Vittorio Sgarbi: la bellezza e l’arte

La serata di sabato 17 maggio,  dopo l’apertura musicale con il Maestro Stefano Furini (primo violino di spalla del Teatro “Giuseppe Verdi”, che ha eseguito una delle otto sonate per flauto solo, trascritte per violino, di Paul Hindemith) ha visto la presentazione di due importanti volumi editi da ‘Bompiani’: “Così ho vissuto. Biografia di un secolo” di Boris Pahor e Tatjana Rojc, e “Il tesoro d’Italia. La lunga avventura dell’arte” di Vittorio Sgarbi.

Vittorio Sgarbi - Il Tesoro d'ItaliaL’argomento principale, quello della bellezza, bellezza che purtroppo sta svanendo. è stato presentato dagli autori in persona; Tatjana Rojc, introducendo con la citazione tratta da un’opera di Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”, ha dato spunto a Boris Pahor, che ha sottolineato come, per salvare il mondo, non sia sufficiente soltanto la bellezza, ma serva anche la bontà. Dopo l’intervento di Pahor il critico d’arte Vittorio Sgarbi ha sottolineato come, negli ultimi anni, la bellezza in Italia sia stata secondo lui distrutta, con la costruzione di edifici ritenuti davvero orrendi e manifestando l’opinione che dopo l’epoca del Fascismo non sia stato realizzato, nel nostro paese, nulla di veramente bello, per poi concludere ribaltando il concetto di Dostoevskij e affermando: “Il mondo deve salvare la bellezza”. 

Ma che cos’è la bellezza, secondo Vittorio Sgarbi? 

“La bellezza è quello che muove nel cuore delle persone un sentimento di armonia, di felicità. Alla presentazione del mio libro, ho detto che la bellezza salverà il mondo; ciò vuol dire che la bellezza è condivisa, quindi non può essere soltanto per me.”

E cos’è l’arte?

“L’arte è la creazione dell’uomo in competizione con Dio. Chiedere cosa sia l’arte, è come chiedere cosa siano la montagna, il mare… sono domande che, secondo me, non hanno un senso. L’arte, come il mare e la montagna, esiste. Ripeto è la creazione dell’uomo in concorrenza con Dio. È la capacità di creare vita nelle immagini, di creare vita con le immagini. La scultura, come il ‘David’ di Michelangelo, non è una semplice opera d’arte: il ‘David’ è una persona vivente. L’arte non è per me…è per tutti!”

Se dovesse paragonare la bellezza di una donna a un quadro, quale quadro sarebbe?

“Non sceglierei un quadro, ma cento. Non esiste la possibilità di paragonare la bellezza di una donna ad un quadro o di un quadro ad una donna. Ci sono centinaia di quadri, migliaia di quadri, e migliaia di donne, quindi ci sono mille possibilità.”

Leonor Fini - Autoritratto 1941Come vede la donna?

“La vedo come vedo l’uomo, cioè una persona dotata di intelligenza, di sensibilità, di passione e poi rispetto all’altro sesso, per chi ha questa sensibilità, diciamo amorosa; la vedo come oggetto e soggetto d’amore.”

Qual è il suo pittore preferito?

“Non ho pittori preferiti …”

Tra i i pittori triestini, c’è qualcuno che le piace?

“Di pittori triestini che mi piacciono ne ho un certo numero; non uno solo. Ovviamente non mi sembrano più grandi dei pittori toscani o fiorentini, però sono pittori che meritano di essere guardati con molta attenzione, anche se sono poco conosciuti. Quelli che prediligo particolarmente sono Arturo Nathan, Carlo Sbisà, Marcello Dudovich, e ce ne sarebbero tanti altri.”

Leonor FiniLe piacciono i quadri di Leonor Fini?

“Sì, ritengo Leonor Fini la pittrice capace di rappresentare il femminino con una particolarissima sensibilità. Dopo la metà degli anni Cinquanta, Leonor Fini ha cambiato il suo stile, e i suoi quadri sono diventati un po’ di maniera.”

La Biennale 2011 a Trieste è stato un evento molto importante. Davvero un evento molto gradito, dagli appassionati e dai cittadini. Ha in mente di organizzare qualcos’altro in questa città?

