“Quando è ben fatta, la fotografia è interessante. Quando è fatta molto bene, diventa irrazionale e persino magica. Non ha nulla a che vedere con la volontà o il desiderio cosciente del fotografo. Quando la fotografia accade, succede senza sforzo, come un dono che non va interrogato né analizzato”.
Elio Romano Erwitz, meglio noto come Elliott Erwitt nacque a Parigi il 26 luglio 1928 da genitori ebrei di origine russa. Si stabilì con la famiglia in Italia fino al 1938 finché non furono costretti ad emigrare negli Stati Uniti nel 1939 a causa del Fascismo.
Possiamo dire che queste circostanze poco piacevoli portarono Erwitt ad avvicinarsi spontaneamente alla fotografia. Infatti, una volta emigrato in America si cimentò nello studio di quest’ultima al Los Angeles City College e successivamente frequentò un corso di cinema alla New School for Research fino al 1950.
All’inzio degli anni ’40 si arruolò al fine di servire l’esercito Americano in Francia e Germania come assistente fotografo, così da poterlo seguire da vicino e in prima linea. Ciò gli diede la possibilità di entrare in contatto con personalità importanti quali Edward Steichen, Robert Capa, Roy Stryker. Quest’ultimo assunse Erwitt per lavorare su un progetto fotografico per la Standard Oil fino a quando, nel 1953, entrò a far parte della prestigiosa agenzia Magnum Photos, associazione che gli diede molta visibilità e gli permise di intraprendere progetti fotografici in tutto il mondo.
Erwitt, tra i maggiori fotografi del secondo Novecento, si specializzò in fotografia pubblicitaria e documentaria. Diventò noto per i suoi scatti in bianco e nero, caratterizzati da grande ironia e vivacità, ritraendo per la maggior parte azioni di vita quotidiana e simpatici soggetti a quattro zampe.
L’obbiettivo di ogni suo scatto era riuscire a cogliere “l’instante hysterique” nella vita di tutti i giorni.
Secondo lo stesso Erwitt la fotografia non è altro che “ l’arte dell’osservazione” e il segreto si cela nella capacità di trovare “qualcosa di interessante nella quotidianità”. Possiamo dire che egli abbracci l’idea della fotografia come qualcosa che accade e non come una pianificazione artificiosa delle pose e degli scatti. Riprende quindi la filosofia del celebre artista Henri Cartier-Bresson, maestro indiscusso nel cogliere l’attimo decisivo.
Grazie ad uno sguardo sensibile e colto come quello di Erwitt è possibile allora disvelare i giochi di luce, i contorni e le geometrie esatte dei paesaggi, le espressioni ignare dei soggetti, gli scorci inattesi e i contrasti del mondo che ci circonda.
Per chi volesse approfondire è possibile visitare, dal 6 Aprile al 31 Agosto 2014, presso la Galleria d’arte Moderna e Contemporanea “Raffaele De Grada” a San Gimignano la mostra intitolata “ELLIOTT ERWITT ICONS”.
Questa esposizione ripercorre la carriera e i temi principali del grande fotografo e artista americano attraverso 42 scatti da lui stesso selezionati. Saranno esposte inoltre una serie di 9 autoritratti esclusivi.
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Valeria Morterra © centoParole Magazine – riproduzione riservata