“Vediamo secondo l’educazione che abbiamo ricevuto. Nel mondo vediamo solo ciò che abbiamo imparato a credere il mondo contenga. Siamo stati condizionati ad “aspettarci” di vedere ma come fotografi dobbiamo imparare a vedere senza preconcetti”
Aaron Siskind nato a New York nel 1903 ha frequentato il College of the City of New York, lo stesso che gli ha permesso di entrare in contatto con la dimensione dell’arte di cui successivamente si è innamorato. Laureatosi nel 1926, ha cominciato a insegnare nelle scuole pubbliche di NY ma il suo interesse per la fotografia nasce solo qualche anno più tardi grazie alla scoperta della Film and Photo League, un gruppo di fotografi e film-makers dedito a documentare i cambiamenti all’interno della società.
Questo fotografo americano è strettamente legato al movimento dell’espressionismo astratto ed è inoltre considerato uno dei maestri della fotografia del XX secolo.
Inizia a fotografare dopo aver ricevuto la sua prima macchina fotografica come regalo di nozze.
Scatta alcune foto durante il soggiorno in luna di miele e comprende immediatamente il potenziale artistico della macchina fotografica fino a farne una vera e propria professione.
Durante la sua carriera partecipa una serie di progetti volti a riportare attraverso dei photo documentari la vita dei quartieri durante La Depressione, ma a differenza di altre testimonianze del periodo nella sua serie intitolata “Siskind’s Dead End: The Bowery e Harlem Document” l’artista mostra più preoccupazione per l’armonia delle forme che per la condizione sociale delle diverse classi, concentrandosi quindi su altri fattori a scapito del contenuto sociale.
Nel 1940 lascia la Lega Foto, inizia una serie di interazioni con i membri della Scuola di New York dell’espressionismo astratto. I suoi scatti non vogliono più dipingere il tessuto sociale ed i suoi malumori bensì mirano a svelare i dettagli offerti dalla natura e dall’architettura.
Le sue inquadrature che hanno spesso per soggetto frammenti, diventano composizioni autonome in grado di esaltare oggetti quotidiani come muri e superfici urbane, elementi naturali o porzioni di realtà riunendole in un insieme di segni e forme primitive che l’autore trasforma in composizioni geometriche dalla forte valenza metaforica.
La vena artistica di Siskind lo porta a rielaborare la realtà isolandola dai preconcetti e riuscendo quindi a cogliere negli elementi del quotidiano attraverso luci ed ombre, angolazioni nella loro nuova vita.
Che si tratti di pittura sopra un muro, graffiti che imbrattano un cancello o utensili dimenticati sulla strada, la visione di Siskind riesce ad andare oltre trasformando semplici dettagli ordinari in vere e proprie opere d’arte astratta.
Valeria Morterra © centoParole Magazine – riproduzione riservata