“Mi dispiace. So che non significa molto a questo punto, ma mi dispiace. Ci ho provato, penso che sarete tutti d’accordo sul fatto che ci ho provato. Ad essere sincero; ad essere forte; ad essere gentile. Ad amare, ad essere giusto. Ma non ci sono riuscito. E so che lo sapete. E mi dispiace. Ora tutto è perduto, tranne l’anima e il corpo…”
Inizia con queste parole il film “All is Lost – Tutto è perduto”, di J.C. Chandor, mostrando il protagonista, un lupo di mare, interpretato dal premio oscar Robert Redford, otto giorni prima che lanciasse nella vasta distesa d’acqua questo messaggio.
Il personaggio del film non ha nome: è un uomo che si ritrova in mezzo all’Oceano Indiano, a bordo della sua barca a vela, la “Virginia Jean”, e che è costretto a sapersi arrangiare, anche con poco. Deve affrontare un mare in tempesta, la mancanza dei soccorsi, la paura, la solitudine e il naufragio della sua barca e poi anche quello del canotto, ma soprattutto deve fare i conti con se stesso.
Béla Balázs sosteneva che il volto fosse come un paesaggio, perché è ricco ed è complesso e in esso appaiono i sentimenti e gli stati d’animo dell’attore. È proprio ciò che risulta dai primi piani di Redford. Nelle inquadrature più ravvicinate del protagonista si nota il dolore, la rabbia, la paura – ma anche la grande forza, la tenacia e la voglia di superare ogni avversità. Anche quando tutto sembra perduto – la radio, la barca, i viveri, la speranza – e il buio avvolge ogni cosa, c’è sempre una luce che illumina l’oscurità.
J.C. Chandor ha ammesso che questo film, per alcuni aspetti, è simile al noto romanzo “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway. Chandor è andato subito, senza passare per un agente, da Robert Redford per chiedergli di interpretare il ‘lupo di mare’ di “All is Lost – Tutto è perduto”. Redford ha letto la sceneggiatura e l’ha trovata coraggiosa, soprattutto perché c’era un unico personaggio e non c’erano dialoghi; a colpirlo è stata proprio questa assenza. Il regista, quando ha dato il copione all’attore, ha da parte sua sottolineato che l’aveva scritto pensando a lui e ciò ha toccato molto Redford, il quale non ha potuto rifiutare la parte.
Dal punto di vista dell’attore, questo film è visto come il momento in cui la vita diventa difficile e porta alcune persone ad arrendersi, mentre altre vanno avanti, superando tutti gli ostacoli, perché è l’unica cosa da fare. Questo film parla proprio di un uomo che non si fa prendere dal panico, va avanti, perché può fare solo quello; ma non tutti ne sono capaci. “All is lost” è incentrato su ciò che il protagonista fa per non mollare.
Robert Redford, da bambino nuotava a livello agonistico e adesso nuota abitualmente, quindi interpretare un ruolo che implica il saper stare nell’acqua o andare sott’acqua non l’ha turbato. Con l’acqua Redford se se la cava quindi abbastanza bene, ma non ha esperienza di barche a vela, quindi ha dovuto darsi da fare e impegnarsi per capire cosa significhi essere un marinaio e come bisogni reagire quando le condizioni atmosferiche diventano critiche. Il regista, contrariamente a Redford, è un marinaio e ha scritto il film dal punto di vista di un esperto. L’attore ha dovuto quindi imparare molte cose sul mare, ma questo è un elemento positivo per il personaggio del film: è infatti un uomo imperfetto, un marinaio che ha trascorso una buona parte della sua vita in mare, ma che non è abilissimo e non sa tutto.
Redford non è un attore giovane ed è per questo che il registra ha pensato a lui; quando ha letto il copione e ha notato che avrebbe dovuto fare delle parti pericolose, Redford stava per rifiutare, ma Chandor lo ha rassicurato: per le scene più difficili sarebbero state utilizzate due controfigure. Dopo l’inizio delle riprese in Messico, però, Redford ha cambiato idea, ricordando il suo spirito competitivo e decidendo di tentare di fare ciò che poteva: la maggior parte delle scene è stata girata alla fine in prima persona.
Per girare il film sono state usate tre diverse barche identiche, da ribaltare, affondare, rovinare. Le riprese sono state fatte in Messico, nei ‘Baja Studios’ e in altri luoghi del Pacifico e dei Caraibi.
Secondo Redford una delle cose più belle dell’oceano è la sua diversità, bellezza e quiete: non c’è cosa più straordinaria di un mare al tramonto o all’alba e non c’è cosa peggiore di un mare in tempesta. Questi due estremi sono gli elementi cruciali di “All is Lost”. Quando si è in mezzo a quella vasta distesa d’acqua, l’uomo risulta un puntino e intorno a lui, sotto di lui, c’è quell’immensa profondità blu, che spaventa, ma nel contempo affascina. Questo film dimostra che a dominare tutto, nonostante ciò che l’essere umano costruisce o distrugge, è la natura.
Il film di Chandor è molto avvincente e non lascia spazio alla noia. Con i continui colpi di scena, fa stare lo spettatore con il fiato sospeso. La parte parlata è pressoché inesistente, non ci sono che brevissime esclamazioni, riassumibili in dieci parole che sono lo sfogo del protagonista nei momenti cruciali. “All is Lost” è un lavoro che, vista la durata, cattura, pian piano, lo spettatore fino a trasportarlo nella diegesi, dove si sente in diretto rapporto con Redford; ma il telo che l’osservatore ha davanti a sé lo protegge, lasciando passare soltanto alcune cose, fungendo così da distanza di sicurezza tra lui e il film. Quindi lo spettatore è consapevole che non gli potrà succedere niente, al contrario del protagonista della diegesi.
“All is Lost” è stato presentato al Festival di Cannes il 22 maggio dello scorso anno e ha riscontrato e tutt’ora riscuote un grande successo di pubblico e critica.
“Amazing. Redford gives the performance of his life.” – A.O. Scott, The New York Times –
“A triumph. A magnificent, virtuoso performance. A thrilling, pulse-racing adventure.” – Peter Travers, Rolling Stone-
“All is Lost a “triumph of pure cinema” – Empire Magazine –
“Remarkable” – Variety –
“Redford’s performance is exceptional” – The Hollywood Reporter –
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