Stefano Schiraldi e la sua band al Lunatico Festival

Stefano Schiraldi PhNadiaPastorcichNell’ambito del Lunatico Festival, Venerdì 12 agosto, alle 21, presso il parco di San Giovanni di Trieste, vicino al Posto delle Fragole, avvolti dal profumo del glicine, il cantautore e musicista Stefano Schiraldi e la sua band si sono scatenati in un irresistibile repertorio di canzoni.

Dalle frustrazioni del tran tran giornaliero, alle delusioni d’amore, ma anche alle speranze; il tutto condito con quel “morbin” e la voce tagliente e il messaggio diretto, senza troppi filtri, di Schiraldi.
Significativa è la canzone rivolta alla Prima Guerra Mondiale (scritta per l’amico Ugo Pierri I like war al Museo Revoltella), dal contenuto molto attuale, che va oltre le parole e si fa poesia. Non solo la guerra tra popoli, ma anche la guerra interiore data dalla dipendenza del gioco d’azzardo è stata uno dei temi della serata, introdotto dalla corposa voce di Valentino Pagliei.
Valentino Pagliei PhNadiaPastorcichProblemi sociali e personali hanno toccato le corde più profonde delle emozioni, unendo pensiero e musica, in un contesto dai forti sapori, capace di far emergere ogni tipo di stato d’animo.

Perdendosi nei paradossi della quotidianità sono uscite fuori delle canzoni sospese tra entusiasmo e disincanto, che toccano varie problematiche della città che, nonostante il passare degli anni, restano sempre lì, in attesa che qualcuno le prenda in mano.
Il Porto Vecchio non poteva essere esempio migliore. A termine del brano Schiraldi e la sua band si sono lanciati in una danza, con la coreografia di Betta Porro, dedicata a questo luogo dall’avventura infinita.

Dal mare si è poi passati al Carso con la canzone sui rifiuti che invadono la natura, di cui nessuno sembra curarsene, per finire con una ventata di note che ben hanno tracciato le condizioni psicologiche delle persone, di quando la bora soffia forte, togliendo la voglia di uscire di casa.
Amori finiti, delusioni, tristezze, disperazioni, donne umiliate che si rialzano e vanno avanti, sono stati i temi affrontati nelle canzoni cantate da Marcela Serli.
Inaspettato il brano di Anita Pittoni, una figura importante nell’ambito culturale triestino, che pochi, purtroppo, ricordano. Simpatico, invece, l’omaggio a “mia nonna” e la canzone dai toni ironici, ispirata al film “Into the Wild”.Gabriele Cancelli PhNadiaPastorcich

La serata si è conclusa, nonostante la temperatura poco estiva, in un clima caldo costruitosi intorno alla filastrocca per bambini araba, cantata da Schiraldi.

Energica è stata l’interpretazione di Valentino Pagliei al contrabbasso, che, lasciandosi avvolgere dalla musica di Schiraldi, è diventato un tutt’uno con lo strumento; mentre Gabriele Cancelli, con la sua cornetta e poi con la melodica, ha regalato un’intensa esecuzione. A dare una sfumatura in più, è stato Romano Bandera alle percussioni. Il nuovo componente della band, Andrea Gulli, si è invece occupato di ricreare alcuni suoni elettronicamente. Tra i vari membri è emerso un forte affiatamento, riconosciuto dal caloroso applauso del pubblico.

Alla fine del concerto Stefano Schiraldi ha presentato il suo nuovo lavoro: un disco contenente quattordici canzoni in dialetto triestino, dal titolo “Trombeta stonada”, che – come si legge – “affascina, cattura e trasmette calore, con la capacità di raccontare e la forza di coinvolgere”.

Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.
Foto di Nadia Pastorcich

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