Non chiedere cosa sarà il futuro: presentazione del libro di Giuseppe Sgarbi a Trieste

NadiaPastorcichMio padre non esiste grazie ai suoi libri: sono i suoi libri ad esistere perché c’è mio padre”.

Sono queste le parole di Vittorio Sgarbi dette alla presentazione del secondo libro di suo padre, Giuseppe Sgarbi, dal titolo “Non chiedere cosa sarà il futuro”.

L’incontro con l’autore, i suoi figli Elisabetta e Vittorio, e alcuni amici – tra i quali Giuseppe Cesaro, Claudio Magris e Giorgio Pressburger – si è tenuto nel pomeriggio di sabato 16 aprile, presso la Sala Maggiore della Camera di Commercio di Trieste; uno spazio incantevole con tanto di soffitto affrescato dal pittore Giuseppe Bison e il perimetro della stanza segnato dalle statue di Antonio Bosa.
A tracciare un’interessante immagine del contenuto di questo testo è stata la prof.ssa Cristina Benussi, curatrice anche di tale evento, promosso dal Circolo della Cultura e delle Arti di Trieste.

Giuseppe Sgarbi PhNadiaPastorcichGiuseppe (Nino) Sgarbi in questo suo ultimo lavoro – come nel primo – racconta la sua vita, la sua terra, con semplicità, con quell’amore per le tradizioni, per ciò che lo circonda che si concretizzano nelle sue parole, nei suoi pensieri. Un libro, questo, che va oltre l’autobiografia, toccando tematiche che riguardano l’essere umano – presenti infatti anche rimandi storici, non solo autobiografici.

È un testo che racchiude in sé l’essenza della cultura, l’entusiasmo per la vita, conditi con un pizzico di vivacità e ironia. “È sempre essenziale; non c’è nulla di ridondante, eccessivo” – ha aggiunto Vittorio Sgarbi.

Nino ricorda anche alcuni incontri importanti che ha avuto con registi, scrittori, pittori. Il suo libro è una riflessione sulla vita; “vita – come ha ricordato la prof.ssa Benussi – affrontata con leggerezza ed ironia”.
Farmacista a Ro Ferrarese, amante della caccia, della pesca, del volo, del fiume, della musica, del mare, Giuseppe Sgarbi con saggezza, spontaneità e tanta curiosità, ci regala uno spaccato di vita passata con a fianco una moglie davvero speciale, recentemente scomparsa, e due figli di grande personalità.

Parlerò pochissimo perché, come mio padre preferisco, il silenzio” – ha così esordito Elisabetta Sgarbi Elisabetta Sgarbi. PhNadiaPastorcichcontinuando con i ringraziamenti e con lo stupore di essere a Trieste per il libro di suo padre.

Mia madre avrebbe detto a mio padre: ‘Cosa ci fai qui oggi?’ – ha proseguito Elisabetta Sgarbi – ‘Ah, c’è la presentazione del libro, ma l’hai scritto tu il libro?’ Il rapporto di mia madre con mio padre è stato molto molto forte, per il fatto che mia madre aveva la tendenza a dissacrare e, in qualche modo, a provocare mio padre, che doveva resistere ai suoi attacchi, e riusciva comunque a contenere la sua irruenza.”

“Non chiedere cosa sarà il futuro” si apre con la prefazione dello scrittore triestino Claudio Magris, che in questa occasione ha voluto ribadire che Giuseppe Sgarbi è uno scrittore che prima di tutto guarda le cose che lo circondano con grande rispetto; rispetto che include pure le cose umili e insostituibili.
La parte finale del libro è invece dedicata all’ultima età della vita, che non va sacrificata: va vissuta come l’infanzia e la maturità. È un mistero. Il mistero della vita e il mistero della morte.

Vittorio Sgarbi. PhNadiaPastorcichMa qual è la cifra di mio padre?” – si è chiesto Vittorio Sgarbi rispondendosi così: “Non è la poesia, né il romanzo, né il racconto. Dunque che letteratura è questa? È una miscela tra saggio e racconto”. Giuseppe Sgarbi “racconta di sé come di un altro” con “una leggerezza nello scrivere e una verità nei sentimenti”. La sua saggezza è al di fuori dal tempo, dai generi.

Lui è l’avanguardia; mentre noi siamo i vecchi rimbambiti. Lui è del 2013” – anno in cui Giuseppe Sgarbi ha scritto il suo primo libro.

Addio, grassa Bologna! E voi di nera/ canape nel gran piano ondeggiamenti/ e voi pallidi in lunghe file a’ venti/ pioppi animati da l’estiva sera! Con voce piena di tenerezza, Giuseppe Sgarbi ha recitato questa poesia di Giosuè Carducci, per poi spiegare al pubblico i procedimenti per la macerazione della canapa; “un lavoro poco conosciuto, poco noto, duro e faticoso.” Un mestiere prettamente maschile, ma che a Ro svolgeva anche una donna, Irma, chiamata “Quercia” per la sua forza.

PhNadiaPastorcichIl lavoro di Giuseppe Sgarbi non finisce qui: dopo “Lungo l’argine del tempo” e “Non chiedere cosa sarà il futuro” sta già preparando il prossimo libro “Lei mi parla ancora”, dedicato alla moglie Rina.
Non posso non pensare che mia madre, da un lato, sia la sua musa ispiratrice, e che sia lì a cercare di far crescere ulteriormente la creatività nella scrittura di mio padre; ma dall’altro credo che in qualche modo cerchi di confondergli i ricordi, affinché il suo lavoro diventi un po’ più arduo e un po’ più difficile.” – ha concluso Elisabetta Sgarbi.

Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.
Foto di Nadia Pastorcich

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