Giuseppe Fiorello

Penso che un sogno così: Giuseppe Fiorello

Penso che un sogno cosìDopo il grande successo televisivo della miniserie “Volare” con Giuseppe Fiorello e Kasia Smutniak, andato in onda all’inizio di quest’anno, arriva finalmente a Trieste Giuseppe Fiorello con lo spettacolo “Penso che un sogno così…” scritto da lui stesso e da Vittorio Moroni, con la regia di Giampiero Solari e prodotto dal Nuovo Teatro e da Ibla Film.

Contrariamente alla miniserie che era concentrata sulla vita di Domenico Modugno, qui Beppe Fiorello racconta suo padre attraverso le canzoni del grande Mimmo. Parte dai ricordi d’infanzia, come quello del lupinaio, un uomo temuto da tutti gli abitanti del paese, che un giorno gli chiese di aiutarlo a portare le borse della spesa fino a casa e per ricompensarlo gli regalò un disco; e poi la timidezza e la sua grande passione per la recitazione e per il canto che, probabilmente, riusciva a comprendere solo suo padre.

Giuseppe Fiorello ricorda Modugno: “Ti conosco grazie a mio padre. Ti ricordo in bianco e nero, ti guardavo alla televisione e ti ricordo sfrontato, sudato e sicuro di te, poi mi voltavo ad osservare mio padre, che seduto accanto a me, ti ammirava, ti guardava, ti osservava, ti imitava qualche volta e cantava la tua canzone “Amara terra mia” e questa era la sua preferita, ci cantava sopra e diventavate una cosa unica, eravate uguali, sembravate fratelli”.

La somiglianza vocale e fisica dell’attore con il grande cantante italiano del secolo scorso è strabiliante e la passione che Giuseppe Fiorello ci mette per ricordare Modugno e suo padre è enorme e sentita. Le scenografie sono semplici, ma di grande effetto: sembrano delle opere di Vedova e Burri, che vengono valorizzate dalle luci, che creano la giusta atmosfera per ogni racconto e canzone. L’accompagnamento musicale è rigorosamente dal vivo e l’attore con il suo carisma dimostra un grande talento, non solo dal punto di vista della recitazione, ma anche da quello musicale.

Lo spettacolo sarà in scena dal 19 dicembre fino al 22 dicembre presso il Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.

Nadia Pastorcich

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