Per la serie Je t’aime moi aussi, il fotografo Olivier Fermariello, ha deciso di entrare nelle camere di alcuni individui affetti da disabilità cercando di andare oltre i tabù, mostrando attraverso i suoi scatti l’aspetto legato alla sfera erotica in una società che detta precise definizioni di bellezza ed individuo, in cui spesso le differenze fisiche vengono vissute come fonte di disagio personale.
Fermariello attraverso questa serie fotografica combatte i pregiudizi che spesso gravitano attorno a queste persone le quali, sempre più spesso, sono ingiustamente e ignorantemente relegate ad un ambito a-sessuale.
La scelta tematica del progetto, nato sul territorio italiano, vuole rispondere alla crescente chiusura mentale che Olivier sente imporsi riguardo ai problemi tra sesso e disabilità.
Dopo aver navigato per diverso tempo su internet ed essere venuto a conoscenza di molti forum sull’argomento il fotografo decide di mettere un annuncio alla ricerca di modelli.
La risposta va oltre le sue aspettative, ricevendo un ampio margine di responsi.
“Chiara e Fabio condividono la loro vita sentimentale e sono stai i primi a rispondere al mio annuncio pubblicato online per partecipare al progetto.”
Non notiamo gioia in questi scatti, ma solo l’istante fissato nell’immagine che separa l’accettazione del proprio corpo dalla relazione con l’altro, ma anche convinzione che valga la pena di esporsi nonostante pudore, paura e insicurezza.
Fermariello si prende tutto il tempo che gli è necessario: siano giorni, settimane o anche dei mesi pur di instaurare una relazione basata sulla fiducia, che porti ad un aperta comunicazione del soggetto riguardo alle proprie esperienze nell’intimità ed in merito a discriminazioni vissute.
Nei sui ritratti Olivier dà voce ai desideri privati ed a fantasie sensuali che molto spesso vengono tenute nascoste.
Le immagini sono un misto tra atmosfera surreale e sfera erotica, inserite in una dimensione quotidiana.
Il corpo nudo diventa una dichiarazione d’amore verso se stessi e l’umanità in una cultura che spesso lo disprezza e lo denigra.
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Le persone con disabilità sono nella maggior parte dei casi discriminate poiché spesso non vengono considerate completamente come “uomini” o “donne”: si sentono trattati come bambini ed entrambi appartenenti ad un third gender che loro stessi definiscono come neutrale, senza una libido vera e propria.
Questo progetto parla di persone che soffrono di questo tipo di discriminazione, ma hanno deciso di non abbandonare la loro causa scegliendo una via diretta pet esprimere se stessi, rivelando davanti alla lente del fotografo la loro intimità.
Usando le stesse parole di Olivier Fermariello, vincitore del concorso Leica nell’edizione 2013, “Per una persona disabile, potere vivere serenamente la propria sessualità non é fatto scontato, anzi gli ostacoli da sormontare sono ancora molti. In un mondo assuefatto dalla pornografia, paradossalmente, il corpo nudo resta ancora una forma di protesta efficace (ne é la prova il movimento femminista FEMEN con le sue dimostrazioni a seno nudo). Mi sono chiesto fino a che punto una persona disabile fosse disposta a condurre una battaglia contro l’ultimo tabù in materia di disabilità. Queste immagini sono la risposta al mio quesito.”
Nudo, sì, mai volgare o ostentato. I volti dei suoi soggetti non si lasciano giudicare e non giudicano, quasi vivessero in un limbo asessuato rivendicando solo ed esclusivamente l’essere pienamente uomini e pienamente donne.
Valeria Morterra © centoParole Magazine – riproduzione riservata