Il 20 agosto, al polo di aggregazione ‘Toti’ di Trieste, l’evento ‘Cosplay & Comics Summer Day’ ha raccolto più di cinquecento partecipanti per una giornata interamente all’insegna di gioco, colori e fantasia; vincitrice dell’evento, con un personaggio ispirato al videogioco ‘Silent Hill’, la giovanissima Ilenia De Benetti. L’evento è stata un’anteprima estiva di ‘Fumetti per Gioco’, una manifestazione che raccoglie ogni anno moltissimi appassionati e che da alcuni anni è caratterizzato dalla presenza di una nuova forma d’espressione artistica – quella del ‘Cosplay’, sempre più diffuso anche in Europa e in Italia. Incontriamo Serena Bobbo – presidente dell’associazione che ha organizzato la manifestazione – Valentina Albanese, sua collaboratrice e Cosplayer triestina, e Matteo Bellini, attore, appassionato di teatro e di gioco e presentatore dell’evento.
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È stata una bellissima manifestazione; l’atmosfera fra i partecipanti è fantastica, ci si diverte, c’è eccitazione. Serena, da dove nasce l’idea di questo evento e che cos’è stata quest’occasione?
Il ‘Cosplay & Comics Summer Day’ e gli eventi in Cosplay che organizziamo sono giornate nelle quali centinaia, a volte migliaia di ragazzi – e non solo ragazzi – sia in costume, che non, vengono a vivere un giorno di fantasia. Questa giornata di Cosplay e incontro con i fumetti e con i giochi al polo di aggregazione giovanile ‘Toti’ di Trieste è stata l’anteprima estiva di ‘Fumetti per Gioco’, la nostra manifestazione più grande; precedentemente, organizzavamo a volte qualche Flashmob, ma un evento completo estivo non era mai stato proposto prima. L’idea è stata di Valentina Albanese, che è qui con noi e ha curato personalmente la comunicazione con il ‘Toti’ e con il Comune di Trieste. Valentina si è occupata di quasi tutti gli aspetti dell’organizzazione fino al momento in cui il team di ‘Trieste Diventi Gioco‘, di cui lei è parte integrante, l’ha affiancata per la fase finale. Vorremmo ringraziare il ‘Toti’, tutto il suo personale e l’assessore Antonella Grim, che è intervenuta personalmente.
Che cos’è ‘Trieste Diventi Gioco’?
È un’associazione culturale nata dall’espressione di molte altre associazioni ludiche triestine, evolutasi poi nell’organizzazione di un evento che unisca tutte le esperienze di queste associazioni e le avvicini ad altre forme d’espressione artistica e di gioco organizzato. L’associazione ‘Trieste Diventi Gioco‘, della quale presidente prima di me, fino all’anno scorso, è stato Davide Casali, ha iniziato a proporre questa manifestazione nel 2009; inizialmente assieme alla Fiera di Trieste (la prima edizione è stata ‘Game 2009’ in Fiera), poi dal 2010 ha continuato autonomamente. Davide cura da molto tempo, con l’associazione ‘Musica Libera’, il ‘Trieste Summer Rock Festival’; ci ha insegnato molte cose e continuiamo ad avere con lui un bellissimo rapporto.
L’edizione 2010 al ‘Salone degli Incanti’, organizzata assieme al Comune di Trieste e con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, ha avuto quasi tremila partecipanti, e il successo è continuato negli anni successivi, si è consolidato. Cè tanto interesse: tante persone ci hanno aiutato e continuano ad aiutarci – Mario Cerne e la sua ‘Accademia di Fumetto’, Manuela Sterpin e ‘Fantasylandia‘, Nino Gaudenzi, ‘Neopolis’ con Roberto Peri, Claudio Micali che cura il concorso fotografico, Roberto Nardin che è impegnato nell’associazionismo triestino senza interruzione dal 1989 ed è sempre con noi … e poi numerose associazioni triestine, della Slovenia e del Triveneto … non riesco a ringraziare tutti qui e me ne scuso ma non mi dimentico di loro!
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Come mai avete cambiato il luogo dell’evento? Il ‘Salone degli Incanti’ di Trieste è straordinario e credo sia una cornice molto bella per il vostro tipo di manifestazione.
Il ‘Salone degli Incanti’ di Trieste non è più disponibile per noi. Sarebbe molto bello poter continuare in quella cornice, però la nostra associazione, senza sostegno, non ha i mezzi per sostenere le spese d’allestimento, e il Comune l’ha destinato ad altre iniziative. Per due anni siamo stati ospiti del centro commerciale ‘Torri d’Europa’; ora stiamo pensando a una nuova collocazione. Certo – ci piacerebbe tornare al ‘Salone’; sarebbe straordinario.
