«Ce l’ha fatta! Ce l’ha fatta! CE L’HA FATTA!!!» la voce di mia sorella rimbomba per tutta casa, spalanca così forte la porta della mia camera che lo specchio davanti al mio letto rimbalza violentemente contro il muro.
«Respira Valeria! Che cosa è successo?» le chiedo non appena torno a respirare dopo aver evitato sette anni di disgrazie.
«La mamma di Agnese è riuscita a prendere tre biglietti per il concerto degli ‘One Direction’ a San Siro!!!» urla mia sorella senza quasi prendere fiato.
Non ho il tempo di dire altro, mia sorella si volatilizza ancora più velocemente di Beep Beep.
295 giorni dopo. Sabato 28 giugno ore 7:30 → meno 12 ore al concerto
Apro gli occhi di scatto. ‘Dove mi trovo?’ dopo buoni dieci secondi di smarrimento mi ricordo di essere nella stanza di mia sorella, la mia è stata trasformata in un accampamento. Lo svantaggio di avere due letti nella propria camera è che quando mia sorella invita una sua amica a casa per un ‘pigiama party’ io sono costretta a trasferirmi.
Dopo aver riacquistato lucidità inizio a sentirmi osservata. Decine e decine di occhi mi fissano dalla miriade di poster con cui Valeria ha tappezzato le pareti della sua camera. Da quando è iniziato il conto alla rovescia per il concerto dell’anno ha iniziato a rivestire i muri della sua stanza con foto e frasi legate agli ‘One Direction’ …e io che mi illudevo che mia sorella non sarebbe mai arrivata a tanto.
Da giorni non si parla d’altro e, dopo ben nove mesi di attesa (nemmeno si trattasse di una gravidanza!), finalmente partiremo alla volta di Milano.
Ore 11.01 → meno 8 ore e mezza al concerto
Pronti, partenza…via! Mio padre, sprizzando gioia da tutti i pori, gira la chiave nel cruscotto e da ufficialmente il via al nostro viaggio. L’emozione è palpabile come lo è il sonno. L’agitazione, si sa, gioca brutti scherzi e molte volte ti fa passare la notte in bianco. Sono sufficienti venti minuti di sonno (il tempo di raggiungere l’entrata dell’autostrada) e tutta la stanchezza sembra sparire nel nulla e fare posto ad uno stato di sana euforia, euforia che implica ‘One Direction’ a palla (non ringrazierò mai abbastanza l’inventore dell’opzione ‘riproduzione casuale’ che salva il mio viaggio e permette a Robbie Williams e a Katy Perry di alternarsi alle canzoni della ‘boy band’).
Zero traffico e cielo dai colori incoraggianti, il viaggio è ancora lungo…
Ore 13.05 → meno 6 ore e mezza al concerto
Scatta l’ora di pranzo. Pranzo = stazione di servizio. Imbocchiamo la prima area di sosta e tutti e quattro ci avventiamo come delle locuste sui panini che ho preparato. Agnese e Valeria sono comodamente sedute a gambe penzoloni nel portabagagli, io mi sono accontentata del marciapiede mentre mio padre si muove come un’anima in pena tra le pompe di benzina.
Siamo solo a metà strada…
Ore 15.35 → meno 4 ore e mezza al concerto
«Terra!!!» esclamo non appena i miei piedi toccano il suolo.
«Ma vi rendete conto che siamo a Milano!!» dice mia sorella con espressione incredula.
«Tra meno di un’ora aprono i cancelli a San Siro!!» non appena Agnese dice queste parole mi volto e la fulmino con lo sguardo.
«Stiamo calmi. Abbiamo i posti in tribuna, posti numerati…non ce li toglie nessuno, quindi, adesso andiamo al Duomo» dico con tutta la calma Zen che ho in corpo.
«Alessandra ha ragione» sentenzia mio padre dandomi ragione.
Dopo qualche istante di esitazione Agnese e Valeria sembrano darmi ragione a loro volta e, dopo esserci messe gli zaini in spalla, ci dirigiamo verso la prima stazione della metropolitana.
Ore 16.30 (finalmente davanti al Duomo) → meno 3 ore al concerto
“Ma quanta gente c’è!!!” penso non appena metto piede nella piazza su cui si affaccia il Duomo.
«Adesso sei contenta?» mi chiede con tono leggermente acido Valeria.
«Molto!» rispondo sorridendole «Ora facciamoci una foto» la prendo sottobraccio e la posiziono di peso accanto a me mentre nostro padre ci scatta una foto.
Mi è sempre piaciuto scattare fotografie, come mi è sempre piaciuto fare la turista. Mi piace respirare l’aria di una città sconosciuta e visitarla con gli stessi occhi stupiti e pieni di ammirazione che vedevo sfoderare dai gruppi di turisti che incrociavo quando abitavo a Venezia.
«Dobbiamo assolutamente andare nello store in cui vendono i gadget ‘One Direction’!» esclama Agnese.
Questa volta non posso ribattere, dopotutto hanno assecondato il mio desiderio di vedere il Duomo. Costeggiamo l’imponente edificio e, dopo meno di cento metri, capisco che siamo arrivati a destinazione: una coda interminabile di ragazze allegre ed euforiche spunta da un negozio.
«Bene, voi due vi mettete in fila, noi due ci facciamo un giro» dico trascinando via mio padre che sembra ben contento di questa mia iniziativa.
Io e mio padre ci facciamo strada tra la folla e ci addentriamo nella via dello shopping milanese. Questa libertà dura pochi minuti. Dopo duecento metri il cellulare di mio papà inizia a squillare, deve essere Valeria, riconosco la suoneria personalizzata. Mio padre risponde e dopo una serie di “Si e ok” chiude la chiamata.
«Dobbiamo andare…» mi dice con espressione sconsolata. Qualcosa mi dice che l’ansia isterica sta iniziando a infettare Agnese e Valeria…
Alessia Liberti