La musica inizia ma, oltre a non riconoscere nel brano nessuno di quelli con cui mia sorella mi ha riempito il cellulare, sul palco vedo solo quattro ragazzi. Un dubbio atroce attanaglia me e, allo stesso tempo, la signora che mi sta seduta davanti
«Ma gli ‘One Direction’ non sono cinque?» chiediamo quasi all’unisono.
«Infatti questi sono i 5 Seconds of Summer!» urla Valeria.
Ora ricordo. Mia sorella mi aveva detto che non si sarebbero esibiti solo gli One Direction. Parte il secondo brano e dopo le prime note riconosco finalmente una delle canzoni che ho dovuto “studiare” nei giorni scorsi, non mi sento più un pesce fuor d’acqua.
L’energia all’interno dello stadio è contagiosa e, nonostante io non conosca tutte le canzoni, inizio a farmi trasportare all’interno dell’euforia generale.
Devo ammetterlo, sto iniziando a divertirmi… chi lo avrebbe mai detto?
I ‘5 Seconds of Summer’, dopo aver mandato in visibilio tutto San Siro, tornano nel backstage. Un terzo del concerto è andato. Le mie orecchie devono ancora riprendersi dal trambusto e il vociare chiassoso e confuso che mi circonda non mi è per niente d’aiuto. Se il mio udito reggerà fino alla fine non so proprio chi dover ringraziare.
Valeria e Agnese sono sempre più sovraccariche, ho quasi paura che da un momento all’altro esplodano per quanta adrenalina hanno in corpo. Anche io mi sento stranamente su di giri, l’aver saltato come una quattordicenne mi ha fatto sicuramente bruciare tutte le calorie della frittella che mi sono divorata poco prima di entrare nello stadio. Sono talmente sovraccarica che in una slancio di pazzia mi faccio scrivere con una matita da trucco “1D” sulla guancia sinistra, che dire? Sono io la prima ad essere sbalordita dal mio comportamento.
All’improvviso il silenzio, luci si abbassano e un brivido mi percorre tutta la schiena: è la classica quiete prima della tempesta. Inutile dirlo: non appena sui maxischermi iniziano a scorrere le immagini dei One Direction inizia il finimondo. Un boato allucinante fa vibrare tutto lo stadio e quando finalmente i fantastici cinque appaiono come per magia sul palco sembra essere arrivata la fine del mondo.
Non ho il tempo di pensare a nulla, a dire il vero il mio cervello è andato in tilt, il bello è che non so nemmeno il perché. Mi lascio trasportare dall’entusiasmo e dall’euforia generale e mi metto a saltare. Non l’avessi mai fatto… ho sentito le gradinate vibrare sotto i miei piedi e per un istante ho avuto paura che crollasse tutto.
Rimango preoccupata solo per qualche istante. La musica mi trascina sempre di più e in una manciata di minuti mi sembra di tornare indietro nel tempo.
Si, lo ammetto, ho 22 anni suonati e sto saltando come una teenager per cinque ragazzi che cantano canzoni dirette proprio alle adolescenti…e allora? Che c’è di male? Certo, non mi lascio trascinare dall’isterismo, non si possono contare le ragazze che piangono e che sembrano vicine allo strapparsi i capelli, ma lasciarsi andare non ha mai fatto male a nessuno.
È come sentirsi parte di un gruppo, una grande “1D Family” come c’è scritto sugli spalti dello stadio durante “Right Now”, anch’io ho fatto la mia parte, anche io ho tenuto in alto il pezzo di plastica bianco che, insieme ad altre migliaia di fogli colorati avrebbe dato vita ad un mosaico da lasciare senza parole. Mi sono sentita importante e parte di qualcosa di grande e semplice allo stesso tempo.
Per non parlare di quando le luci dello stadio si sono abbassate e ad illuminare il tutto c’erano solo gli schermi di migliaia e migliaia di cellulari durante “Little Things”, un’atmosfera da paura… in senso buono ovviamente!
Non mi rendo nemmeno conto del tempo che passa. Mettiamo le cose in chiaro: ero talmente presa da quello che mi stava accadendo intorno che non ho mai guardato l’orologio, era da tanto che non mi succedeva. L’esecuzione di “Best song ever” mette fine al concerto.
Non credevo che mi sarei divertita così tanto. Credo che se qualcuno mi avesse incrociato in quel momento avrebbe visto le classiche stelline da cartone animato contornarmi gli occhi. Era da tanto che non mi concedevo un po’ di tempo solo per me.
Non mi importa se verrò guardata male quando dirò che sono andata al concerto dei One Direction, io mi sono divertita e non c’è niente di male nel divertirsi. Sapete una cosa? Se potessi lo rifarei!
Mi risveglierei all’alba, mi rimetterei in viaggio verso Milano, rifarei a gomitate in metropolitana, ricanterei a squarciagola e urlerei come una forsennata uscendo dallo stadio. Già, proprio così!
9 luglio 2014 → 11 giorni dopo il concerto
«Si!!!!!!!!!!!! Ce l’ho fatta!!!!!!!!!!!» la voce di mia sorella rimbomba in tutta casa.
«Che c’è?» le chiedo allarmata, era da tanto che non la sentivo urlare così, l’ultima volta è stata quando… o no!!
«Sono riuscita a prendere due biglietti per il concerto dei 5 Seconds of Summer del 9 maggio!» Valeria è al settimo cielo, io invece sembro l’urlo di Munch in carne ed ossa!
Alessia Liberti © centoParole Magazine – riproduzione riservata