Anche le musiche che accompagnano la vostra manifestazione sono in tema fantastico.
Si tratta del ‘Final Fantasy Italian Project’ di Samuele Orlando. Il ‘Final Fantasy Italian Project’ è il primo ed unico tributo italiano alle colonne sonore che accompagnano la saga narrata nelle molte puntate del video gioco ‘Final Fantasy’, un titolo che tutti gli appassionati di giochi e di mondi fantastici conoscono molto bene.
Le colonne sonore del gioco, in particolare quelle dei capitoli dal 1997 ad oggi, vengono arrangiate e riproposte in chiave moderna da un gruppo musicale composto da otto elementi, accompagnati da due tecnici che contribuiscono a ricreare l’atmosfera del videogioco con luci, laser e video accuratamente selezionati da Samuele, che è il direttore artistico. Samuele è un bravissimo musicista e una delle colonne portanti del nostro gruppo; a Trieste l’abbiamo ascoltato assieme ai ‘Pinkover’,e poi al ‘Trieste Summer Rock Festival e in moltissime altre occasioni.
Anche la vostra Testimonial, ‘Tergestea’, è un Cosplay.
‘Tergestea’ è nata da un’idea di Paola Ramella e di Guendal. Inizialmente si trattava di un personaggio grafico, presente sui manifesti e su Internet; nel 2010, allo staff di ‘Trieste Diventi Gioco’ si è unita Patrycja Kedzierski, allora studentessa di comunicazione a Trieste. Paola ha notato la somiglianza fra lei e il personaggio disegnato, e subito fra Patrycja e lo staff si è immaginato di ‘renderla viva’ e di affiancarla agli altri personaggi che avrebbero animato la manifestazione. Patrycja è stata molto brava e ci ha seguito nel corso degli anni – l’anno scorso come testimonial-fotografa assieme a Laura Cozzolino e quest’anno in versione con parrucca bianca.
I fumetti fanno ormai parte di noi da tanto tempo e anche i giochi da tavolo e quelli per computer sono entrati nelle nostre case già negli anni Ottanta … che cos’è invece il Cosplay, questa nuova passione?
In un articolo della scrittrice di fantascienza Jessica Frey, che ho letto di recente, si avvicina l’esperienza che si fa in una manifestazione Cosplay addirittura al ‘Camp’ e alla libertà d’interpretare e vivere l’arte descritto da Susan Sontag – poi dal ‘Camp’ arriviamo alla Pop Art, alla fotografia artistica contemporanea … è un azzardo straordinario ma è interessante – ed è questo che mi ha incuriosito. Valentina, come lo descrivereste voi?
Ormai tante persone sanno che esiste il Cosplay, ma la maggior parte non sa poi dirti di che cosa si tratti esattamente. In quattro insufficienti parole: si tratta di vestire un costume e muoversi fra gli altri rappresentando un personaggio; deriva dalla cultura giapponese e anche l’acronimo è molto giapponese – ‘Cos(tume) Play’, recitare in costume, ‘Cosplay’. Nota il ‘recitare’ – non ‘giocare in costume’; il Cosplay infatti è anche abitare in qualche modo il mondo in cui vive il personaggio che hai scelto, vivere la vita di qualcuno che è immaginario e quindi non vive una vita vera, che non può esistere. Il Cosplay rende questo ‘qualcuno’ vivo.
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Allo stesso tempo questo soddisfa il desiderio di essere ‘qualcun altro’, magari migliore; un desiderio benigno che esiste da sempre in ciascuno di noi.
Esatto. Questo desiderio è sempre esistito, fin dal momento in cui ci è stata donata la capacità di immaginare. Quest’anno, durante l’evento, abbiamo insegnato recitazione Cosplay: abbiamo cercato di spiegare come muoversi sul palco, come porsi davanti alla macchina fotografica e come affrontare il pubblico. Questo intervento formativo è stato molto gradito.
‘…E siamo stati maledetti con il desiderio di essere diversi da ciò che siamo’. Matteo, tu conosci il teatro … è così? Dove nasce il nome ‘Cosplay’?
