è la cosa più preziosa che conosciamo e quindi presumibilmente è un grave errore rinunciarvi finché ce ne resta ancora. In altre parole la coscienza è una forza illimitata e, anche se a volte ci sembra di non provare altro che dolore, eppure nel propagarsi di onda in onda, nel nostro ininterrotto sentire – anche se a volte ci sembra di non sentire, o di provarci, o di sperarci – c’è qualcosa che ci tiene al nostro posto e ne fa un punto di osservazione che probabilmente non è bene abbandonare. Hai ragione a pensare che siamo tutti eco e riverberi di uno stesso essere, ed è nobile che il tuo interesse e compassione verso tutto ciò che ti circonda possiedano una forza confortante e armonizzante. Solo ti supplico, non generalizzare troppo in questa tua compassione e tenerezza. Ricorda che ogni vita è un problema a se stante, che non è tuo ma di qualcun altro, e accontentati della terribile algebra della tua condizione. Non fonderti troppo con l’universo, ma sii solida, salda e concreta più che puoi. Viviamo tutti insieme, e quanti di noi amano e conoscono vivono più intensamente. Ci aiutiamo l’un l’altro, anche inconsciamente, nei nostri sforzi; mitighiamo gli sforzi altrui, contribuiamo alla riuscita comune, facciamo in modo che gli altri possano vivere.

Henry James
Henry James

Il dolore arriva a grandi ondate, nessuno lo sa meglio di te; ma poi ci passa sopra e, anche se rischia di soffocarci, ci lascia in piedi e sappiamo che più esso è forte, più ci rafforza, visto che passa e noi rimaniamo. Ci logora, ci consuma, ma noi lo consumiamo e logoriamo a nostra volta; ed è cieco, mentre noi in qualche modo ci vediamo. Mia cara Grace, stai attraversando un’oscurità in cui io, nella mia ignoranza, vedo solo che ti ha reso tremendamente infelice. Ma è solo un’oscurità, non è una fine, non è la fine. Non pensare, non sentire oltre le tue capacità, non trarre conclusioni, non decidere… non fare nient’altro: aspetta. Tutto passerà, ma la serenità, i misteri accettati, le disillusioni, la tenerezza di poche persone buone, le nuove opportunità… insomma, tantissime cose nella vita rimarranno. Ti resta ancora molto da fare, e io ti aiuterò. L’importante è non lasciarsi andare nel frattempo. Insisto sulla necessità di una sorta di condensazione meccanica così che, per quanto velocemente possa scappare il cavallo, quando si fermerà sulla sella troveremo una G.N. forse un po’ scossa ma perfettamente identica. Cerca di non abbatterti, tutto qui: perché c’è sempre un futuro. Sei destinata al successo, e non devi fallire.

Hai il mio affetto più profondo e tutta la mia fiducia.

 

 

Il tuo amico fedele,
Henry James

Lettera tratta da L’arte delle lettere di Shaun Usher, Feltrinelli Editorie, 2013, Milano.

Francesca Schillaci © centoParole Magazine – riproduzione riservata

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