James Mattew Barrie gioca con Michael travestito da Peter Pan

Tutti i bambini, tranne uno, crescono: Peter Pan

Sir James Matthew Barrie e il mito di Peter Pan.

La locandina originale de 'Le avventure di Peter Pan' (Disney, 1953)Sono passati appena due giorni dal Natale 1904 quando a Londra viene messo in scena per la prima volta quello che sarebbe in seguito divenuto uno dei più celebri spettacoli teatrali rivolti al pubblico giovanile (e non): “Peter Pan, or the boy who wouldn’t grow up”, in italiano “Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere”. Tra i presenti sono seduti anche 25 orfani: una scelta curiosa, dettata dalla volontà dell’autore della piece debuttante. James Mattew Barrie (1860 – 1937), scrittore di origine scozzese, riesce così a dare vita alla fantasiosa storia che fino a quel momento aveva potuto delineare solo nei suoi racconti: questo eterno bambino, dal passato estremamente complesso, viene rispecchiato sulla scena dal protagonista della sua stessa opera. L’attrice Nina Boucicault, a sua volta figlia di un drammaturgo di larga fama, saltella sul palco: è lei ad interpretare per la prima volta l’eroico Peter Pan, in mancanza di attori preadolescenti disposti a vestire i panni di quel complesso personaggio.

Il protagonista dello spettacolo si lancia in numerose avventure, minuziosamente descritte nell’ambito della scena: incontra Wendy Darling e i suoi fratelli, li conduce con sé all’ “Isola che Non C’è” (in inglese “Neverland”) e presenta loro i “Bimbi Sperduti”, combatte contro il capitano Giacomo Uncino (“James Hook”), ne esce vittorioso e infine saluta Wendy dopo averla condotta nuovamente alla sua casa londinese (collocata precisamente nel quartiere di Bloomsbury) promettendo di tornare a farle visita ogni primavera. Peter non vuole crescere, è il simbolo dell’eterna infanzia non toccata nella sua innocenza dalle responsabilità tipiche dell’età matura.

James Mattew BarrieBarrie, giunto a Londra nel 1885 senza soldi e amici, ha iniziato la sua carriera come autore di scritti divertenti e sentimentali, originali e talvolta destinati ad un discreto successo: nel 1898, all’interno di quei Giardini di Kensington collocati a poca distanza dalla sua abitazione, inaspettatamente fa l’incontro più importante della sua vita. Tre bambini schiamazzanti, vegliati nella loro passeggiata dalla tata Mary Hodgson, scelgono per i loro giochi l’area vicina alla panchina dove lo scrittore siede in compagnia del cane Porthos. Sono i figli maggiori dei borghesi Arthur e Sylvia Llewelyn Davies: George (1893-1915), John detto “Jack” (1894-1959) e il piccolo Peter (1897-1960). Lo “zio Jim” (così come viene soprannominato dai ragazzi) inizia a prendere parte a quei divertimenti infantili, ricchi di fantasia e spensieratezza: diviene il compagno di giochi di quel piccolo gruppo di bambini, animato da quello stato di fanciullezza che non sarebbe mai scomparso dalla sua personalità.