“Beh, sì…certamente! Stiamo pensando di portare a Trieste il Museo della Follia, che ho realizzato l’anno scorso, a Matera e che adesso aspetta una nuova casa. Credo che Trieste sarebbe perfetta come nuova casa.” (Il Museo della Follia è un museo itinerante, ideato da Vittorio Sgarbi per celebrare arte e follia. Comprende uno spazio dedicato alla figura di Franco Basaglia, ispiratore della legge n° 180 del 1978 e direttore del manicomio di Trieste – ndr)

Ultimamente è spesso a Trieste. Cosa la lega a questa città?

“Sono legato a molte città italiane, e Trieste ha una sua particolarissima posizione, condizione, storia, bellezza, rapporto con il mare, tradizione culturale, letteratura, arte; per cui è una città molto stimolante, certo più stimolante di Isernia, che pure ha delle sue zone di interesse. Perciò la pluralità e gli stimoli che vengono dalla città di Trieste, dalla sua posizione, dai suoi monumenti, dal rapporto con il mare, dai suoi scrittori, e dai suoi artisti, sono più che sufficienti per stabilire una mia relazione con questa città.”

Cosa ne pensa di Trieste?

“Penso che non sia percepita nella sua importanza e che sia amministrata in modo molto approssimativo: si sono perse tante occasioni. L’ultima è stata evidenziata da me, difendendo e salvaguardando il Porto Vecchio e la prospettiva – una volta salvaguardato – che esso diventasse un’area di riabilitazione, di rinnovamento, di allargamento della città; cosa che non è avvenuta o che è avvenuta in maniera molto modesta. Questo è un piccolo esempio di tante cose che a Trieste non funzionano, anche se ci sarebbero tutte le ragioni e le occasioni per farle funzionare.”

Secondo lei come si potrebbe far “rinascere” Trieste? Moltissimi, fra le persone che ho incontrato, la vedono come una città ricca di potenzialità, di cultura, che purtroppo non viene sfruttata.

“Una buona amministrazione, un rapporto con lo Stato Centrale, col Governo, una presa di coscienza da parte del Governo delle potenzialità di Trieste, in rapporto con l’Europa orientale, e un sindaco e degli amministratori che fossero orgogliosi della loro città e la rappresentassero in Italia e in Europa; tutto questo mi pare che avvenga molto debolmente.”

Qual è il luogo di Trieste che l’affascina di più?

“Il Museo Sartorio, per la ricchezza delle sue opere.”

 

La serata, svoltasi presso la Sala “Victor De Sabata” del Ridotto del Teatro “Verdi” di Trieste, è stata organizzata dalla casa editrice ‘Bompiani’ di Milano (che ha pubblicato entrambi i libri presentati), dalla Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”, dal Lions Club di Duino Aurisina e dal Circolo Culturale e Sportivo “Ajser 2000” di Aurisina, con il patrocinio del Comune di Trieste e con lo sponsor della Fondazione CRTrieste e della Banca di Credito cooperativo del Carso.

Vittorio Sgarbi, nato a Ferrara, è uno dei più importanti critici d’arte italiani; ha scritto numerosi saggi sull’arte e ha curato numerose mostre sia in Italia che all’estero. “Il tesoro d’Italia. La lunga avventura dell’arte” è il suo ultimo libro, ed è un viaggio alla scoperta di meraviglie perdute e dimenticate, sparse per l’Italia. È un libro che fa riflettere, fa pensare, e riesce a stimolare il lettore, facendogli conoscere ciò che lo circonda. L’arte è per tutti, ma pochi se ne accorgono.

Ringrazio sentitamente Vittorio Sgarbi per la sua disponibilità.

 

Nadia Pastorcich © centoParole Magazine – riproduzione riservata

 

 

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2 commenti su “Vittorio Sgarbi: la bellezza e l’arte”

  1. Per questa intervista a Vittorio Sgarbi, personaggio non certo facile da intervistare per la possibilità dell’ imprevidibilità reattiva caratteriale dello stesso, devo particolarmente complimentarmi con Nadia Pastorcich, appunto per i motivi da me citati. La conversazione si è svolta in modo piacevole e conseguenziale. Come per l’intervista a Pilat anche qui, sebbene con sviluppi diversi, si sono notate le necessità di un rilancio civico e culturale della città di Trieste, che pure Sgarbi ha invocato e si è auspicato. Il noto critico d’arte si è rivelato, e non poteva essere diversamente, buon conoscitore degli artisti triestini, che ha detto di apprezzare e ben considerare. L’auspicato rilancio di Trieste, anche per le vie indicate dall’intervistato, è quello che un po’ tutti da tempo ci aspettiamo.
    _________
    (Intervista per “Centoparole Magazine”)

    Cesare

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