Dopo i festeggiamenti per i 106 anni di Gillo Dorfles al Museo Revoltella, mercoledì 13 aprile, presso la Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste, il prof. Elvio Guagnini ha dialogato con Dorfles sul tema “Vena poetica di alcuni antichi versi”.
In questa occasione è stato presentato il libro “Poesie 1941-1952” (introduzione di Luca Cesari, Campanotto editore) di Dorfles; un libretto diviso in quattro parti: guerra, grottesche, stazioni asburgiche, altre.
Gillo Dorfles, grande conoscitore dei poeti, grande lettore, e attento alla tecnica, nonostante abbia frequentato autori come Umberto Saba, Eugenio Montale, Sergio Solmi e Vittorio Sereni – “è stato un mio grande amico, a prescindere dalla poesia”, ha ricordato Dorfles – non si è mai lasciato influenzare dal loro stile, mantenendo così una freschezza innata. “Gillo Dorfles si muove indipendentemente da tutti.” – ha sottolineato Guagnini.
In alcune sue poesie è presente una forte componente onirica, surreale; ma accanto a queste ci sono altre che trattano una tematica più forte, più cruda: “Le poesie fatte durante la guerra hanno l’unico merito forse di non considerare la guerra come qualcosa di tremendo, ma come qualcosa di giocoso; cioè quel tanto di ironico che c’è anche in una cosa tremenda come la guerra.” – ha detto Dorfles.
I versi di Gillo Dorfles presentano una certa modernità; una modernità che è stata appoggiata da Saba, un uomo molto autocritico. “Il fatto che Saba accettasse le mie poesie è una delle cose che mi ha stupito. Forse, per non essere maligno, devo dire che tra le ragioni per cui Saba appoggiasse le mie poesie c’era anche il fatto che io ero molto amico di sua figlia Linuccia. Quindi, per questa mia amicizia, Saba non osava dir male delle mie poesie.”
Ma le poesie di Dorfles sembrano piacere a tanti, non solo al poeta triestino, infatti, anche Solmi ha avuto un ruolo importante nella vita del critico d’arte: “È a lui che devo più riconoscenza, perché credo sia stato il primo a prendere molto sul serio le mie poesie. Devo a Solmi anche il fatto che sono state pubblicate precocemente, proprio perché Solmi le ha appoggiate.”
Tra le amicizie letterarie di Dorfles c’è anche quella con Montale. Nella sua villa Veneziani, lo scrittore triestino Italo Svevo era sempre pronto a ricevere molti intellettuali tra i quali Saba, Stuparich e – appunto – Eugenio Montale. Iinfatti è proprio a casa di Svevo che Dorfles ha conosciuto Eusebio – così soprannominato da Bobi Bazlen. “Indubbiamente l’importanza di Bazlen è indiscutibile per la mia formazione adolescenziale.” – ha sottolineato il critico.
Per Montale Dorfles ha scritto l’introduzione di un suo volume di poesie. Dopo alcune esitazioni – affrontare criticamente le poesie di Montale era un impegno terribile – ha accettato di farlo: “Con Montale avevo un’amicizia per un certo senso familiare: Montale era di Genova come mia madre; quindi io ho conosciuto Montale ‘familiarmente’, e allora per questo ho osato. dirgli di scrivere qualche cosa su questo grandissimo poeta”.
La differenza tra Solmi e Montale? “Montale era troppo elevato per poter essere seguito; mentre Solmi aveva un tipo di poeticità più accettabile, per una persona come me, che non era considerata ufficialmente un poeta.”
Durante questo incontro non si è soltanto parlato delle poesie di Dorfles, ma anche della pittura: sono 1900 le opere pittoriche del critico d’arte triestino. “La pittura di Gillo – ha ribadito Luigi Sansone – non somiglia a nessun altro artista del XX secolo. È molto, molto particolare, anche nell’uso dei colori accesi e contrastanti, così come la poesia.”
Le figure dei quadri di Dorfles sono esseri tra l’umano e il vegetale; mondi che si intrecciano. Le sue poesie sono ironiche, grottesche, surreali, e anche la sua pittura possiede queste stesse caratteristiche.
Ma Dorfles scriverà ancora poesie? “Credo di non poter rispondere: la poesia è al di là della razionalità, quindi non posso prevedere quello che il futuro farà con la mia mente.”
Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata.
Foto di Nadia Pastorcich