Un’infanzia particolare, quella del Barrie ragazzo, segnata dalla morte precoce del fratello David e poi contraddistinta da un rapporto quasi morboso nei confronti della madre Margaret: con lei scopre i grandi classici della letteratura, dedicandole molti anni più tardi una tenera biografia. Nel 1896, con la pubblicazione di quel volume, la vita di Barrie può finalmente prendere una piega diversa: come ricordato, le sorprese arrivano con appena due anni di ritardo. Nel corso dello stesso anno (1898), ad una cena, lo scrittore viene finalmente presentato alla madre dei ragazzi Llewelyn Davies: Sylvia, figlia del vignettista e scrittore George du Maurier, viene presto a sapere che J.M. Barrie altri non è che il coprotagonista delle mille avventure che i suoi figli affrontano nel corso delle loro visite quotidiane al parco. Tra i due ha subito inizio un rapporto caratterizzato da una grande stima accompagnata ad un immenso affetto: la donna si guadagna presto il soprannome “Jocelyn”, con cui Barrie si rivolge a lei per il resto della sua breve esistenza. Negli anni immediatamente successivi, la famiglia di cui ormai lo scrittore è divenuto amico intimo viene allietata dalla nascita di altri due figli: Michael (1900-1921) e Nicholas detto “Nico” (1903-1980). Barrie mette a disposizione della famiglia dell’avvocato Llewelyn Davies anche la sua tenuta fuori Londra, il cosiddetto “Black Lake Cottage”: inizia infatti a trascorrervi le vacanze in loro compagnia, affiancato fino al divorzio dalla moglie Mary Ansell. Nel periodo immediatamente successivo alla nascita di Michael , tra gli ultimi mesi del 1900 e l’anno seguente, lo scrittore crea una raccolta di novelle denominata “The Little White Bird” (“L’uccellino bianco”) e pubblicata nel 1902: in quel contesto, viene introdotto per la prima volta il personaggio di Peter Pan. Sorprendentemente (almeno per come siamo normalmente abituati ad immaginarlo) l’eroe fa il suo esordio nelle vesti di un neonato: il racconto che lo vede protagonista, incluso nello scritto relativo alle vicende dell’alter-ego di Barrie nel suo ruolo di compagno di giochi di un ipotetico David, ci parla di una zona magica dei giardini di Kensington (la cosiddetta “Isola degli uccelli”) dove regna sovrano il corvo Salomone. Si rivolgono a quest’ultimo le donne londinesi, nella speranza che egli conceda loro i suoi figli più belli: così stormi di fringuelli, tordi e passeri volano nelle case di Londra trasformandosi in neonati. Peter ha solo sette giorni di vita quando sua madre, inconsapevolmente, lascia aperta la finestra della sua stanza: il bambino, per metà uccello, abbandona la sua abitazione per rifugiarsi nell’isola di provenienza. Ritrovatosi incapace di volare, il neonato viene adottato dagli uccelli e dalle fate, che gli concedono due desideri: una delle scelte di Peter è quella di rivedere la madre che non ha mai dimenticato, senza però rendersi conto che dalla sua partenza è trascorso molto tempo. Quando finalmente giunge alla finestra della sua camera, si accorge che vi sono state installate delle sbarre: se un tempo era aperta nella speranza che egli potesse ritornare dalla famiglia, ora è sigillata per impedire che il nuovo bimbo che ha preso il suo posto possa fare la sua stessa fine. Peter ritorna ai giardini di Kensington per non lasciarli mai più: incontra una bambina, Maimie Mannering, di cui si innamora. La piccola però soffre troppo per la mancanza della madre e decide di rientrare nel mondo reale: da grande mantiene la sua promessa di non lasciarlo mai solo, regalandogli una capretta immaginaria. Appena due anni dopo la pubblicazione di questa prima versione, come già ricordato, Barrie porta le avventure del suo personaggio a teatro: Peter è divenuto un ragazzino, che però conserva ancora le caratteristiche principali della sua personalità originale. L’anno successivo viene realizzata anche una produzione di Broadway basata sulla medesima piece teatrale: il ruolo del protagonista è di nuovo affidato ad una giovane donna, caratteristica che poi verrà mantenuta per decenni.

