Da Firenze a Venezia: la “Madonna di Pontassieve” del Beato Angelico a Palazzo Cini

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Un’inguaribile modernista: rubrica d’arte moderna a cura di Nadia Danelon

Naturalmente, non è la prima volta che la Galleria di Palazzo Cini in campo San Vio (Venezia) presta alcune delle sue opere in occasione delle mostre (monografiche e non) che si tengono presso le altre istituzioni: l’anno scorso, ad esempio, è stato ceduto temporaneamente il celebre “Ritratto di due amici” (1522 circa) del Pontormo.

Beato Angelico - Madonna di Pontassieve (Galleria degli Uffizi)Quest’anno, invece, i Musei Civici di Padova ospitano la statua della “Madonna con il Bambino” di Giovanni de’ Fondulisi in occasione della mostra Donatello e la sua lezione (tuttora in corso). Proprio a tali prestiti concessi dalla Galleria Cini è legata l’iniziativa Ospite a Palazzo, attiva nell’ambito della stessa istituzione. Per questo motivo, nella medesima sala dove i visitatori normalmente possono ammirare le opere di Piero della Francesca e Sandro Botticelli, viene temporaneamente esposto anche l’ “Ercole” di Francesco Segala (che le raccolte civiche di Padova hanno acconsentito a prestare considerata la temporanea cessione del capolavoro di Giovanni de’ Fondulisi).

Nell’ambito della parete opposta si può invece attualmente osservare la celebre Madonna di Pontassieve del Beato Angelico (1345 circa – 1455). Ospite della Galleria dal 17 giugno al 28 settembre 2015, il dipinto (tempera ed olio su tavola, realizzato intorno al 1435) fa parte delle collezioni della Galleria degli Uffizi di Firenze, a cui Palazzo Cini ha invece prestato due capolavori di Piero di Cosimo (la “Madonna con Bambino e Angeli” e la “Sacra Famiglia con san Giovannino”) per la mostra Piero di Cosimo: pittore ‘fiorentino’ eccentrico tra Rinascimento e Maniera.

 

Beato Angelico - San Tommaso d'Aquino (Collezione Cini)La “Madonna” del Beato Angelico, già protagonista indiscussa di una recente mostra (2010) curata da Ada Labriola, viene quindi eccezionalmente accostata al “San Tommaso d’Aquino” dello stesso autore presente nelle collezioni della Galleria di Palazzo Cini. Questo “dipinto ospite” è generalmente considerato dalla critica recente come l’unico riquadro superstite (forse quello centrale) del polittico – concepito nel contesto di uno spazio unificato – realizzato per la prepositura di San Michele Arcangelo di Pontassieve dal cosiddetto “pictor angelicus” nel corso della sua maturità. Smembrato quasi sicuramente già nella prima metà del XVII secolo, una fonte attendibile del 1864 ricorda la presenza della sola “Madonna con il Bambino” presso la canonica del paese in provincia di Firenze. Nel 1949, lo scomparto superstite (a causa del grande interesse suscitato nell’ambito degli studi relativi alla produzione del Beato Angelico) venne finalmente trasferito alla Galleria degli Uffizi. La Madonna in trono (“Regina Coelorum”) siede su di una panca posta al di sopra di un suppedaneo marmoreo.

L’impostazione del dipinto, che nell’ambito di questa piccola esposizione veneziana viene paragonata a quella della Madonna dell’Umiltà”, valorizza il tenero abbraccio tra la madre e il figlio e l’intimità dei due volti che si sfiorano (gli studiosi hanno evidenziato come questo tipo di impianto compositivo si rifaccia in realtà ad esempi bizantini). L’uso della foglia d’oro, lavorata in modo particolare dall’Angelico, è soprattutto evidente Beato Angelico - Incoronazione della Vergine (Galleria degli Uffizi)nell’ambito dei raggi presenti sullo sfondo del dipinto che ricordano, come è stato evidenziato, quelli della tavola dell’ Incoronazione della Vergine realizzata tra il 1434 e il 1435 e conservata presso la stessa Galleria degli Uffizi). Infine, molto interessante è anche la vicenda relativa alla commissione del polittico di Pontassieve, analizzata in modo particolare nell’ambito degli studi pubblicati da Ada Labriola. Alla base della tavola si legge l’iscrizione (frammentaria): [TO] NIO DI LVCA E PIER [O DI NI]CHOLAIO E SER PIER [O]. Facendo riferimento agli appunti ottocenteschi di Luigi Passerini conservati presso la Biblioteca Nazionale Centrale, la studiosa ha potuto integrare la testimonianza giungendo alla seguente interpretazione: “Questa tavola è fatta fare da Berto e Simone di Francesco e / Antonio di Luca e Piero di Nicholaio e ser Piero e / Bartolomeo di Betto da Filicaia ne MCCCCXXXV” (si trattava di alcuni gentiluomini appartenenti ad una ricca famiglia di mercanti fiorentini, particolarmente legata al territorio di Pontassieve). Dal punto di vista della committenza originale che portò alla realizzazione di questa celebre “Madonna con il Bambino” è degna di essere ricordata anche l’ipotesi formulata a suo tempo da Collodi – Ragghianti: secondo questa interpretazione (rivelatasi priva di alcun fondamento), la tavola avrebbe potuto appartenere al polittico della basilica di Santa Croce a Firenze, realizzato dallo stesso Beato Angelico.

Al di là di ogni osservazione di tipo storico o stilistico, ciò che rimane impresso indelebilmente nell’animo dell’osservatore è di certo lo sguardo della Vergine, “pieno di Grazia” ma allo stesso tempo anche malinconico.

Nadia Danelon © centoParole Magazine – riproduzione riservata

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