Si. Il termine ‘Cosplay’ è nato proprio in Giappone, nel 1984, alla ‘World Science Fiction Convention‘. Sono convinto che la profonda e antica tradizione del teatro giapponese non sia estranea alla nascita di questa passione. Il Cosplay in effetti è molto spesso associato al Giappone, che ha la più grande e più visibile comunità di appassionati, una passione che si esprime poi in video, foto, negozi di costumi, parrucche, lenti a contatto e accessori di ogni genere. La passione si è poi estesa agli Stati Uniti, dove però ha dovuto convivere con una cultura preesistente di manifestazioni che andavano dalle fiere sulla Rivoluzione Americana alle Convention di Star Trek … ora è giunta anche in Europa. In Italia, ‘Lucca Comics and Games‘ ha superato da tempo le centomila presenze nei tre giorni clou della manifestazione, e il pubblico cresce di anno in anno.
Secondo te, perché?
Sai, in molti mi chiedono che cosa ci sia di bello nel Cosplay. Un mio amico va a una Convention di fantascienza, e ci trova tanta gente vestita con i costumi di ‘Star Trek’; allora mi chiede in tutta onestà: ‘Ma perché questa gente va lì e si veste così? Tanto per divertirsi? perché spende soldi e tempo in quel modo? Solo per essere diversa o solo per farsi fotografare?’
Credo sia una reazione normale, all’inizio. Siamo abituati ad avere una vita molto… standard; più o meno vestiamo tutti allo stesso modo e più o meno facciamo sempre le stesse cose, tutti i giorni. Poi guardi i ragazzi del ‘Cosplay Day’, e gli adulti assieme a loro, tutti vestiti da personaggi dei fumetti o dei film: la Donna Gatto, Braveheart, Iron Man … tutti là a parlare, a recitare cose, a scambiarsi esperienze e a stringere amicizie nuove solo perché si sono vestiti con i costumi dei personaggi dello stesso Manga o della stessa serie televisiva. Ma anche tu hai il tuo personaggio preferito, che sia dei fumetti o del cinema; e allora cominci a pensare: ‘Se è così divertente, quasi quasi l’anno prossimo lo faccio anch’io’.
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[Lucca Comics and Games, la più grande manifestazione italiana di fumetto, Cosplay e gioco]
C’è questo qualcosa, che sta un po’ alla base di tutto: entri e sei in mezzo ad altri che sono tutti vestiti da personaggi – che non sono loro stessi in quel momento, che giocano, che impersonano. E allora anche tu non sei più nel ‘mondo reale’ ma in qualcosa che sta a metà fra il tuo mondo di ogni giorno e la fantasia: in questo ‘mondo di mezzo’, in questa specie di ‘London Below’ della ‘Neverwhere‘ di Neil Gaiman puoi essere quello che vuoi senza paura di essere giudicato. Vai a Lucca, al ‘Comics & Games‘, e sei fra altri diecimila come te, tutti diventati personaggi per un giorno – sei nel ‘gruppo’; hai accettato il gruppo e il gruppo ha accettato te … Gestalt? – restiamo sul Cosplay, per oggi, senza voler andare troppo oltre … però ci si può pensare!
Valentina, è tutto un gioco, quindi? I costumi li comperate o li realizzate voi?
Credo che in parte sia gioco, in parte sia una sfida creativa, in parte sia esibizionismo – di quello buono, fatto di quel sentimento che ti fa sentire di essere per un giorno qualcun altro – il tuo eroe o comunque qualcuno in cui vorresti riconoscerti. Prima lo si faceva solo con la fantasia, adesso questa fantasia la si porta nella realtà e ci si diverte. I costumi sono sia comperati che realizzati a mano; se partecipi anche al Contest – alla gara nella quale viene scelto il miglior Cosplay della giornata – il fatto di avere un costume interamente realizzato a mano viene valutato molto positivamente dalla giuria.
S’impara a cucire, a lavorare con nastro di carta, polistirolo e plastica per realizzare gli accessori, a disegnare sulla stoffa e sul cartone, a dipingere, a incollare e saldare nel modo giusto … pian piano, s’impara, e si fanno cose sempre più belle, sempre più grandi e sempre più complesse. Anche realizzare il proprio costume in modo che sia possibile indossarlo e muoversi con molta facilità è importante, perché il Cosplay è anche recitazione, e se vuoi ricostruire una scena importante della vita del tuo personaggio devi ballare, saltare, combattere. Non puoi rimanertene là dentro rigido come se tu fossi chiuso dentro a un tubo di plastica. I più ‘tecnologici’ ci aggiungono luci Led, micromeccanica… è incredibile. Si cerca di essere precisi e accurati al cento per cento.
Non venite mai contestati da qualcuno che vi dice che si tratta di alienazione?