Maude Adams_la prima interprete di Peter Pan a BroadwayTra il 1904 e il 1910, Barrie continua a prendere appunti con l’intenzione di creare un sequel delle avventure dell’eroe di cui è ideatore: la sua fonte d’ispirazione è il piccolo Michael che, contrariamente a quanto si possa pensare, si aggiudica l’appellativo di “vero Peter Pan” a discapito del fratello maggiore omonimo del personaggio. Peter Llewelyn Davies, volontario insieme ai più grandi George e Jack nel primo conflitto mondiale e in seguito editore, ancora tormentato dai ricordi di guerra e dall’insopportabile peso di essere comunemente identificato come primo ispiratore per il personaggio di Barrie, si suicida all’età di 63 anni. Le disgrazie della famiglia di quei ragazzi così cari allo scrittore e drammaturgo scozzese si sono già in gran parte compiute quando nel 1911 egli dà alle stampe il suo libro “Peter e Wendy” (tratto dal copione dello spettacolo teatrale, più volte riadattato; vi confluiscono anche le avventure di “Michael Pan”, realizzate partendo da quei numerosi appunti presi negli anni precedenti): dopo un breve periodo felice, in cui viene realizzato dallo stesso Barrie anche l’album fotografico “I bimbi smarriti di Black Island” (con le immagini che immortalano i momenti di gioco dei ragazzi nella sua tenuta), nel 1907 Arthur Llewelyn Davies muore a causa di un sarcoma alla guancia. Troppo presto anche Sylvia si ammala e nel 1910 un tumore la conduce alla tomba: dopo il decesso del marito e in seguito al divorzio di Barrie dalla moglie, lei e lo scrittore diventano ancora più intimi. Non è chiara la natura del loro rapporto (anche se più tardi lui avrebbe raccontato ai ragazzi di uno sfortunato fidanzamento, mai sfociato in matrimonio): tuttavia, la loro confidenza è tale che nell’ambito delle sue ultime volontà Sylvia nomina Barrie tutore dei suoi figli, insieme alla madre Emma, al fratello minore Guy e al cognato Crompton. Nel 1912, appena un anno dopo la pubblicazione del suo romanzo (ribattezzato successivamente “Peter Pan e Wendy” e infine intitolato “Peter Pan”), James Mattew Barrie ha una sorpresa per il pubblico londinese: recita così il suo annuncio sul “Times” pubblicato il 1° maggio “Questa mattina c’è una sorpresa ad aspettare i bambini che andranno a Kensington Gardens per dar da mangiare alle anatre della Serpentine. Nella piccola baia a sud-ovest della coda della Serpentine troveranno un regalo per il Primo Maggio da parte del signor J.M. Barrie: una figura di Peter Pan che suona il flauto sul ceppo di un albero, con fate, topini e scoiattoli tutti intorno. E’ il lavoro di sir George Frampton, per la vostra gioia è stata creata in bronzo l’immagine del ragazzo che non voleva crescere mai!”. Lo scultore, esponente del movimento denominato della “nuova scultura”, è autore anche dei leoni del British Museum e del monumento ad Edith Cavell collocato all’esterno della National Portrait Gallery: la fonte di primaria ispirazione per la fisionomia della statua ritraente l’eroe dei testi di Barrie avrebbe dovuto essere una fotografia scattata a Michael diversi anni prima dallo stesso scrittore e conservata nel già ricordato album fotografico dei giochi. Tuttavia, Frampton avrebbe scelto di fare riferimento all’immagine di un altro fanciullo, con gran sdegno del committente. Il monumento viene montato durante le ore notturne: il motivo ufficiale è legato al fatto di volerne ottenere l’effetto di un’apparizione magica, quello reale è invece di natura burocratica (Barrie non ottiene il permesso di erigere la statua nei giardini di Kensington, infatti dopo l’installazione in loco hanno luogo diverse battaglie legali). Nonostante questi problemi, il gruppo statuario ha un enorme successo: viene replicato con le dovute modifiche in vari contesti non solo europei (New Jersey, Western Australia, Canada e Giappone). Tre anni dopo, la fiaba finisce: George, il maggiore dei ragazzi Llewelyn Davies e favorito di Barrie insieme al giovanissimo Michael, muore da volontario sul fronte occidentale nel corso della prima guerra mondiale. L’autore di Peter Pan viene devastato da questa perdita improvvisa: ancor più duro, diversi anni dopo, sarebbe stato accettare il suicidio del suo ispiratore. Michael Llewelyn Davies, brillante studente universitario di letteratura ed arte, annega insieme al suo amico (e probabile amante) Rupert Buxton nel contesto di un lago artificiale presente a pochi chilometri a sud della città di Oxford. Poco più di venti giorni dopo avrebbe dovuto raggiungere la maggiore età: il fratello minore Nicholas, molti anni dopo, nel corso di un’intervista lo descrive con queste parole “il più intelligente di noi, il più originale, il genio potenziale”. Barrie, assiduo confidente di Michael negli anni del college, vede sfaldarsi definitivamente il suo sogno di tanti anni prima: Peter Pan è morto, eternamente giovane come avrebbe voluto essere. Quasi settant’anni dopo (1988), il drammaturgo australiano Barry Lowe scrive l’opera teatrale “The Death of Peter Pan”, basata proprio sulla vita del penultimo tra i ragazzi Llewelyn Davies.

L’esistenza dello scrittore scozzese si conclude in declino: non dal punto di vista professionale (anzi), ma bensì a livello morale. Dopo aver incontrato e raccontato le sue storie alle figlie del duca di York (la futura regina Elisabetta II e la principessa Margaret), Barrie ottiene il titolo di sir: nel 1922, un anno dopo la morte di Michael, riceve anche l’Ordine di Merito. Diviene in seguito rettore della St. Andrews University e infine cancelliere dell’Università di Edimburgo. Rimasto solo e senza eredi legittimi, James Mattew Barrie conclude la sua vita all’età di 77 anni: i diritti d’autore del suo personaggio più celebre, l’eroe Peter Pan, vengono da lui stesso concessi al Great Ormond Street Hospital (un ospedale pediatrico londinese). Quel che resta, dopo la tragica fine delle avventure dei “Bambini Sperduti” Llewelyn Davies, è il sorriso spensierato del creatore di Peter Pan nella foto che lo ritrae con il suo adorato Michael: un vivace bimbo con i capelli biondi, travestito da quel curioso eterno ragazzino vestito di foglie e ragnatele che (di fatto) è l’alter-ego dello stesso Barrie.

Nadia Danelon © centoParole Magazine – riproduzione riservata

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