Epigrammi di Kuno Kohn: il nuovo libro di Ugo Pierri

Battello, Caselli, Nacci. Ph nadiapastorcichPer scrivere epigrammi occorrono due condizioni: trovare chi ne sia degno e chi sia degno di scriverli”. Con queste parole di Vittorio Cozzoli “Epigrammi di Kuno Kohn” di Ugo Pierri viene presentato al lettore. Il libro, edito da Battello Stampatore, è stato presentato venerdì 16 dicembre, alle 18.00, presso il Caffè San Marco di Trieste.
Il sodalizio tra la casa editrice e l’autore dura ormai da tempo: “Io lo conosco da circa vent’anni. Ho pubblicato il primo libro, ‘Football party’, con lui. È stato un gioco divertente.” – ha ricordato l’editore Adriano Battello.

Seppure in questo secolo gli epigrammi sono stati messi da parte, Ugo Pierri li utilizza per dire la sua e per mandare a quel paese i vivi in una società di morti. “Il fatto di scagliarsi contro un determinato personaggio rivela un’irriducibile volontà che ha Ugo di scavare e di mostrare una delle facce della verità” – ha detto Luigi Nacci. Infatti gli epigrammi di Ugo Pierri sono una spaccato crudo e diretto, senza velature, del mondo che ci circonda, di quella Trieste ormai sconfitta, che non a caso a Pierri appare come una Necropolis.

Ugo Pierri non ci mostra la sua poetica, bensì ci sbatte in faccia la realtà, l’amarezza, la fine di un’epoca. “Non è mai sceso a compromessi – ha ricordato Nacci. Pierri ha sempre detto quello che pensava”. La scelta di usare gli epigrammi già di per sé porta Pierri contro corrente, in linea con il suo pensiero. Nel Novecento questo tipo di scrittura veniva usato perché c’era ancora un’ideologia, perché la letteratura aveva un ruolo centrale. “Aveva senso scrivere contro qualcuno – ha sottolineato Luigi Nacci – oggi forse non ha più senso: la letteratura non conta più niente. Ormai i poeti si sono istinti. Non avrebbe senso mandare a quel paese un morto”. Ma Pierri riprende questa chiave comunicativa e la utilizza per aprire gli occhi e portare l’attenzione su ciò che ci circonda. Scrivere epigrammi non è semplice. Come ha detto Nacci: “Bisogna essere stati veramente capaci di mandare a quel paese le persone. Non puoi farlo solamente per finta”.

Ugo Pierri Ph nadiapastorcichPerché “Epigrammi di Kuno Kohn”? Perché Pierri è Kuno Kohn. Lo stile di scrittura che troviamo nelle storie di Kuno Kohn di Alfred Lichtenstein si ritrova molto nei versi di Pierri. Citando la “Canzone comica” di Lichtenstein, Nacci ha sottolineato che “questa poesia l’avrebbe potuta scrivere benissimo Ugo Pierri o Kuno Kohn, maschera dietro la quale si cela l’autore. È una lente attraverso la quale vediamo la realtà deformata che ci fa vedere Pierri”.
La sua poesia è sanguigna, fulminea, tagliente; “i suoi versi sono pervasi da azioni intense e da un’energia combattiva che nella forma dell’epigramma forse trovano la migliore soluzione” – ha detto Mauro Caselli. Le sue opere non posseggono un confine interpretativo: offrono la possibilità di essere lette da più punti di vista.
Riprendendo le parole di Caselli: “Il soggetto che Pierri ci propone in queste poesie non è propriamente l’individuo che non siamo abituati a considerare; non è tanto un termine, quanto una reazione, che si può dire rappresentante di una comunità, di una totalità”.
Le composizioni di Pierri non sono vincolate da un titolo, dalle lettere maiuscole, dalle virgole e dai punti; sono libere da ogni struttura testuale, non seguono uno schema. Il tutto si concentra solamente sulla forza della parola, sul quel messaggio celato tra le righe. Ugo Pierri, attraverso quel suo stile pungente, non risparmia nessuno.

Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.
Foto di Nadia Pastorcich

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