Before I die I want to…

63743_10205442739336833_443190544715789877_n“Prima di morire voglio: vedere le foglie cambiare colore, ballare come  se nessuno mi stesse guardando, vedere i miei figli crescere, cavalcare un elefante, ricominciare da capo, dire a mia madre che la amo, vedere  il mondo.  Prima di morire voglio capire perché sono qui, voglio far sentire la mia voce, prima di morire voglio vivere davvero.”

Queste sono solo alcune delle scritte che si possono trovare oggi sui  muri di Amsterdam, Portsmouth, Querétaro in Messico, Almaty, in  Kazakhstan, San Diego, Brooklyn a New York, Montreal, Lisbona e  Londra.
Prima di morire voglio… ? Una domanda che ogni uno di noi si è posto  almeno una volta nella vita.
Questo progetto, ideato dalla designer e urban planner Candy Chang, nasce da un’ installazione sul muro di una casa abbandonata in seguito all’uragano Katrina.

Dopo la perdita di una persona molto cara, la Chang si avvicina ad un collega ed un amico anch’essi reduci da una perdita nello stesso anno.
Il suo lutto personale le fa sperimentare la caducità della nostra esistenza, una spinta che la porta ad avere un’ intuizione geniale:

“Pensare alla morte significa concepire la vita, ricordarsi perché viviamo, apprezzare ciò che abbiamo, comprendere quali sono le nostre priorità,  ma anche sognare, desiderare, fantasticare. Che poi anche questo è vivere.”

 

Questa designer Taiwanese ha sfruttato il potere della street art, un arte accessibile a tutti, per connettere le persone e catturare la loro attenzione attraverso un progetto semplice ma di grande impatto  emotivo.

“Gli spazi condivisi possono rispecchiare al meglio ciò che è importante  per noi come individui e come comunità e con sempre più modi di  condividere le nostre speranze, paure e storie. Le persone intorno a noi  possono aiutarci non solo a rendere migliore i luoghi, ma anche a condurre una vita migliore” spiega la Chang. L’obbiettivo di questa iniziativa infatti è far sapere alla gente che non si è  soli, si vuole dare spazio alla riflessione e alla contemplazione per  ricordare quello che davvero ci importa di più mentre cresciamo e cambiamo.

Due delle cose più preziose che abbiamo sono il tempo e i rapporti  interpersonali. Viviamo in un’epoca in cui ogni giorno aumentano le  distrazioni ed è 10441028_10205442739456836_4896507596771623291_ndiventato sempre più importante trovare la giusta prospettiva ricordando che la vita è breve e fragile.

“La morte è qualcosa di cui preferiamo non parlare o a cui preferiamo non pensare ma mi sono resa conto che prepararsi alla morte è una  delle cose che ti chiarisce la vita.”

La Chang è riuscita attraverso questo progetto a dare voce ai suoi pensieri, ora tocca a voi:

Before I die I want …?

Valeria Morterra © centoParole Magazine – riproduzione riservata

 

 

1 commento su “Before I die I want to…”

  1. Fra tante scritte senza senso spesso scarabocchiate sui muri, una che lancia un messaggio positivo, un motivo di riflessione, di meditazione. Non poteva essere che una donna (in questo caso designer) orientale a renderla internazionale. In un mondo che si sta spersonalizzando sempre più, in cui l’identità di ognuno si va perdendo fra schermi vari, tastiere di pc., tablet e smartphone, Candy Chang lancia un appello a seguito di un grande dolore provato per la perdita di un proprio caro.
    Morte e vita sembrano combaciare, toccarsi, intrecciarsi tra loro, entrando a far parte l’una dell’altra, costituendo un solo tutt’uno. Vista così, la morte non dovrebbe fare più paura, se non di quel tanto che la nostra natura umana può condizionare la nostra mente. Da un fatto comunemente considerato come luttuoso e negativo, la morte, attraverso questa considerazione mentale, assume un aspetto opposto. La morte deve sollecitarci a vivere e non a deprimerci e a perderci. Che queste scritte si moltiplichino pure sui muri delle strade di tutto il mondo. Attireranno così su di loro i pensieri, l’attenzione della gente, facendola magari, pure per un solo attimo, rientrare in se stessa, riscoprendo i veri valori dell’esistenza.

Lascia un commento

Carrello
Torna in alto