L’Antipatico: A proposito di Verità

La settimana scorsa mi chiedevo “quanta verità siamo disposti a tollerare” al giorno d’oggi.
Non è una domanda peregrina. La quantità di tolleranza verso la verità dipende certo dalla polarizzazione e estremizzazione delle opinioni, entrambe aumentate grazie a Internet e ai social media, come abbiamo detto. Dipende però anche dalla globalizzazione e dalla quantità di informazione che riceviamo: abbiamo accesso a un’informazione quasi immediata e che riguarda tutto il mondo, abbiamo la possibilità di sentire campane assai diverse su ogni argomento e di farcene un’idea.

Purtroppo ci sono due grossi MA.

Innanzitutto, la qualità dell’informazione che riceviamo non è sempre ottima. Specialmente in Rete, ma non solo, oggidì c’è di tutto, anche la peggior robaccia che un tempo nessuno avrebbe pubblicato. Mentre nella carta stampata c’è spesso la possibilità di vedere quasi subito la serietà del contentuto (il tipo di editore, la copertina, il titolo…) in Rete la cosa è più subdola e infatti proliferano le fake news e le bufale.
Secondariamente, la natura stessa dell’informazione è ambigua e di per sè falsa. Come la particella subatomica che cambia natura a seconda che venga osservata o meno, la Verità -che è sempre qualcosa di complesso- viene distorta dal semplice fatto di essere esposta. Per esporla occorre un discorso coerente, costruito. La costruzione stessa del discorso la semplifica, per renderla comunicabile. Perdendo pezzi, non è più verità poichè non può esistere una verità parziale: ‘verità parziale’ è un eufemismo per menzogna.

Mi spiego. Pensate alla famosa foto del Vietnam, quella mandata in onda da Walter Cronkite tanti anni fa, quella che ritraeva un marine che sparava a un civile piangente e che indignò gli USA. La situazione era che quel civile non era affatto tale, ma un comandante dei Viet Cong, e che gli americani avevano trovato i prigionieri USA torturati barbaramente e uccisi, su ordine presumibilmente di costui. L’esecuzione era quindi giusta e accettabile? Non credo, non lo so: il punto è che zoomando solo su quella senza l’aggiunta del contesto, la percezione della situazione e il giudizio si fanno la prima molto più precisa, il secondo molto più sfumato. E’, appunto, una verità parziale. Quest’informazione non mente inventando, ma alterando o nascondendo il contesto o dei dettagli importanti. La comunicazione politica si basa esplicitamente su questo tipo di menzogna: consapevolmente, il politico cita nella sua narrazione fatti anche veri, ma solo quelli che portano acqua al proprio mulino, decontestualizzandoli, tralasciando o minimizzando quello che non vi rientra.
Quello che stiamo dicendo qui è ancora di più: il fatto stesso di enunciare qualcosa lo rende falso perchè lo semplifica, facendolo ricadere suo malgrado nell’esempio di cui sopra.

Si, lo so che è complicato, specie se non si è avvezzi al modo di pensare della filosofia, e pure se lo si è: pensate che con questo problemino, l’epistemologia ci fa a botte da secoli, quindi non vergognamoci se ci viene il mal di testa.
Prendete il mio ultimo articolo sull’inquinamento. Vi ho esposto un sacco di cose vere, che non sta bene dire, esponendo le menzogne e le ritrosie altrui. Verità a spada tratta, dunque?

Mica tanto.

Dato che lo spazio è tiranno e non posso propinarvi un trattato in dodici volumi, che forse nemmeno basterebbero ma sarebbero sufficienti a Centoparole.it per chiedermi di sospendere la collaborazione, ho cercato di essere il più onesto possibile. Eppure vi ho “mentito”. L’ho fatto omettendo dettagli importanti, e l’ho fatto per portare avanti una tesi.
Un esempio? Non è vero che la Cina non fa nulla per l’ambiente. La Cina ha una politica ambientale schizofrenica: da un lato produce disastri senza pari, dall’altro spende di più di chiunque altro in energie rinnovabili e programmi ambientali. Naturalmente: è forse attualmente la maggiore economia al mondo e senza dubbio quella più popolosa. Chiaro che le spese siano in proporzione. E’ anche vero che è forse il Paese che più contribuisce all’inquinamento globale. ENTRAMBE le affermazioni sono vere: scegliendone una e una sola da offrire all’interlocutore, si opera una menzogna statistica. Posso usare dati veri, incontrovertibili per portare avanti una tesi che mi piace (la malvagia Cina è il Male/ La povera Cina è calunniata dal malvagio Occidente). Con fare professorale, posso snocciolarvi dati su dati dalla mia cartellina e prendervi ugualmente per i fondelli, pur dicendo null’altro che il vero.

Un altro esempio? Verissimo che le maggiori città non sono più le nostre ma quelle nei Paesi in via di Sviluppo o neo-sviluppati, come dicevo nell’articolo. Verissimo che inquinano moltissimo e senza alcuna sensibilità ambientale. Tutto vero. Ma il tenore di vita medio, e quindi la disponibilità di beni inquinanti, il consumo di risorse pro capite di un occidentale resta dieci volte tanto. Citavo la carne e il suo consumo: la maggioranza di quel consumo è QUI, e io questo non ve l’ho detto. Da buon Antipatico, volevo svegliare il lettore dal mito ambientalista (e un po’ neocolonialista) del buon selvaggio e aprire gli occhi alla reale situazione del mondo al di là dell’Occidente, sin troppo colpevolizzato. Per farlo, ho sorvolato sulle nostre reali responsabilità ambientali ed enfatizzato quelle altrui.

Vi ho mentito? No. Era tutto vero. Vi ho offerto una parte di verità che generalmente viene taciuta, omettendo un’altra che invece riceve molta più attenzione.
La verità è un fatto complesso, multifattoriale. Conoscerla significa perderci tempo, indagare, dubitare, ascoltare, capire. Tutte attività a cui, nel moderno nostro mondo di fretta, non abbiamo più molta voglia di dedicare tempo, posto che sia mai stato differente.
Ora però, tutti hanno una voce, l’influenza anche del più stolto degli ignoranti può fare danni che un tempo sarebbero stati impensabili.
Per questo un ragionamento come quello che stiamo facendo vale. Anzi è necessario. Non risponde alla domanda che ci siamo fatti, cioè “quanta verità possiamo sopportare”, ma comincia a spiegare perchè abbiamo questo problema. Ne parleremo, magari più avanti, magari in pochi intimi. Quelli che mi hanno seguito fino a questa riga.
Contattatemi: avete vinto un caffè.

Giulio Campos

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