Mille volte. Gli appassionati – gli ‘extraterrestri’ – è una battuta! – amano tutto ciò che fanno per la loro passione; gli ‘abitanti del mondo terreno’ esitano di fronte a queste stranezze che vedono. Ma, vedi, non c’è nulla di così complesso … gli ‘strani, oscuri significati’ credo vengano imposti al Cosplay da chi sta, per sua scelta, all’esterno e vuole giudicare a tutti i costi; da chi cerca di trovarci comunque qualcosa di negativo, di preoccupante. Qualche volta cercando anche di allarmare, di mettere in guardia … non saprei dire da che cosa. Qualsiasi ‘fan’ di qualsiasi cosa, dai Beatles a Michael Jackson al ‘Trono di Spade’ viene normalmente identificato da qualche ‘saggio’ come ‘alienato e ossessivo’. In realtà si tratta di pura passione e di piacere di realizzare e condividere con gli altri ciò che si è fatto con tanta fatica e dedizione.
È una forma d’espressione artistica, in fin dei conti.
Certo. I Cosplayer sono molto orgogliosi delle loro realizzazioni. Tutti quando iniziano lo fanno con qualcosa di molto semplice; costruire armature, realizzare abiti in foggia ‘Fantasy’ o ispirati ai personaggi di ‘Anime’ e ‘Manga’ non è facile. Molte volte si comincia avendo in mente il personaggio che si vuole impersonare ma non avendo la minima idea di che cosa ne verrà fuori, delle cento cose che passano fra le mani – tessuto, colori, accessori … tute e mantelli giganti!
Il concorso del ‘Cosplay & Comics Day’ del 20 agosto è stato vinto da una giovane appassionata, Ilenia De Benetti; il personaggio che ha portato sul palco è ‘Pyramid Head’, un ‘cattivone’ del videogioco ‘Silent Hill’ – uno dei videogiochi più amati però anche dei più dibattuti in quanto affronta tematiche Horror. Che cosa ne pensate?
Non crediamo che i ragazzi, i bambini che si trovano di fronte a tematiche Horror siano privi degli strumenti per affrontarle nel modo giusto. È un gioco; da bambini tutti abbiamo avuto paura dell’Uomo Nero’ che poteva comparire improvvisamente dal buio oltre la finestra lasciata aperta portandoci via. Ciò che è importante quando si tratta di Cosplayer molto giovani, naturalmente, è la presenza e la guida dei genitori. Ai ragazzi e ragazze sono sempre piaciuti i cattivi e gli anti-eroi, che siano della Disney, della Marvel … gli Orchi del ‘Signore degli Anelli’ non sono buoni e neppure i draghi della Khaleesi del ‘Troni di Spade’ lo sono. I cattivi fanno ciò che devono fare e seguono il loro copione e di norma vengono sconfitti; anche ‘Pyramid Head’ può essere sconfitto. E qualche volta gli anti-eroi sono persino più affascinanti e intelligenti degli eroi, e diventano buoni.
Si può anche cercare di affrontare le cose più semplicemente, nella vita, senza pensare sempre a costruirci attorno elaborate teorie e senza voler trovare per forza una spiegazione. Se cerchiamo di dimenticare la supposta stranezza nell’indossare un costume, nel travestirsi – se non cerchiamo per forza la morale di fondo e se evitiamo di bollar tutto come ‘inutili fantasie’, rimane la positività di un’esperienza divertente, sorprendente, al di fuori dell’ortodosso, del ‘voler essere sempre normali’. Dai, sii onesto! A chi non piacerebbe salvare il mondo per un giorno?
Valentina, per quanto tempo ancora vi vedremo girare con addosso i costumi dei vostri personaggi più amati e recitare le scene più intense tratte dai Manga e dai videogiochi?
Penso che non smetteremo mai. Ci siamo innamorati di questo modo di trascorrere il nostro tempo libero; lo affianchiamo ad altre cose, naturalmente, e di tempo libero non ce ne rimane tanto. Ma credo che continueremo fin che potremo. Amo veramente tanto il Cosplay, gli incontri, e la comunità di appassionati che si è creata attorno a questa cultura. E’ diventata una parte importante della nostra vita, ci ha permesso di avere esperienze e incontri straordinari e le giornate in Cosplay, le serate sul palco … sono fra i ricordi più belli che ho. Ho stretto amicizie meravigliose. Ho così tante idee e cose che vorrei fare!
Roberto Srelz © centoParole Magazine – riproduzione riservata