Esiste un vecchio detto che dice più o meno così: si scopre il vero valore delle cose quando le si perdono. È forse una delle frasi più azzeccate che si possono applicare a questo periodo: si stanno riscoprendo i valori della famiglia, l’importanza delle relazioni sociali (anche a distanza), il cucinare a casa propria e, sopratutto, l’importanza del tempo che scorre e come lo si passa. Non solo: stiamo riscoprendo queste piccole gioie del vivere quotidiano condividendo le cose attraverso la musica. Lo abbiamo visto con i flash mob dei terrazzi, lo stiamo vedendo con le varie collaborazioni dei nostri artisti preferiti via canali social e con le iniziative dei vari protagonisti di questa vicenda (come nel caso degli infermieri e dottori che cantano anche nel momento più triste e drammatico, per infondere speranza). Che la musica sia un mezzo per esorcizzare il male e infondere spensieratezza non è una cosa nuova, né tantomeno banale: basta pensare al canto religioso, antico quanto la musica stessa, delle prime tribù o a quello liturgico del periodo gregoriano. Ma anche una semplice “We Are The World” cantata dai vari Michael Jackson, Bryan Adams, Cindy Lauper e altri ha lo stesso significato: riuscire ad andare avanti, per non perdere la propria umanità. La musica in questo senso ha la forza di elevarsi al di sopra delle avversità, permettendoci così di analizzarle da un’altra prospettiva. Ed ecco come “Bella Ciao”, ad esempio, non rimane ancorata nel suo periodo storico ma incarna l’ideale di “resistenza” a tutto tondo ancora oggi, o come “Imagine” diventa messaggio di speranza e così discorrendo.
La quarantena delle ultime settimane ha cambiato molto il nostro modo di ascoltare: la musica non è più sottofondo, ma incarna il desiderio di “uscire” con la fantasia, al di fuori delle mura domestiche. La musica è diventata momento di ritrovo, così come lo è sempre stata fino all’avvento della registrazione e del mercato discografico: l’appuntamento al balcone è infatti paragonabile a quello delle sale da concerto due secoli fa. Inoltre, la musica è diventato un “nuovo” passatempo: tantissime persone (sia novizi, sia ex-entusiasti) hanno cominciato a dedicarsi allo studio di uno strumento musicale nella speranza di poter contribuire alla vita comunitaria e al suo scorrere (oltre al mero edonismo, si intende). In altre parole, siamo e siamo stati capaci ancora una volta di ballare e cantare di fronte al nemico, nel pieno di una situazione delicata e disagiante. Nelle puntate precedenti abbiamo sempre cercato di guardare al di là della filosofia spicciola, delle frasi fatte e dei luoghi comuni. Tuttavia, questa volta bisogna ammettere che la forza di questo mezzo trascende la pura logica: la musica ci ha davvero salvato la vita. Nonostante ciò, da lontano, qualcuno giustamente avanza un quesito scomodo e decisamente poco rassicurante: che cosa accadrà quando tutto questo sarà finito? È stato tutto, come canterebbe Elton John, una candela nel vento?
Riscoprire, per non dimenticare: potrebbe essere tranquillamente un mantra da ripetersi ogni giorno da ora fino alla fine della nostra esistenza. Oggi più che mai stiamo recuperando i valori che la quotidianità ci ha insegnato a ignorare forzatamente, fra cui il piacere dell’arte. Infatti, proprio l’arte (o la musica che dir si voglia) ci sta aiutando a riscoprire un mondo che abbiamo abbandonato da molto tempo come società, un mondo che, preso con le giuste interpretazioni, potrebbe essere l’equivalente della ricetta per l’elisir di lunga vita. La risposta alla domanda di cui sopra è molto semplice: accadranno molte cose, sicuramente anche spiacevoli; tuttavia, non dobbiamo dimenticare ciò che abbiamo imparato. La musica è stata una grande maestra sotto molti aspetti: ci ha insegnato cosa vuol dire combattere, ci ha insegnato a non mollare e ci ha insegnato a ingannare l’inevitabile scorrere del tempo. Non solo: ci ha insegnato che l’arte è una cosa preziosa e che non bisogna scordarsene. La musica è stata, come già accaduto in passato, l’àncora di salvezza del nostro essere e del nostro vivere: è stata il mezzo attraverso cui abbiamo recuperato il nostro valore “umano”. Sembra quasi una dichiarazione d’amore, scritta così e, di fatto, lo è: se è vero che nessuno sa che cosa accadrà domani, una cosa possiamo almeno programmarla, quella di non smettere mai di ascoltare, di cantare e di suonare.