Diario d’artista: Arte: rigore e follia

A quattordici anni ero già un professionista. Mio padre era pittore ed altri nella famiglia lo erano. Era il peggiore e migliore insegnante che potessi avere al tempo stesso: duro ed irascibile, con pochissima pazienza. Lavorava tutte le mattine ed i pomeriggi ad orari prestabiliti, fumando tre pacchetti di sigarette al giorno, respirando vernici al cobalto ed ascoltando Frank Sinatra. Era solito dirmi che senza una sorta di disciplina non si va da nessuna parte; una disciplina che ti puoi fare tu, ovviamente, ma che devi avere comunque.
Io, come tutti i giovani, lo stavo a sentire appena; solo in seguito ho capito che aveva ragione. L’Arte, come tutte le cose preziose va avvicinata passo per passo, senza rovinarla, senza sciuparla, come un fiore delicato. Va avvicinata ed intesa attraverso la cultura e la conoscenza, oltre che la pratica, perché non è un prodotto qualunque ma bensì “altro”. E’ qualcosa che si avvicina al pensiero e ne prende forma, valicando mari e montagne, spianando rocce e crepacci, raggiungendo vette che solo tu puoi scalare. Col tempo mi sono accorto che per comprendere bisogna prima imparare. Imparare ad ascoltare il messaggio che l’Arte porta con sé. Ed imparare anche ad ascoltarsi; ad ascoltare il bisogno di bellezza che abbiamo dentro.

Tutto funziona in questo modo: c’è la domanda. In ognuno di noi c’è la domanda, ma in altri è più evidente, più accesa. C’è chi diventa quindi un creativo, un artista, appunto, chi dall’altra parte un collezionista, un amatore dell’arte, uno che ha bisogno di attorniarsi d’emozioni.
Per questo oggi vorrei sfatare dei luoghi comuni che imperversano ancora su chi ha deciso di coltivare nella sua vita, la comprensione del fenomeno artistico.
L’idea che l’artista sia un tizio mezzo matto, trasandato, capace di esagerazioni e picchi trasgressivi, spesso violento, incline al bere e alle droghe, è stata coniata ad hoc per intrattenere le fantasie della gente. Si può certo dire che l’artista in genere sia più libero di altri, più libero dagli schemi, proprio in funzione del suo lavoro, ma in verità, e soprattutto al giorno d’oggi, l’artista professionista è una persona che procede nel suo cammino individuale, a tappe, con disciplina e lavoro e si trova in una continua sfida con se stesso; una sfida nel migliorare il suo sentire e la sua tecnica, parallelamente all’ ampliare la sua coscienza.

L’idea di artista come genio e sregolatezza non è che una parafrasi di casi particolari, un luogo comune a cui ci si è affezionati e che risultava folkloristico nel migliore dei casi.
In realtà fare arte è mettersi duramente (anche se gioiosamente) alla prova in continuazione perché non esiste una vero arrivo o traguardo, perché la gara con te stesso e con l’Arte è infinita; perché, come diceva Leonardo da Vinci, un quadro non è mai finito, ma solo momentaneamente tralasciato.
Ed così è per questa stupenda ma difficile professione, dove l’opera migliore sarà sempre la prossima che eseguirai.
E sono le ore, le ore di volo si potrebbe dire, che creano l’artista o l’amatore d’arte. Le ore passate sui libri, nelle gallerie, nei musei, a documentarsi a studiare, ad imparare le tecniche, ad assimilare i motivi, le scelte di altri che prima di te hanno imboccato questa strada e lo sforzo e la ricerca di trovarne di nuove.
Ho visto tanti, tanti colleghi artisti fare questo; ho visto studi impeccabili o disordinatissimi, preziose tele e pennelli di ottima marca, e gente che dipingeva su cartone, su pezzi di recupero, persino sul pavimento. Ma una cosa li legava, li teneva assieme: l’amore per la sperimentazione e l’entusiasmo, il piacere della creazione.
E tante volte ho visto quelle persone dedicarsi anima e corpo su ciò che stavano facendo, come se fosse parte integrante della loro vita e cercare di dare il massimo, magari senza farlo troppo vedere nelle loro opere, temendo di perdere la spontaneità.

È questo binomio di rigore e follia che costituisce il carattere del vero artista. Una percezione più aperta, magari visionaria ma intercettata anche dalla dedizione alla ricerca e dalla passione del particolare, vissuto ogni giorno della propria esistenza, fino ad arrivare ad un livello superiore, a creare della propria stessa vita, un’opera d’arte.
Per cui quando vi accostate di fronte ad un quadro, una scultura, una istallazione, od ascoltate della musica, o leggete un romanzo, ricordate tutto quello che sta dietro, tutti gli sforzi, la sofferenza, l’entusiasmo che l’autore ha provato ed ha cercato di comunicarvi; quando acquistate, o semplicemente guardate, un’opera d’arte, in realtà portate con voi un pezzo della sua vita, del suo pensiero, del suo cuore: un dono inestimabile che potrete a vostra volta comunicare agli altri e far crescere nel mondo.

Roberto del Frate ©centoParole Magazine – riproduzione riservata. 

Ti sei perso il precedente articolo della rubrica di Roberto del Frate? Eccolo qui: l’ispirazione 

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1 commento su “Diario d’artista: Arte: rigore e follia”

  1. Per me l’artista è una persona che guarda le cose da un’ottica tutta sua e particolare. Il suo occhio, la sua attenzione, non sono quelli della gente comune. L’artista ha una sensibilità diversa, una percezione acuta. Egli osserva cose che magari ad altri sfuggono o non hanno significato. In lui anche un filo d’erba può diventare una pianta in fiore, poche note sparse una melodia, due tracce di colore su tela un quadro meraviglioso. L’artista interpreta la natura, è mosso, scosso da essa, quasi essa lo tirasse per la giacca e gli dicesse: “sono qua, guardami!”.
    L’artista è un “bohémien” non per dare nell’occhio, ma per innata stravaganza, perché l’arte è stravaganza, e lui stesso è l’arte, arte che deve comunicare. Pare non aver tempo per sè, ma certamente sì per ricercare altre dimensioni e farle proprie, per ascoltare la voce che ha dentro, estrarla e renderla visibile prima a se stesso e poi agli altri. L’artista crea e comunica con le mani, con la penna, il pennello, lo scalpello, uno strumento musicale, un qualsiasi oggetto vestito della sua fantasia. Non passa giorno senza ricerca e senza scoprire in sè, o fuori di sè, qualcosa di nuovo.
    L’artista è artista e basta, non spiegabile, ma degno di ammirazione!

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