Dancing with Maria: la danzaterapia

Dancing with MariaDancing with Maria”: è questo il titolo del docufilm (il primo documentario selezionato nella storia della Settimana Internazionale della Critica all’interno della Mostra del Cinema di Venezia) del regista Ivan Gergolet che ha dato vita a questo omaggio dedicato a una grande ballerina: Maria Fux. A più di novant’anni la Fux continua ad amare la danza e tenere lezioni di danzaterapia: tutti possono ballare, anche chi soffre di qualche disturbo fisico, chi è cieco o sordo. La danza è una terapia.
Questo docufilm riesce – portandoci tra le mura della sala prove di Maria Fux – a comunicare allo spettatore, in modo poetico, il pensiero di questa ballerina, in particolare vuole evidenziare che la danza è per tutti coloro che vogliono, desiderano diventare – con il proprio corpo – un tutt’uno con la musica. Non ci sono limiti: ognuno può esprimersi liberamente.
Infatti, nei corsi tenuti da Maria Fux, partecipano tutti i tipi di persone; non si bada all’estrazione sociale o se qualcuno è diverso: chiunque è libero di entrare in simbiosi con la musica per scoprire se stesso e gli altri.

Nel 1942, guardando un albero in autunno e una foglia cadere, decisi di fare quel tipo di danza, ma quando cercai una musica adatta non la trovai. Allora chiesi alla foglia d’autunno: ‘Hai bisogno di musica per muoverti?’. La foglia rispose di no, che aveva bisogno di vento. Allora cominciai a cercare nei ritmi interni la possibilità di muovere la mia danza e il mio corpo.” (Dancing With Maria).

Nel film, ascoltando queste parole di Maria Fux si deduce che non è, principalmente, la musica a far muovere ognuno di noi, bensì i ritmi che ogni persona ha al proprio interno, ovvero il battito del cuore, la respirazione. Perciò tutti hanno la possibilità di danzare, di muoversi attraverso i propri ritmi, quindi attraverso la propria musica interiore. Sta solo in noi saperla ascoltare.

Giovedì 26 febbraio è stato proiettato in anteprima il docufilm “Dancing with Maria” al Cinema Ariston di Trieste. Tra una proiezione e l’altra – in una sala gremita di persone – sono intervenuti il regista Ivan Gergolet, sua moglie Martina Serban e Luca Ciut.

Gergolet ha descritto Maria Fux come “Un’artista e danzatrice di novantatré anni, che è ancora in fermente attività”, ha poi proseguito dicendo: “Io l’ho conosciuta nel 2010 – quando ho accompagnato mia moglie, che è stata una sua allieva, a un seminario nel suo studio di Buenos Aires – e da quel momento ho cominciato a lavorare a questo film. È stato un percorso che è durato quasi quattro anni e mi ha dato modo di approfondire tutti i rapporti da me instaurati in quel momento a Buenos Aires, non solo con Maria Fux, ma anche con le persone che ci sono nel film.
Maria Fux ha tante peculiarità al di là dell’età; una di queste è riuscire a connettersi, empatizzare profondamente con le persone che incontra, non con la parola, ma con il corpo, con la danza, con la relazione che instaura durante le lezioni di danza e questo provoca, a volte, dei cambiamenti, delle metamorfosi, delle trasformazioni significative nelle persone. Questo è quello che io avevo intuito quando l’ho conosciuta ed è questo che volevo catturare facendo tale film.”

La parola è poi passata a Martina Serban che ha spiegato al pubblico il motivo per il quale ha voluto che suo marito portasse con sé la telecamera nel loro viaggio in Argentina: “Volevo avere un pretesto per passare un’ora con Maria Fux e avere l’opportunità di vederla anche fuori dal contesto delle lezioni; e in secondo luogo, volevo tornare a casa con un ricordo, con qualcosa da tenere per me e condividere con le persone più care, con gli amici.”

Successivamente è intervenuto Luca Ciut che ha scritto le musiche per Dancing with Maria: “Per comporre le musiche di questo film, ho dovuto prendere in considerazione più fattori: prima di tutto dovevo scrivere delle musiche per delle persone che danzano, ma che quando sono state riprese danzavano su un’altra musica, quindi dovevo scrivere delle musiche che fossero coerenti con il movimento e allo stesso tempo che avessero anche un respiro cinematografico. Il desiderio di Ivan era quello di avere dei temi per i personaggi del film e quindi mi ha raccontato le suggestioni che Maria Fux gli aveva trasmesso e quello che voleva ottenere dal film.”

Infine Ivan Gergolet ha specificato: “Di solito si consegna al compositore il film già montato che lui poi musica, questa volta, invece, abbiamo fatto vedere a Luca lo stato di avanzamento del lavoro ma non gli abbiamo dato subito in mano il montaggio. Successivamente – dopo che lui ci ha dato il suo lavoro – gli abbiamo consegnato il montaggio completato con le sue musiche, che lui ha, in seguito, rimusicato per far sì che i movimenti di danza fossero coerenti con la musica.
Per quanto riguarda il colore: ho avuto una sola idea su come gestire i colori del film insieme a Debora Vrizzi – un direttore della fotografia molto talentuoso – quella di seguire il colore del vestito di Maria, e ha funzionato.”

Una piccola parentesi riguardante la vita di Maria Fux:

Maria nasce a Buenos Aires, il 2 gennaio del 1922, da immigrati russi ebrei: i nonni materni – assieme ai loro undici figli – abbandonano la Russia a causa del Pogrom (persecuzione degli ebrei). La madre di Maria è la più giovane; per un’infezione al ginocchio, contratta in Germania, quando arriva a Buenos Aires è costretta ad operarsi. Maria trascorre la sua infanzia nel quartiere di Caballito e durante l’adolescenza studia danza classica iniziando ad amarla sempre di più, fino a sviluppare un proprio tipo di danza e cercando una forma di comunicazione attraverso il corpo. Nel 1941 si sposa con Juan Aschero – dal quale si separa dopo qualche anno – e con lui ha un figlio. Negli anni ’50 ha l’opportunità di frequentare alcune lezioni di danza presso la scuola della famosa ballerina Martha Graham a New York – da quel momento, parte dello stile della Graham viene assorbito dalla Fux. Tornata a Buenos Aires diventa una delle prime ballerine del Teatro Colon e inizia ad avvicinarsi alla danzaterapia; negli anni Sessanta dirige il Seminario di Danzaterapia presso l’Università della città. Sono gli anni Settanta quando inizia ad organizzare seminari di danzaterapia in patria e all’estero; nel 1980 arriva anche in Italia dove – assieme a Lilia Bertelli – fonda il Centro Toscano di Formazione in Danzaterapia “Maria Fux”. Nel 2002 viene nominata “cittadina illustre” di Buenos Aires.

 

Nadia Pastorcich © centoParole Magazine – riproduzione riservata

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1 commento su “Dancing with Maria: la danzaterapia”

  1. La danza è arte, ma è soprattutto comunicazione, coinvolgimento, aggregazione. La danza ha un potere terapeutico sia fisico che morale. La danza è saper estrarre la musica interiore che suona in noi per esternarla in movimenti lenti o veloci, quale è il nostro stato d’animo. Avverrà in noi allora come una liberazione, una realizzazione di grande respiro capace di esternare le nostre gioie e le nostre angosce.
    Interessante articolo in relazione al film presentato con riferimento alla ballerina Maria Fux.

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