La primavera rappresenta rinascita, aumento delle temperature e animi in subbuglio.
Caratteristiche valide per tutti, o quasi.
L’animale universitario vive questa stagione differentemente, diviso tra scompiglio primaverile e pile di libri.
I primi raggi di sole sfiorano il volto dello studente che finalmente, dopo aver passato gli ultimi mesi assorto nella sessione invernale, apre gli occhi che fino a poco tempo prima risultavano socchiusi e colmi di lacrime e autocommiserazione:
L’esemplare osserva il paesaggio circostante confuso e disorientato, realizzando solo dopo una buona manciata di minuti di essere in classe per frequentare una lezione e non per sostenere l’ennesimo esame.
Nel corso delle prime due settimane, l’Homo Universitatis tenta invano di memorizzare l’orario delle lezioni, consapevole che, dopo i 30 libri studiati fino a pochi giorni prima, a malapena si ricorderà il nome dei corsi.
L’aria leggera che si respira per le strade viene accolta dallo studente con spaesamento, come se un disturbo post traumatico da stress provocasse in lui una continua ansia, fino a fargli pensare che ogni giorno sia l’ultimo prima di un appello.
Con il passare delle settimane la situazione migliora gradualmente fino a quando l’esemplare inizia a ricordare di essere anche un ragazzo, oltre ad una ameba raggomitolata sulla sedia della scrivania all’interno del suo bozzolo di coperte, e decide dunque di programmare qualcosa per pasquetta.
Questa festività rappresenta per gli studenti, insieme ai mercoledì universitari, un raro momento di svago nel quale gli istinti umani escono dal torpore dei mesi invernali e tornano a far visita allo studente.
Il periodo degli amori è sicuramente parte integrante di questa fioritura emozionale: infatti l’Homo Universitatis, in modo maldestro e ancora assonnato, tenta un approccio al gentil sesso, nonostante le tattiche acquisite alle scuole superiori siano ormai lontane, sfocate e in disuso da anni, quasi quanto le possibilità di concludere qualcosa con una ragazza.
A seguito di una delusione amorosa, soprattutto se subita a breve distanza dal risveglio dal letargo, il soggetto cerca in diversi modi di adempiere a questa mancanza, in special modo ricorrendo ad agenti esterni, spesso costituiti da etanolo, per poter dimenticare le sconfitte passate e apparire più disinibiti.
Purtroppo questa tattica termina spesso con un’ulteriore disfatta, facendo ricadere lo studente in una nuova forma di letargo. Questa volta i dolori fisici sostituiscono quelli psichici della sessione invernale, mentre restano invariati gli involucri costituiti da insoliti pigiami, o più semplicemente coperte di pile, dolori alla testa e senso di nausea, questa volta determinato dalle bevande consumate il giorno prima e non dalle troppe ore di studio perpetrate nella cucina di casa.