ART ZAGREB 2019. Centoparole incontra Darius Bork

Incontriamo Darius Bork nell’ufficio direttivo di Art Zagreb, fiera dell’arte contemporanea a Zagabria giunta alla sua seconda edizione.
Bork, nativo di Colonia ma vissuto con la valigia, ora Art Consultant indipendente, è stato gallerista a Maiorca, curatore, direttore della Fondazione Starke e del Freies Museum a Berlino ecc. Ci accoglie col suo fare decisamente cordiale, il sorriso sornione, l’aria di chi ha molto viaggiato, ama le belle cose e la bella vita ma è abituato anche a gestire quelle meno belle. Parla, tra le molte altre lingue, un italiano eccellente, con appena qualche inflessione spagnola, memoria del lungo periodo trascorso a Maiorca.

Darius, una vita dedicata all’arte…
-Si, sono ormai trent’anni che mi occupo di arte contemporanea. Mia madre era pittrice, credo che l’interesse per l’arte abbia sempre fatto parte di me..

Germania, Francia, Spagna.. e ora Trieste. Come mai?
– (Ride). Beh, per puro caso, in realtà. Ero in vacanza in Slovenia e ho deciso che ero curioso di visitare questa città così particolare, di cui avevo sentito parlare. Trieste mi ha conquistato subito: la sua bellezza, l’eleganza, il mare… ma soprattutto quel senso di essere molteplice, forse inafferrabile, defilata ma cosmopolita con convinzione. Mi ci sono ritrovato e ho pensato: ecco, questo è un posto che ha potenzialità, in cui si può fare qualcosa, qualcosa di significativo. Così ho deciso di mollare tutto e trasferirmi qui.

“Un posto dove si può fare qualcosa di significativo”, ha detto. Era il 2014: oggi lo crede ancora?
– Si. Anzi, più di prima.

Ed ora Art Zagreb… Cos’è, una nuova avventura, un nuovo progetto? Di che si tratta?
– Art Zagreb nasce, per così dire ‘a latere’ di un altro evento di successo, Design Week Zagreb, su iniziativa dei due organizzatori, Daniel Tomičić e Juraj Vuglač con l’intento di creare la prima vera fiera dell’arte contemporanea in Croazia all’interno di uno spazio espositivo piuttosto ampio (2000 mq circa) e flessibile, nell’ambito del complesso museale Nikola Tesla (http://tmnt.hr/). L’edizione di quest’anno 2019, a cui ho collaborato, si è per così dire ‘aperta’ al mondo. A fianco di artisti affermati e gallerie abbiamo deciso di coinvolgere oltre, ovviamente, all’Accademia d’Arte di Zagabria anche accademie dall’estero, in particolare l’Accademia di Venezia e quella di Berlino Weißensee (Weißensee Kunsthochschule Berlin). Abbiamo fatto un open call e poi un panel di esperti internazionali ha selezionato le opere da esporre.

Il suo interesse per Zagabria?
Zagabria è una città bellissima, piena di energia e con una scena artistica davvero interessante, non certo da ieri. E’ sede di un’ottima accademia e di musei d’arte tra cui il MSU, il museo di arte contemporanea (http://www.msu.hr/), veramente significativo che invito a visitare. E’ una città che con ogni evidenza condivide con Trieste il passato asburgico ma non solo: in comune hanno anche il fatto di essere state, per così dire, messe in disparte e di essere a un punto di svolta in cui vogliono, e -io credo- possono reinventarsi e riprendere il posto che spetta loro sulla scena.

Dunque non percepisce una vera distanza…
La distanza c’è, e non è nelle due ore di viaggio che ci separano. E’ una distanza molto più immaginaria che reale, nella mente di molti che faticano a liberarsi da vecchie abitudini e luoghi comuni, eredità di una storia complessa, a volte anche dolorosa. Specie per i più maturi, Trieste è ancora il luogo un po’ dimesso dove si andava a comprare merce, Zagabria è un “Ignoto” distante, da qualche parte nel profondo della Yugoslavia. Ecco che può venire utile chi, come me, viene da fuori e può accorgersi di quante cose in realtà uniscano, al di là delle differenze e specificità che rimangono ma senza che ciò debba essere per forza un problema: sono, anzi, una ricchezza, da mettere a frutto.

Ci faccia un esempio.
Beh, al di là delle radici storiche di cui dicevo, sono città ancora relativamente a buon mercato per un investitore, dove si può lavorare senza il fardello dei prezzi che ad Occidente- sto pensando alle maggiori fiere dell’arte così come alle gallerie- rendono la cosa spesso poco accessibile e producono un meccanismo molto commerciale, un clima a volte claustrofobico. Ma non c’è solo il fattore prezzo che pure, nel mondo dell’arte – non ricco- ha una importanza determinante. Ci sono soprattutto energie, specialmente giovani, la voglia di mettersi in gioco e l’onestà.

L’onestà?
Si, l’onestà artistica, cioè l’assenza di quel birignao, di quell’accademia un po’ autoreferenziale che in Germania, ma anche in Francia o in Italia ecc., rende la produzione spesso un po’ fredda, noiosa. Vecchia, forse, anche in molti giovani. Non tutti, ovviamente, per fortuna!

Il suo coinvolgimento in Art Zagreb, dicevamo…
(Ride) Di nuovo, casuale! Ero qui l’altr’anno e mi ha colpito quello che ho visto. Così, sono andato da Daniel e Juraj (gli organizzatori, ndr) e ho cominciato a parlare loro di quello che secondo me andava perfezionato, delle mie idee e dei progetti che mi stavo facendo per questa fiera, così mi hanno preso a bordo!

Quali sono questi progetti, queste idee?
Vorremmo fare di Art Zagreb una fiera di qualità, accessibile per galleristi ed artisti giovani, rivolta soprattutto non ad artisti singoli ma a project rooms (collettivi di artisti) e alle accademie, uno spazio di dialogo e mostra delle energie migliori che questa regione può produrre. E sottolineo regione: nella mia testa, Art Zagreb vuole essere un hub per una macroarea che va da Trieste a Zagabria, passando per Lubiana, l’Austria anche fino a Vienna e giù fino a Sarajevo e, in un futuro perchè no?, Belgrado. Un luogo di incontro che faccia da volano e favorisca il dialogo e la cooperazione tra tutte queste energie creative che hanno bisogno di una visibilità, e di un mercato!, che nessuna delle singole aree è davvero in grado di esprimere da sola, oggi.

Sembra interessantissimo. E’ stato soddisfatto dall’edizione di quest’anno?
Si. Ci sono ancora difetti di gioventù, ma la qualità di ciò che è stato portato era ottima, lo spazio espositivo è molto valido e si è creata un’energia assolutamente positiva. Anche la visibilità è stata molto buona, grazie anche alla presenza della TV nazionale.

In bocca al lupo, dunque. Seguiremo questo progetto da vicino. Possiamo contare di risentirci a breve?
Certamente.

 

 

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